“In relazione a quanto riportato nella puntata di Report di ieria fronte delle numerose e grossolane falsità e strumentalizzazioni che la riguardano, la Mondadori ha dato mandato ai propri legali di tutelare i propri  interessi illecitamente lesi… Di particolare gravità per una società quotata sono le affermazioni tese a rappresentare una situazione critica anche in seguito a un presunto risarcimento di 564 milioni di euro dovuto alla Cir”. Con queste parole l’azienda di Silvio e Marina Berlusconi ha annunciato che denuncerà la trasmissione Report.

In altre parole, come al solito, gli avvocati di famiglia hanno messo le mani avanti, affinché non si parli del merito della inchiesta, documentata e rigorosa, curata da Sigfrido Ranucci, un giornalista che ha il vizio di studiare prima di scrivere, peraltro autore, anche nel passato, di memorabili inchieste sull’uranio impoverito, sui traffici della cooperazione, sulla morte di Borsellino. Ogni volta si scatenarono scandali e furono lanciate contumelie, salvo poi dover prendere atto della sostanziale correttezza e veridicità delle informazioni fornite, come per altro accade per tutti i servizi trasmessi da Report. Un programma che ha sempre avuto tanti nemici, basti pensare al ministro Tremonti, perché non ha mai fatto sconti a nessuno.

Nel comunicato di minaccia che annuncia la denuncia, colpisce inoltre  il riferimento al “presunto risarcimento” dovuto alla Cir. Perché presunto? Esiste una sentenza che la famiglia Berlusconi deve solo onorare e rispettare, di presunto non c’è proprio nulla. Cosa ci sarebbe di “lesivo degli interessi dell’azionista” nel rappresentare una possibile situazione critica, dal momento che il medesimo proprietario, nonché presidente del Consiglio, si è più volte strappato i capelli, pochi, dalla testa per lacrimare sui giudici che “mi vogliono distruggere, anzi espropriare…”

In realtà si tratta solo di espedienti e di minacce, affinché non si parli del business del gioco d’azzardo, delle modalità delle aste e delle gare  pubbliche, della decisione dei Monopoli di assegnare anche alla Mondadori la concessione per la raccolta delle scommesse, dell’opportunità che, in un momento di devastante crisi politica ed etica, il presidente del Consiglio prima emani disposizioni a favore del gioco d’azzardo e poi concorra e vinca con la sua azienda più importante. Per non parlare di tutti gli imbrogli e di tutte le false promesse consumate sulla pelle dei terremotati che erano al centro della stessa inchiesta e che avrebbero meritato una risposta politica e istituzionale, affogata dentro le minacce di querela.

Al di là degli eventuali aspetti giudiziari, resta, grande come una casa, la questione dell’opportunità, della decenza, del conflitto di interessi di chi prima fa una norma e poi ne diventa anche il  beneficiario. Comprendiamo che una simile domanda corrisponda, per la famiglia Berlusconi, a una bestemmia nella sala del tempio, ma di questo si tratta e non di altro, come peraltro ha ben sottolineato Milena Gabanelli: “E’ opportuno che, in un momento come questo, in un Paese con la più alta evasione, il presidente del Consiglio implementi  il gioco d’azzardo con il quale tanta gente si rovina? E che abbia anche un interesse diretto? Questa è la domanda alla quale occorre rispondere”.

Naturalmente, al posto delle risposte di merito è arrivata una denuncia con l’obiettivo di intimidire la trasmissione, di bloccare ulteriori sviluppi e magari di suggerire alla Rai di assumere i “dovuti provvedimenti” contro Milena Gabanelli e la sua redazione.

Tale padre, tale figlia, si potrebbe titolare il comunicato della Mondadori. Non a caso i mazzieri del conflitto di interessi, prima di far ripartire la trasmissione, si erano battuti come leoni per levare la copertura legale alla redazione, per lasciarli soli di fronte a eventuali denunce, per indurli a non occuparsi dei potenti e delle loro malefatte. Alla luce di quanto sta accadendo tutto assume ora una luce ancora più sinistra e bieca.

Seguiremo questa vicenda passo passo, perché sicuramente sarà usata come pretesto per tentare di sbattere fuori dalla Rai anche Report: ci proveranno sino a quando “il servizio pubblico” non sarà stato definitivamente espulso da Viale Mazzini!

Naturalmente, quanto sta accadendo ci conferma come “il conflitto di interessi viva  e lotti insieme a noi”. In queste ore, nella polemica tra “vecchi e giovani”, questo tema, come peraltro quello della lotta a ogni bavaglio e a ogni censura, non è stato neppure citato… Ci piacerebbe sapere dai diversi candidati se, nel loro programma ideale, intendano mettere la incandidabilità e la  ineleggibilità dei titolari di concessioni mediatiche, oppure se anche questo tema debba essere considerato “roba vecchia”,  tipica degli antiberlusconiani di professione, di quelli che leggono il Fatto e seguiranno Santoro e Travaglio in tv.

Sarà meglio saperlo prima così da non essere costretti a scegliere tra il vecchio che si traveste da nuovo e il nuovo che è già vecchio. In questo caso tertium datur!

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