Racconta Redattore Sociale che il presidente dell’Arci, Paolo Beni, ha lanciato un appello ai circoli dell’associazione a “eliminare gradualmente i generi di intrattenimento che producono isolamento e sono lontani dai valori dell’aggregazione sociale”. Parla dei videopoker, infernali macchinette paragonabili alle armi di distruzione di massa.

C’è una signora, che va per i settanta, che ogni giorno si nasconde dietro una tendina nera, che un tabaccaio romano – come mille altri oramai – ha messo per riparare i malati di slot dagli sguardi indiscreti degli altri avventori.

Ho provato ad avvicinarla, a chiederle perché lo fa. Non ha saputo rispondermi, se non per dire che prova ad arrotondare la sua misera pensione. Inutile dirle che, un euro alla volta, la fa fuori prima. Lo sa benissimo. È che lì intorno non ha una panchina dove sedersi e quella che c’è è sommersa dalle cartacce. Piuttosto che fermarsi lì, deve sentirsi meno indegna a giocare con quello schermo di stellette, cuori e frutti. L’unico che, nel bene e nel male, le dia ancora retta.

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