“Molti migranti sono stati chiusi nei livelli inferiori della barca”. Alla partenza, “i trafficanti hanno chiuso i portelloni impedendogli di uscire”. E’ quanto ha raccontato il sopravvissuto del naufragio avvenuto a largo della Libia agli inquirenti catanesi. L’uomo, originario del Bangladesh, ha detto che il peschereccio era partito da un porto a 50 km da Tripoli. “A bordo eravamo 950, c’erano 40-50 bambini e circa 200 donne”. Lo ha riferito alla procura di Catania. Il migrante è ricoverato all’ospedale Cannizzaro di Catania. Alla squadra mobile ha detto che il peschereccio è partito da un porto libico a 50 chilometri da Tripoli. Questa l’ultima cronaca del nuovo naufragio nel Canale di Sicilia, una tragedia del mare potrebbe essere una “ecatombe” perché “si temono circa 700 vittime“: la più grave avvenuta nel Mediterraneo. Tutto è avvenuto a circa 60 miglia a nord della Libia. Sul posto sono state dirottate diverse barche: una ventina di cadaveri sono stati recuperati ma non si è persa la speranza di recuperare altre persone in vita. I testimoni parlano di “un migliaio di persone” a bordo del barcone e solo quando saranno concluse le operazioni di soccorso si potrà stabilire quante vite sono state perse e quante salvate. Carlotta Sami portavoce dell’Unhcr parla però di “ecatombe mai vista“. Che come, in altri casi, ha scatenato una feroce polemica politica.

Lo scorso febbraio la cronaca aveva dovuto registrare la morte di 300 migranti, mentre nell’ottobre del 2013 le vittime erano state 339. Il premier Matteo Renzi è rientrato a Roma da Mantova dove si trovava per l’apertura della campagna elettorale del Pd. Nei colloqui avuti in queste ore con i leader europei ha chiesto la convocazione di un vertice straordinario dell’Ue sul tema dell’immigrazione il prima possibile, al massimo entro la settimana. Renzi ha convocato alle 17 a Palazzo Chigi i ministri degli Esteri Gentiloni, dell’Interno Alfano, della Difesa Pinotti, delle Infrastrutture Delrio e il sottosegretario Minniti. Al termine della riunione il premier terrà una conferenza stampa.

Peschereccio aveva lanciato allarme
Dal peschereccio era stata lanciata, ieri notte, una richiesta di aiuto al centro nazionale soccorso della Guardia Costiera: “Siamo in difficoltà” la telefonata arrivata da un satellitare. La sala operativa del Comando generale delle Capitanerie di porto ha dirottato immediatamente un mercantile portoghese. L’equipaggio della King Jacob però ha visto il peschereccio capovolgersi perché gli occupanti hanno cominciato ad agitarsi e spostarsi tutti su uno solo lato del barcone. Sono iniziate frenetiche operazioni di soccorso che hanno consentito di recuperare solo alcune delle persone finite in mare. Nella zona sono stati dirottati numerosi altri mezzi che sono impegnati nelle ricerche di eventuali altri superstiti. All’operazione, coordinata dal centro nazionale soccorsi della Guardia Costiera, partecipano unità navali e aeree della stessa Guardia costiera, mercantili che sono stati dirottati in zona, e inoltre mezzi aerei e navali della Marina militare e della Guardia di finanza impegnati nell’operazione Triton dell’agenzia Frontex. Anche Malta partecipa ai soccorsi. Il premier Joseph Muscat: “Stanno letteralmente cercando di trovare persone in vita tra i morti galleggianti in acqua”.

I pescatori di Mazara del Vallo in soccorso
“Nonostante le enormi difficoltà e la vicenda ancora fresca del tentato sequestro di un peschereccio, la marineria di Mazara del Vallo mostra la propria generosità: cinque barche in attività di pesca sono state precettate dalla Marina militare; hanno tirato a bordo le reti per partecipare alle operazioni di soccorso dei naufraghi nel Canale di Sicilia – dice Giovanni Tumbiolo, del Dipartimento della pesca Cesvop di Mazara del Vallo -. Lo Stato, che legittimamente chiede aiuto ai nostri pescatori sappia che a Mazara del Vallo c’erano 500 pescherecci e ora la flotta ne conta un quinto. Giustissimo salvare le vite in mare, ma vanno salvate anche le famiglie di chi dal mare aveva un proprio reddito e oggi è alla fame”.

