Il boss dei casalesi Francesco Bidognetti soprannominato Cicciotto 'e mezzanotte

Sindaci e amministratori pubblici che avrebbero fatto squadra con la camorra dei Casalesi per proteggerne le proprietà e le attività economiche in cambio di appoggio elettorale. Tangenti sulla realizzazione di imprese commerciali. Appalti pilotati. Carabinieri e vigili urbani collusi. Estorsioni sessuali. Elettori intimiditi. Primi cittadini del casertano minacciati armi in pugno dai picciotti dei clan per ottenerne le dimissioni nell’ambito di un braccio di ferro tra clan rivali. Famiglie camorristiche che si sono spartite a fette i territori dai quali ottenere voti e mazzette. Benvenuti a Castelvolturno, terra di Gomorra. La città dove è nato il fenomeno dell’immigrazione africana e dove, a leggere le 581 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal Gip Alessandro Buccino Grimaldi su richiesta dei pm Antonello Ardituro, Giovanni Conzo, Raffaello Falcone e Alessandro Milita, camorra e politica avrebbero stretto un patto per assicurarsi reciproco sostegno. E sorprende ritrovare tra i presunti autori di questo patto l’ex sindaco Francesco Nuzzo, un magistrato oggi in servizio presso la Procura Generale di Brescia, che quando era in carica ha assunto posizioni durissime contro la camorra e sui temi dell’immigrazione. Lo stesso Nuzzo al quale stamane hanno perquisito la casa, che a leggere le pagine dell’ordinanza appare come un fedelissimo del boss Francesco Bidognetti, nonché un giocatore d’azzardo dalle discutibili frequentazioni, seduto ai tavoli da gioco insieme a personaggi “adusi ad atteggiamenti quanto meno dubbi”.

Nuvole nere si addensano sulle amministrazioni di Castelvolturno degli ultimi anni. Nuzzo, il suo ex vice Marcello Lorenzo e l’attuale sindaco Antonio Scalzone, sono accusati di concorso in associazione camorristica, nell’ambito di un’inchiesta che vede indagate 42 persone e che ieri è approdata all’emissione di tre mandati di cattura in carcere eseguiti dalla Squadra Mobile di Caserta. Uno riguarda Giuseppe Setola, già detenuto: è il capo dell’ala stragista dei Casalesi, è l’uomo che ha insanguinato il territorio casertano nel 2008 seminando il terrore tra chi non si piegava al suo potere. Quasi impossibile tenere il conto degli episodi di infiltrazione della camorra nel comune casertano riportati negli atti delle indagini.

Proviamo a riassumere le accuse più importanti tra quelle riportate in una trentina di capi di imputazione. Una delle più gravi riguarda Nuzzo e Lorenzo che avrebbero preteso due tangenti, una da 107.500 euro e un’altra da 200.000 euro, per la realizzazione di un centro commerciale. Nuzzo inoltre avrebbe estorto un rapporto sessuale a una rumena per indirizzarla verso l’assunzione in una clinica, la ‘Pineta Grande’. Molte pagine dell’inchiesta sono dedicate ai rapporti degli amministratori comunali con Gaetano Vassallo, imprenditore alberghiero, ‘ministro dei rifiuti’ del clan Bidognetti. Vassallo è il pentito che con le sue dichiarazioni ha dato il là alle indagini concluse con l’arresto del coordinatore regionale Pdl Nicola Cosentino (arresto respinto dalla Camera dei Deputati).

Ma in questa indagine appare nelle vesti di camorrista, capace di ottenere grazie ai suoi appoggi e alle sue tangenti l’apertura dell’Hotel Vassallo che invece doveva essere chiuso e sanzionato perché privo dei certificati di sicurezza antincendio. Vassallo non avrebbe esitato a tirare fuori rotoli di banconote e a concedere regalie di vario tipo per oliare alcuni meccanismi e avere tutti ‘a disposizione’: tecnici comunali che rilasciavano falsi attestati di agibilità per l’albergo, vigili urbani ed amministratori che dimenticavano di attivarsi per imporne la chiusura, carabinieri che chiudevano un occhio. I caschi bianchi si sarebbero accontentati di ceste di regali, i militari avrebbero usufruito di cene di capodanno gratuite. Un ‘bottino’ migliore lo avrebbe ottenuto un dipendente comunale: un auto di lusso intestata al padre ottantenne.

