Sono arrivati al porto di Palermo, al molo Puntone, a bordo della nave Hessen della Marina militare tedesca circa 800 migranti salvati, nei giorni scorsi, nel Canale di Sicilia. E non si placano, nel frattempo, le polemiche sul tema dell’accoglienza. Perché mentre le al largo della Libia procedono i soccorsi dei barconi – solo ieri sono stati salvate 3480 persone, che arriveranno tutte in Italia – alla loro redistribuzione sul territorio nazionale si oppone Roberto Maroni, che sfida il governo. Al Viminale che da settimane chiede alle Regioni del Nord uno sforzo per accogliere parte dei migranti che, salvati, trovano ospitalità soprattutto nelle aree del Sud Italia, in particolare in Sicilia, il presidente della Regione Lombardia risponde con una minaccia: “Ho deciso di scrivere una lettera ai Prefetti per diffidarli dal portare qui in Lombardia nuovi clandestini –  ha spiegato il governatore leghista partecipando nel capoluogo lomabrdo al Premio Milano Produttiva 2015 – e ho deciso di scrivere ai sindaci per dirgli di rifiutarsi di prenderli, mentre ai sindaci che dovessero accoglierli ridurremo i trasferimenti regionali, come disincentivo, perché non devono farlo e chi lo fa, violando la legge, subirà questa conseguenza”. “Nei prossimi giorni – ha aggiunto Maroni – voglio incontrare Toti e Zaia per fare fronte comune e assumere iniziative comuni”. La polemica si riaccende a una settimana dal Consiglio dei ministri Ue degli affari Interni del 15 giugno, nel quale i membri dell’unione saranno chiamati a decidere del piano di redistribuzione dei migranti. Ma il cammino verso un equo ricollocamento dei richiedenti asilo arrivati sulle coste italiane appare assai arduo, soprattutto per il no opposto all’accoglienza da Regno Unito, Francia e alcuni Stati dell’est.

Sull’appoggio del forzista presidente della Liguria Maroni può già contare: “Non accoglieremo altri migranti come faranno Lombardia, Veneto e Val d’Aosta. L’intervento di Maroni è legittimo”, ha spiegato il neo governatore Giovanni Toti a L’intervista di Maria Latella, su Sky. Quello dei migranti, insiste, “è un problema che dovrebbe essere risolto a monte e invece viene scaricato a valle”. Ospite a Sky anche il leader del Carroccio Matteo Salvini che sottolinea come l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati sia sordo agli “allarmismi” lanciati anche dalle colonne del britannico Guardian, che prevede “più di 500 mila arrivi”. “Io chiuderei questo ente inutile – conclude Salvini – che non serve a un accidente, se non a Boldrini e ai suoi successori”. E aggiunge: “Inizierei a smettere di pagare anche l’Ue che ci costa 16 miliardi e in cambio ci da poco o niente. Dunque – conclude – Onu da verificare e Ue da mettere a stecchetto”.

Protesta anche il neo rieletto in Veneto Zaia, che in un’intervista al Corriere della Sera, pur ribadendo che “le vite umane si salvano, senza se e senza ma”, avverte che la sua regione “è una bomba che sta per scoppiare”. Un malcontento diffuso, che no riguarda solo la Lega Nord, ma anche gli amministratori di altre parti politiche presenti sul territorio. “Non si fidano del governatore, che è un bieco leghista? – prosegue – Ascoltino i prefetti convinti che non ci siano spazi per l’accoglienza, ascoltino i sindaci di sinistra che si sono dimessi per protesta”. Durissimo il giudizio anche nei confronti del governo, “che si è fatto bidonare in ogni modo dalla comunità internazionale”. Poi ricorda: “In Veneto abbiamo 514mila immigrati regolari, pari a quasi l’undici per cento della popolazione. Di questi, 42mila non hanno un lavoro. Insieme a Emilia Romagna e Lombardia siamo i più accoglienti. Basta”.

Chiamparino: “Dite a Maroni che la campagna elettorale è finita”
“Mi sembra evidente la strumentalità politica di Maroni sull’immigrazione e forse bisognerebbe avvertirlo che la campagna elettorale è finita”, commenta il presidente della Conferenza delle Regioni Sergio Chiamparino, sottolineando che “un’eventuale interruzione dei trasferimenti ai Comuni sarebbe oggetto di innumerevoli ricorsi“.

Ricollocamento in Ue difficile, Londra e Parigi dicono no
Il 15 giugno il Consiglio dei ministri Ue degli affari Interni sarà chiamato a decidere del piano di redistribuzione dei migranti del cui si parla dallo scorso aprile, in seguito al naufragio davanti alle coste della Libia del peschereccio che trasportava oltre 750 persone verso l’Italia. Ma il cammino verso un equo ricollocamento dei richiedenti asilo appare assai arduo, soprattutto per il no opposto all’accoglienza da Regno Unito, Francia e alcuni Stati dell’est. L’Agenda Ue per l’immigrazione, adottata dalla Commissione europea il 13 maggio, che introduce il principio di solidarietà, prevedeva in origine la creazione di un sistema temporaneo di quote per distribuire tra i 28 paesi dell’Unione i richiedenti asilo che già si trovano nell’Ue e di un meccanismo per assorbire 20mila rifugiati dei Paesi terzi: riguardo i ricollocamenti degli immigrati già arrivati in Europa, all’Italia doveva spettare una quota dell’11,84% e dove essere “esonerata” dal dover accogliere quote di nuovi profughi, spiegava Federica Mogherini, Alto rappresentante Ue per la politica estera. Ma il 27 maggio lo scenario era completamente cambiato: in base alla proposta licenziata quel giorno dall’esecutivo comunitario, saranno ricollocati in 2 anni solo 40 mila richiedenti asilo, 24 mila dall’Italia e 16mila dalla Grecia, provenienti soltanto da Eritrea e Siria e arrivati solo dopo il 15 aprile. “Noi non proponiamo di stabilire quote. Quota è una parola che non ci piace e non abbiamo mai usato”, metteva in chiaro il commissario Ue all’Immigrazione Dimitris Avramopoulos. La decisione definitiva arriverà solo nel vertice dei leader Ue del 26 giugno, dove si attendono accese discussioni e negoziati serrati. La proposta dovrà essere approvata a maggioranza qualificata.

