L’onda dei Pride sta andando alla grande. In un caldo torrido ho constatato personalmente il successo della manifestazione-festa sia a Torino che a Milano. Hai visto quanti giovani? Mi chiede qualcuno. Certo, ma forse perché è una festa, perché è divertente. Il Pride è liberatorio, è il più equilibrato mix che si sia finora trovato tra gioco, allegria, richiamo ai diritti e inclusività. Si pensava che ottenute le unioni civili i Pride si potessero sgonfiare. C’è qualcuno che, periodicamente, ciclicamente, sostiene che la necessità di manifestare l’“orgoglio Lgbt” sia superata; c’è addirittura chi pensa che siano ormai una sorta di Primo Maggio dei diritti. Ma non è vero: costantemente si verificano processi di accettazione e di riconoscimento di sé e degli altri; e tutto questo avviene in un contesto sociale ancora segnato da episodi di omofobia.

I Pride non si esauriscono. In questo contesto trova spazio anche la memoria delle battaglie Lgbt e dei suoi protagonisti. Voglio raccontare, per lasciarne traccia, il ricordo che abbiamo fatto del venticinquesimo anniversario delle prime unioni civili di piazza della Scala, celebrate simbolicamente – e provocatoriamente – il 27 giugno 1992.

Sabato scorso a Milano – il sabato del Pride – abbiamo ricordato quella iniziativa e quel luogo, piazza della Scala, come la “culla” del lungo percorso che ha portato, con imperdonabile lentezza, alla legge del 2016. Ci siamo appoggiati su una coincidenza straordinaria, in parte voluta: una delle coppie simbolicamente unite nel 1992, composta da Alessandro Consonni e Antonello Lauriola, ha fissato la cerimonia della sua unione civile “vera” proprio sabato. Con lo stesso celebrante di 25 anni fa, il sottoscritto. Siamo poi usciti in corteo fino a piazza della Scala dove, dopo alcuni interventi al megafono, abbiamo messo sulla ringhiera delle aiuole attorno al monumento a Leonardo una targa di metallo per ricordare Gianni delle Foglie e Ivan Dragoni.

Furono loro due la coppia pioniera, che mise insieme e trascinò le altre, che ci mise per prima la faccia anche poi nelle trasmissioni televisive e in altre iniziative. Abbiamo scritto al Comune di Milano chiedendo che venga messa una targa ufficiale.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Vaccini, le ragioni anti-decreto in Senato. Rienzi (Codacons): “Fuori le case farmaceutiche dal ministero”

next
Articolo Successivo

Charlie Gard, la sentenza della Corte di Strasburgo: “Londra può decidere di non tenere più in vita il bambino”

next