Moneta fiscale contro la crisi. C’è il rischio molto concreto che con la splendida vittoria del No al referendum e la caduta del governo Renzi le banche internazionali e i fondi speculativi cominceranno a sfiduciare l’Italia attaccando le banche e il debito pubblico. Una nuova crisi bancaria e finanziaria scatenata dalla speculazione potrebbe anche costringere il nostro Paese a uscire rovinosamente dall’euro. Il crollo italiano provocherebbe poi quasi certamente la fine dell’Eurozona e quindi magari anche una crisi globaleTuttavia, il nuovo governo potrà contrastare efficacemente e immediatamente la crisi post-referendum con l’emissione di moneta fiscale. Un governo coraggioso dovrebbe infatti emettere una moneta complementare (non alternativa) all’euro per rilanciare l’economia e salvare le banche italiane, Monte dei Paschi di Siena in testa.

Le grandi banche d’affari internazionali e le istituzioni dell’Unione Europea hanno votato Sì per consolidare il loro governo amico, quello di Matteo Renzi, e per cambiare in senso autoritario le istituzioni italiane. E, ora, dopo il successo del No, banche come JP Morgan, Deutsche Bank, Goldman Sachs potrebbero minacciare di abbandonare l’Italia. Occorre assolutamente respingere il ricatto della grande finanza. Tuttavia bisogna riconoscere la minaccia concreta: l’Italia costituisce infatti l’anello debole dell’Eurozona soprattutto a causa delle sue banche sommerse dai debiti.

Recentemente Beppe Grillo ha affermato che in caso di vittoria del No non cadrà la borsa e non cadrà l’Italia. Ma questa è probabilmente un’illusione: infatti la finanza premia solo la politica che fa i suoi interessi. E il Movimento 5 Stelle non favorisce certo la finanza speculativa. La finanza farà di tutto per contrastare l’ascesa dei 5 Stelle.

Con la vittoria del No e la caduta del governo Renzi si apriranno scenari politici incerti. Lo spread salirà e anche la ricapitalizzazione di Mps, già assai complessa, diventerà ancor meno fattibile. Con il fallimento della ricapitalizzazione di Mps, la terza banca italiana – considerando i gravi problemi di altre banche italiane come Popolare di Vicenza, Veneto Banca, Carige, Banca Etruria, CariChieti, Banca delle Marche, and CariFerrara – il sistema bancario nazionale potrebbe crollare come un castello di carta trascinando con sé l’economia italiana. Per evitare la crisi bancaria, la nazionalizzazione di Mps, ed eventualmente di qualche altra banca in crisi, diventerà probabile ed auspicabile, ovviamente con il rimborso dei piccoli risparmiatori/obbligazionisti. Esistono pochi dubbi che con la vittoria del No l’economia italiana entrerà in una fase di turbolenza. Il problema è che le banche italiane sono gravate da 360 miliardi di crediti deteriorati; e che le banche internazionali controllano circa 700 miliardi del nostro enorme debito pubblico, pari a oltre 2200 miliardi. Potrebbero fuggire per timore che i nuovi governi post referendum non riescano più a garantire la restituzione del debito. Attualmente solo la Bce sostiene i titoli di Stato con il suo programma di Quantitative Easing, ma le banche internazionali sanno già che prima o poi il Qe finirà. L’unica arma concreta, immediata ed efficace che un nuovo governo dovrebbe utilizzare per evitare che la crisi precipiti è l’introduzione della moneta fiscale, ovvero l’emissione e la distribuzione gratuita a famiglie, imprese e aziende di un titolo che dà diritto a un congruo sconto fiscale dopo due anni dall’emissione. Nel frattempo però i possessori potrebbero convertire in euro i loro Tsf (proprio come si fa con i Bot e Btp). I Tsf si trasformerebbero immediatamente in reddito aggiuntivo e darebbero nuovo ossigeno all’economia.

L’emissione di Tsf dovrebbe essere pari al 2-3% del Pil (circa 30-40 miliardi) e provocare un salutare shock fiscale e monetario per rilanciare la domanda e riavviare l’economia senza creare nuovo debito. Infatti, dopo due anni dall’emissione, alla loro scadenza, i Tsf si autofinanzieranno grazie alla forte crescita del Pil. Il moltiplicatore keynesiano garantisce che, in situazioni di sottoconsumo, se si introduce nuova domanda per 1 euro, si ottiene una crescita del Pil superiore a 1. Il moltiplicatore è infatti elevato in una situazione, come quella attuale, di fabbriche ferme, di elevata disoccupazione e di tasso di interesse tendente allo zero. La moneta fiscale potrà essere utilizzata anche per nazionalizzare Mps e ricapitalizzare le banche in difficoltà, cambiando completamente i vertici degli istituti bancari che hanno fatto speculazioni folli. E salvando i piccoli risparmiatori chiamati a coprire con i loro soldi i buchi delle banche.

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