Unhcr: “Sos da altri 1.500 al largo della Libia”
Nelle ultime ore sono arrivate “10 chiamate dai satellitari” dal largo delle coste libiche che si suppone possano arrivare da alcuni barconi con a bordo “1.000-1.500 migranti”. Lo ha detto Federico Fossi dell’Unhcr intervistato da RaiNews24. Dovrebbe trattarsi di imbarcazioni più piccole rispetto a quelle soccorse nella giornata di ieri, quando erano state tratte in salvo in totale 3.480 persone. In soccorso di questi migranti sono partite unità della Marina militare italiana e delle Marine di Gran Bretagna e Spagna. Il quotidiano britannico The Guardian, citando il capitano di vascello Nick Cooke-Priest, comandante della Hms Bulwark, la grande nave d’assalto anfibio della Royal Navy impegnata nell’opera di salvataggio nel Mediterraneo, afferma che in Libia ci sarebbero “tra 450.000 e 500.000 migranti” che attendono il momento di prendere il largo su carrette del mare alla volta dell’Europa. Fossi, però, invita alla cautela: “È importante non creare allarmismi – ha spiegato – se i numeri non sono verificabili è il caso di prestare attenzione”.

Majorino, assessore lombardo: “Baroni è un pagliaccio”
“Maroni è un pagliaccio“: così l’assessore alle Politiche sociali di Milano, Pierfrancesco Majorino, ha commentato su Facebook le parole di Maroni. “Lo fa – ha osservato l’assessore – dopo che, nell’ordine: 1) nel 2011 da Ministro dell’Interno ha distribuito decine di migliaia di richiedenti asilo (cioè quelli che lui oggi chiama “clandestini”) proprio presso i Comuni 2) come Presidente di Regione in questi anni se ne è bellamente fregato 3) Parla di tagliare trasferimenti ai Comuni annunciando qualcosa che non può nemmeno fare. O meglio: non così, visto, che spesso, effettivamente, Regione ha evitato di aiutare le città proprio in relazione, che so, ai disabili o ai poveri lombardi”. Secondo Majorino, “il problema è che le pagliacciate di Maroni trovano una sponda nella sconclusionata modalità di gestire la questione profughi a livello nazionale”. “Alfano e Maroni – è la sua conclusione – sono due facce della stessa medaglia”.

Il salvataggio dei 3480 migranti – E’ avvenuto tramite 15 operazioni coordinate dalla Guardia Costiera e alle quali hanno partecipato tre motovedette e un aereo ATR42 della Guardia Costiera, unità della Guardia di Finanza e della Marina Militare Italiana, il rimorchiatore Phoenix, le navi della Marina militare tedesca Hessen e Berlin e la nave Le Eithne appartenente alla Marina militare irlandese. Le richieste di soccorso erano giunte nella mattinata del 6 giugno alla centrale operativa della Guardia Costiera tramite telefono satellitare. Le imbarcazioni, 9 barconi e 6 gommoni, si trovavano in un tratto di mare a circa 45 miglia dalle coste libiche. E anche oggi una nave da guerra britannica ha lanciato una missione nel Mediterraneo per cercare di mettere in salvo circa 500 migranti.

Rapiti dai jihadisti 86 cristiani eritrei – Non si hanno invece notizie degli 86 migranti eritrei cristiani rapiti dall’Isis mentre erano in viaggio verso Tripoli. La direttrice della ong svedese Eritrean Initiative on Refugee Meron Estefanos ha parlato con alcuni migranti che sono riusciti a fuggire. Sono stati loro a spiegarle che, mentre si trovavano di un automezzo guidato da trafficanti, sono stati fermati dai jihadisti che hanno separato i cristiani dai migranti musulmani e hanno lasciato questi ultimi liberi. Tra gli 86 rapiti figurano anche 12 donne e bambini. Secondo quanto dichiarato da Estefanos, i migranti sono stati sottoposti a una sorta di ‘test’sul Corano per provare chi era musulmano e chi no. Chi non ha saputo rispendere alle domande dei miliziani dell’Isis è stato portato via.

IL DISOBBEDIENTE

di Andrea Franzoso 12€ Acquista
Articolo Precedente

Medjugorje, l’annuncio di Papa Francesco: “Presto decisioni”

next
Articolo Successivo

Ilva, operaio investito dalla ghisa incandescente. Ustioni su 60% del corpo

next