Carlotta Sami (Unhcr): “Ecatombe mai vista”
“Contro le tragedie di immigrati in mare serve un’operazione Mare Nostrum europea. La chiediamo da oltre un anno e non c’è stata risposta” dichiara Carlotta Sami, portavoce dell’Unhcr, intervistata da SkyTg24. “Se il bilancio di questa ennesima tragedia sarà confermato il bilancio dei morti nel Mediterraneo negli ultimi dieci giorni arriverà a oltre mille persone. Quella di oggi è una tragedia di proporzioni enormi, una ecatombe mai vista nel Mediterraneo che conferma la necessità di un intervento europeo che metta in campo mezzi adeguati di soccorso”. Dalla Libia , ha ribadito Sami “partono barconi pieni all’inverosimile” e quando questi lanciano la richiesta di aiuto “i mezzi delle Capitanerie di porto italiane impiegano troppo tempo per raggiungerli”. “Siamo sconvolti perché negli ultimi due giorni abbiamo visto capitare dei fatti di una efferatezza mai vista finora. C’è stato un salto di crudeltà da parte dei trafficanti”.

Nell’ultima settimana arrivate 11.00 persone, 950 morti da inizio anno
Negli ultimi giorni era stato costante l’esodo dei migranti dalla Libia, un flusso continuo interrotto soltanto dalla conta dei morti e dai racconti delle sofferenze e delle violenze che i sopravvissuti hanno dovuto subire sull’altra sponda del Mediterraneo: nell’ultima settimana ne sono arrivati undicimila, oltre 1.500 al giorno. E almeno altri 950, secondo l’Alto commissariato per i rifugiati dell’Onu, sono invece finiti in fondo al mare. Vittime dei naufragi dall’inizio dell’anno a cui dovranno aggiungersi questi nuovi morti. Quattrocento sarebbero deceduti nel naufragio del 14 aprile: “Quelli che erano nella stiva – ha raccontato un sopravvissuto all’Arci – volevano salire per vedere le navi dei soccorritori ma il movimento ha fatto ondulare la nave per due volte e alla terza si è capovolta. È stata una tragedia”. Tre giorni fa anche l’ultimo orrore: migranti cristiani gettati in mare da compagni musulmani. Sono stati 23.556 i migranti sbarcati in Italia dall’inizio dell’anno ad oggi. Nello stesso periodo dello scorso anno gli arrivi erano stati 20.800. I dati del Ministero dell’Interno parlano di un trend di aumento del 30% che a fine anno potrebbe consistere in un aumento di circa 200mila persone sbarcate sulle coste italiane.

Struttura di accoglienza al collasso
L’enorme afflusso di uomini, donne e bambini, sta mettendo a dura prova l’intero sistema d’accoglienza. Le strutture siciliane sono al collasso, da Lampedusa a Pozzallo dove, dice Medici senza frontiere, “la situazione è drammatica”. E in attesa che si trovi una soluzione, proprio dalla Sicilia continuano ad arrivare testimonianze choc. L’ultima da Lampedusa, dove l’altra notte sono sbarcati 89 tra eritrei e somali. Almeno 25 di loro, tra cui un bimbo di 6 mesi, avevano ustioni sul corpo. Dalle testimonianze dei sopravvissuti è stato ricostruito quanto accaduto: cinque giorni fa è esplosa una bombola in un casolare a Zuwarah, in Libia, dove i migranti erano in attesa di partire. Cinque sono morti sul colpo, mentre un sesto, una donna, è morta durante il viaggio verso l’Italia. “Non abbiamo ricevuto cure, ma soltanto qualche benda – hanno raccontato i migranti – tre giorni dopo l’esplosione ci hanno costretti a partire nonostante alcuni fossero in gravi condizioni”.

L’impotenza dell’Europa: “No abbiamo fondi né il sostegno politico”
Sul fronte immigrazione la situazione “è grave e peggiorerà nelle prossime settimane e mesi” ma “dobbiamo essere franchi, la Commissione europea non può fare da sola; non abbiamo la bacchetta magica”, perché “non abbiamo i fondi né il sostegno politico” per lanciare operazioni europee di salvataggio. Questa era stata l’ammissione solo pochi giorni fa della portavoce del commissario per l’Immigrazione Dimitri Avramopoulos, che la settimana prossima sarà in Italia per incontrare il ministro dell’Interno, Angelino Alfano.

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