Così Berlusconi pagherà. Buon per De Benedetti, ma a me chi ridarà la Mondadori di una volta, soprattutto il Panorama di una volta, magnifico giornale dove sono professionalmente cresciuta e dove ho lavorato splendidamente fino all’arrivo del Berlusca? Chi risarcirà i lettori delle inchieste che non hanno più potuto leggere, dei fatti separati dalle opinioni, delle firme di tanti ottimi colleghi emigrati altrove?

Berlusconi alla Mondadori è stato uno tsunami che ha travolto e stravolto una casa editrice un po’ paternalista ma indipendente. L’ha ridotta a dépendence del capo e dei suoi famigli e, per chi non la pensava come loro, a una prigione dalla quale era molto difficile evadere.

Certo, qui si parla dei destini personali di poche centinaia di persone: giornalisti, editoriali, redattori e dirigenti del settore libri. Bene o male siamo sopravvissuti, no? Il morale era sottoterra ma lo stipendio correva. Molti di noi sono stati anche prepensionati (a spese dello Stato, naturalmente) e hanno perfino trovato un giornale finalmente libero dove poter raccontare i fatti ed esprimere le proprie opinioni. Un giornale come Il Fatto Quotidiano, al quale mi onoro di collaborare.

Ma il patrimonio culturale della casa editrice che fu di Arnoldo Mondadori e di Mario Formenton e, sì, anche di De Benedetti, è andato in gran parte perso. Alcuni sparuti colleghi cresciuti alla vecchia scuola resistono nelle redazioni popolate da figli, fratelli, mogli, amici dei politici e dei potenti di turno. E così ai libri, dove sopravvivono gli ultimi dirigenti e redattori che considerano romanzi e saggi opere dell’ingegno da curare amorevolmente, non solo prodotti da vendere, e chi li acquista lettori e non consumatori.

Non so che cosa succederà ora. Quello che è certo è che il danno provocato dalla compravendita del famoso lodo non è solo economico. De Benedetti sarà risarcito, ma Berlusconi manterrà la sua posizione dominante nei media. Anche se, a furia di piegarli ai suoi personali interessi, ha ridotto un giornale di punta come Panorama a house organ che vende poco e orienta sempre meno l’opinione pubblica; mentre aumentano gli autori che dalla casa editrice di Segrate emigrano verso altri lidi editoriali.

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