Ma Vassallo non sarebbe stato l’unico uomo d’affari colluso e beneficiario dei favori della pubblica amministrazione. I pm affermano che Nuzzo e Marcello “si adoperavano in favore di Raffaele Gravante, imprenditore affiliato al clan dei casalesi ed effettivo gestore della società Secur Sud,consentendogli l’aggiudicazione di servizi di vigilanza al Comune di Castel Volturno nonché in favore di Nicola Ferraro, imprenditore affiliato al clan dei casalesi, consentendogli l’aggiudicazione dell’appalto relativo alla gestione dei rifiuti a Castel Volturno”.

Ferraro è l’ex consigliere regionale dell’Udeur in quel periodo molto vicino a Clemente Mastella (che non è indagato ed è assolutamente estraneo a queste vicende) e Nuzzo avrebbe cercato tramite lui di ottenere in qualità di magistrato un incarico di rilievo presso il ministero di Giustizia retto dal 2006 al gennaio 2008 proprio da Mastella. “Va ricordato – scrive il gip – che effettivamente Nuzzo risulta essere stato nominato dirigente dell’ufficio Servizio di controllo interno del Ministero della Giustizia”.

In un verbale del 6 ottobre 2009, Luigi Guida, reggente del clan Bidognetti oggi collaboratore di giustizia, rivela un incontro che sarebbe avvenuto poco prima delle comunali del 2004 tra lui, Nuzzo, Scalzone e altre persone vicine ai clan, nei locali sopra una concessionaria automobilistica Mercedes. E’ questo l’incontro che avrebbe sancito l’accordo tra il magistrato e colui che sarebbe diventato il suo vice e il clan di Guida. Il pentito racconta episodi da Far West e spiega come Nuzzo si fosse ritrovato in mezzo al conflitto tra gli Schiavone e i Bidognetti: “In questa riunione Nuzzo e Lorenzo mi raccontarono che la famiglia Schiavone aveva fatto minacciare i familiari del Nuzzo perché il Nuzzo era giudice e la famiglia Schiavone non voleva che si candidassero. In cambio del nostro appoggio Nuzzo e Lorenzo…. si sarebbero messi a disposizione del clan facendo prendere gli appalti alle ditte nostre che noi avremmo segnalato. E poichè la famiglia Schiavone era intervenuta in un comune di nostra competenza e cioé il comune di Castel Volturno, ritenni dunque opportuno fare un intervento ritorsivo presso i comuni di San Cipriano D’Aversa, Casapesenna e Casal di Principe. Diedi incarico a Francesco Salvi e ad altri due – tre ragazzi di andare sopra i predetti comuni e minacciare i sindaci allora in carica”.

Va detto che il Gip ha respinto la richiesta di arresto del magistrato ritenendo “al momento assenti le esigenze cautelari”. Motivo: non è più primo cittadino, è incensurato , è ormai a fine carriera e ha svolto la sua attività di giudice in modo irreprensibile. “Io mi trovo a vivere in un mondo capovolto” si difende Nuzzo, che afferma di essere “molto provato” dall’essere indagato. Proprio ieri ha terminato di scrivere il suo libro “Uomini d’onore e uomini senza onore” sull’esperienza maturata a Castelvolturno come primo cittadino, “ma saro’ costretto a scrivere un ultimo capitolo – dice – dopo la vicenda che mi vede coinvolto”. “Dopo aver rischiato la vita, l’onore, il prestigio per l’affermazione della legalitaà sul territorio di Castelvolturno – sottolinea Nuzzo, – e per ripristinare i principi morali nello svolgimento della pubblica amministrazione, vedersi gettato in pasto all’opinione pubblica da assassini che prima uccidono con le armi e poi con le parole per un falso pentimento, sento un senso di smarrimento che potrebbe portare qualsiasi uomo a fare scelte gravi”.

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