Alla premiazione dello Strega, nel 2015, al suo posto c’era un punto interrogativo in 3D. Sui suoi libri, e ancora di più sulla sua identità, si è scatenata la vera bagarre letteraria degli ultimi anni, destinata a continuare. Una lettura appassionante per chi abbia avuto tra le mani la saga dell’Amica Geniale (la tetralogia pubblicata da e/o e tradotta e pubblicata con successo in moltissimi Paesi), un mistero altrettanto intrigante per chi pur non avendo letto i libri non ha comunque potuto fare a meno di marco santagataseguire il dibattito legato all’identità dell’autrice. Le ipotesi sulla sua identità si rincorrono: c’è chi dice che sia Goffredo Fofi, chi sostiene che si tratti di Gaetano Quagliariello, chi invece ritiene che sia Domenico Starnone.

Oggi, che la Ferrante è in lizza, unico autore italiano, per il prestigioso Man Booker Prize, il principale riconoscimento britannico per la letteratura, insieme ai due premi Nobel Kenzaburo Oe e Orhan Pamuk, l’ultima ipotesi sulla sua identità la rivela il Corriere della sera. Sulla Lettura il professor Marco Santagata, dantista, petrarchista e a sua volta finalista allo Strega con Come donna innamorata, spiega in una lunga ricostruzione il ragionamento che lo ha condotto a individuare l’identità della Ferrante in Marcella Marmo, docente di storia contemporanea all’Università Federico II di Napoli. Immediata la smentita della professoressa, che su Corriere e  Repubblica ha rilasciato interviste con cui ha garbatamente respinto il “sospetto”. “Non sono io”, nega la professoressa, dicendosi “timida e riservata”. La smentita arriva anche dalla casa editrice e/o che, in una nota, auspica che si ritorni a parlare dei libri tralasciando la questione dell’autrice.

marcella marmoSantagata che, per celia o per scienza, ha scelto di applicare alla lettura della saga partenopea lo stesso sistema filologico che ha usato nei suoi anni di studi danteschi, si dice tuttavia convinto della sua tesi. Nelle parole della Ferrante ha cercato degli indizi, fosse anche uno solo, che potessero tradirne l’identità e lo ha individuato, a suo dire, nella ricostruzione che nei libri si fa degli anni pisani della protagonista Elena Greco. La Ferrante, svela Santagata al Corriere, ha una memoria dei luoghi anteriore al ’68, e si affida alla memoria, non alle piante del luogo. Nel secondo volume della quadrilogia, Storia del nuovo cognome, la protagonista Elena Greco diventa una studentessa della Scuola Normale Superiore di Pisa ed è questo secondo Santagata il nodo fondamentale della questione. Nella narrazione ferrantiana, rileva il docente, non si trova una conoscenza scolastica della città di Pisa e delle abitudini dei normalisti, ma una conoscenza che lui riconosce come diretta, avendola vissuta in prima persona e avendo dunque la possibilità di rintracciarne indizi a un occhio non avvezzo pressoché impercettibili. “In effetti – risponde la Marmo dalle pagine della Repubblica – fui studentessa a Pisa dal 1964 al 1966 – spiega Marmo – ma non mi sono laureata lì. Lasciai dopo essere stata bocciata da Armando Saitta a un esame. Risposi a ogni domanda, ma sbagliai l’anno di fondazione del Partito Popolare. E comunque non ero l’unica napoletana a studiare lì in quegli anni”. L’identità della gallina dalle uova d’oro della produzione letteraria italiana, filologi permettendo, pare ancora saldamente sottochiave. Per sua fortuna.

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