Ha cominciato a marciare su strade e autostrade tedesche il 21 settembre 2015. E dopo aver viaggiato 16 ore al giorno per oltre 100 mila chilometri, l’8 febbraio scorso la prima berlina a idrogeno al mondo ha finalmente terminato i sui test sul suolo europeo. Parliamo, ovviamente, della Toyota Mirai.

I rilevamenti sono stati portati avanti dall’azienda KJ Tech Services GmbH, ovviamente dopo essere stata “skillata” dalla casa giapponese riguardo alle modalità di impiego dell’auto sui vari percorsi. Percorsi che sono stati effettuati nella zona di Amburgo, grazie all’impiego di un team composto da otto piloti che per sei giorni alla settimana si sono alternati alla guida, divisi in due turni quotidiani.

Per i test è stata consumata circa una tonnellata di idrogeno, mentre a livello meccanico sono stati cambiati due treni di gomme e, una volta, le pasticche dei freni anteriori. Per quanto riguarda l’affidabilità, “non ci sono stati guasti e le celle a combustibile hanno funzionato correttamente anche nella settimana in cui la temperatura è scesa a -20°“, ha spiegato Patrick Hake, Project Manager della KJ Tech Services.

L’altra questione, che avrebbe potuto creare difficoltà, è il rifornimento. In realtà le operazioni si sono rivelate molto meno complicate del previsto: per un pieno completo ci sono voluti solo tre minuti. La differenza con le auto a batteria “pure” perciò si fa sentire, perché queste hanno bisogno di molto più tempo per effettuare una ricarica, anche parziale. Anche se poi un’auto a idrogeno è molto più complessa a livello tecnico di una semplice elettrica e dunque teoricamente più soggetta a criticità.

La tecnologia, dunque, c’è. Ma il grosso problema dell’idrogeno rimane, soprattutto in Italia, la mancanza di una strategia che riguardi la creazione di una rete di infrastrutture per supportarne l’utilizzo a fini automobilistici. Un pò come succede per l’elettrico, anche se in questo caso le cose stanno messe peggio. Giusto per fare un esempio, nel nostro Paese ad oggi è attiva solo una stazione di rifornimento per veicoli a celle combustibile in grado di erogare idrogeno a 700 bar, ovvero la pressione necessaria per rifornire Mirai: si trova a Bolzano, nello speciale polo tecnologico H2 Alto Adige. Francamente molto poco, per pensare di importare un nuovo modello.

Questo accade perché la normativa attualmente in essere, un decreto del Ministero dell’Interno del 31 agosto 2006, consente alle varie stazioni (una decina su tutto il territorio italiano) il rifornimento fino ad una pressione di 350 bar, per motivi legati alla sicurezza antincendio. Un provvedimento entrato in vigore dieci anni fa, figlio di studi ormai superati: “basti pensare che l’Italia è l’unico Paese europeo dove tale limite è ancora in vigore”, fanno sapere dalla filiale italiana Toyota.

Eppure qualcosa pare si stia muovendo, anche in seguito all’azione di lobbying della casa giapponese. Il Ministero per lo Sviluppo Economico, preso atto della vetustà della norma e dell’attuale livello tecnologico, ha trasmesso una relazione al Ministero dell’Interno (cui spetta la titolarità della modifica) sollecitandone l’adeguamento agli standard moderni. Superato questo step procedurale (chissà quanto ci vorrà…), modificare gli impianti esistenti richiederebbe pochissimo tempo. E potremmo vedere la Mirai, ma anche auto a idrogeno di altre marche se nel frattempo arriveranno, sulle nostre strade tra un paio d’anni. Basterebbe un pò di buona volontà.

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