
L’inceneritore di Acerra è un impianto gestito da un soggetto privato, la Partenope Ambiente, del gruppo A2a, subentrata dopo l’addio di Impregilo che ha costruito e messo in funzione il forno, ubicato in località Pantano. Un impianto, sorvegliato dai militari e reso inaccessibile. Da una relazione della direzione “area ambiente” della Provincia di Napoli di fine maggio, emerge un quadro più definito in merito all’impianto modello che Silvio Berlusconi voleva esportare in altre regioni italiane.
L’Osservatorio ‘fuori uso’. Il report parte dai dati sulle emissioni dell’inceneritore. Dati che non sono a disposizione della Provincia, ma sono immessi dal gestore su un sito, relativamente agli ultimi sei giorni, e sono visionabili on line. Diverso il discorso relativo all’Osservatorio ambientale, rinnovato nella durata tramite il decreto n.589 del 05/02/2010 fino al 31 dicembre 2011, e fortemente voluto da Guido Bertolaso che lo attivò nel febbraio 2009. “Spetta – si legge nel decreto istitutivo – all’Osservatorio il compimento di ogni utile iniziativa volta a fornire una corretta ed esaustiva informazione nei confronti della popolazione interessata, relativamente all’attività dell’impianto, ai dati di funzionamento e ai test di controllo”. Per capire a cosa è stato ridotto basta leggere il report della Provincia che non lo definisce ‘sospeso’, ma rileva: “ L’ultima riunione risale al 15 dicembre 2010. In sintesi, durante tale riunione si ribadiva il disagio dell’Osservatorio per la cronica assenza di alcuni dei componenti ( i rappresentanti del Ministero dell’Ambiente, del Comune di Acerra, del Comune di San Felice a Cancello, nonché l’epidemiologo locale, dimissionario) che, di fatto, impediva l’ottimale svolgimento dei lavori”. Il presidente Vincenzo Coccolo ha comunicato sia a Guido Bertolaso che al generale Mario Morelli la grave situazione, ma non ha avuto risposta. Da sei mesi l’Osservatorio non si riunisce, nell’indifferenza generale, e lo stesso presidente Coccolo, come si legge nella relazione della Provincia, “è stato chiamato ad altro incarico a tempo pieno”.
Le ceneri in viaggio con le ditte casertane. “ L’impianto – denuncia la relazione – si serve di intermediari e commercianti di rifiuti”. Buona prassi vuole che i rifiuti non viaggino per evitare passaggi intermedi e inquinamento ambientale. Non è la prima volta che la Provincia si sofferma sul punto. Già lo scorso luglio aveva rilevato una carenza dell’impianto – “il mancato trattamento di inertizzazione dei rifiuti (operazione per diminuire il potenziale inquinante e la pericolosità dei rifiuti, rendendoli quindi idonei alle successive fasi, ndr)”. A questo proposito la relazione rileva che “viste le difformità gestionali dell’impianto più volte ribadite, questa direzione ha predisposto un documento tecnico per il riesame, la revisione e la modifica dell’Autorizzazione Integrata ambientale”. Un documento inviato all’Ufficio ecologia della Regione che al momento non ha dato risposta.
Tra le ditte impegnate nel trasporto dei rifiuti, riporta la relazione della provincia, c’è la Ve.Ca Sud–Autotrasporti di Maddaloni, in provincia di Caserta. I Nas, lo scorso luglio, denunciarono 21 autotrasportatori della società (che non è risultata responsabile) che, all’andata in direzione Brescia, riempivano i camion di ceneri mentre al ritorno, di mais destinato agli allevamenti dei bovini. Uno sfarinato contaminato dal metallo pesante. Metallo pesante che è finito, attraverso la catena alimentare, sulle tavole dei cittadini campani.
Tra le altre ditte che si occupano di trasporto e trattamento dei rifiuti anche la Progest di Gricignano di Aversa, sempre nel casertano, che sempre lo scorso luglio fu coinvolta in un’altra inchiesta per il solito sistema di giro bolla e traffico illecito di rifiuti con l’arresto del suo titolare e il sequestro, poi revocato, della società. Nella Progest figura tra i proprietari anche la immobiliare Malinconico Srl. La immobiliare Malinconico ha una quota anche in Holding Investimenti srl, società in liquidazione (esclusa da provvedimenti), che controllava il 23 per cento delle quote di Naturambiente, società quest’ultima finita sotto sequestro, nei giorni scorsi, perché riconducibile a Ludovico Ucciero, arrestato per concorso esterno in associazione camorristica. Per ora si tratta di sole indagini e nessuna condanna. Quanto basta però per destare preoccupazione.
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