Federico Pontiggia
Giornalista e scrittore
Il 14 gennaio 1978 a Seveso nevicava: la casa prese fuoco comunque. Sono stato anche a Chernobyl, dove però non sono più tornato. Sul Cavaliere Azzurro di Kandinskij il primo pezzo che ricordo. Poi, a Torino ho incontrato il cinema: sono passato dal Terzo uomo al Cattivo tenente, ci ho fatto la tesi, e tante altre cose. Oggi, sono redattore di cinematografo.it e Rivista del Cinematografo, scrivo, tra gli altri, per Rolling Stone, Carta e Il Cittadino di Monza e Brianza. Ma vivo a Roma: ricambiato
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- 19:09 - **Autonomia: c.destra 'studia' quorum e confida in astensione Sud, 'governo non in discussione'**
Roma, 12 dic. (Adnkronos) - In realtà, "non è stata una doccia fredda", il via libera della Cassazione al referendum abrogativo della riforma dell'Autonomia cara alla Lega "era attesa, ce l'aspettavamo". Però in maggioranza già si ragiona su quel che sarà, ovvero se la riforma targata Calderoli dovesse saltare sulla mina del voto popolare. Difficile accada, è la convinzione, mentre in queste ore si ragiona sul raggiungimento del quorum necessario per affossare quello che l'opposizione ha ribattezzato come lo 'Spacca Italia'.
Il ragionamento che prevale, riportano fonti di maggioranza all'Adnkronos, "è che il Nord, favorevole all'Autonomia, diserterà le urne; mentre il Meridione, che non vede di buon occhio la riforma, è storicamente astensionista, ed è difficile pensare ci sia una mobilitazione tale da centrare il 51% dei sì, che, parametrato su base nazionale, vorrebbe dire che l'80% del Sud Italia dovrebbe andare a votare. Il Pd, la sinistra, mobiliteranno i loro, ma certo non basterà. Pensare che possano spuntarla, considerando la variabile del Nord favorevole e del Sud astensionista da sempre, è come credere che l'acqua vada controcorrente...".
Premessa la convinzione del quorum mancato, o per lo più visto come una 'mission impossible', fonti vicine alla premier Giorgia Meloni tengono a ribadire che il destino delle riforme non è legato a quello del governo. Vale per il premierato difeso a spada tratta dalla presidente del Consiglio, ma vale anche per l'autonomia. "Meloni andrà avanti fino a fine legislatura a prescindere, nessuno ha mai detto che sarebbe andata a casa se le riforme istituzionali dovessero subire una battuta d'arresto. Non si farà disarcionare da giochi di palazzo, andrà a casa solo se saranno gli italiani a chiederlo, con il voto, ma non certo con quello che passa dal referendum: quello serve solo a lasciar decidere gli italiani se vogliono o meno una riforma. E noi li ascolteremo, ma tenendo la barra dritta sul governo del Paese".
- 19:03 - Basile Fasolo (Sia): "In andrologia controllarsi oggi per stare bene in futuro"
Roma, 12 dic. (Adnkronos Salute) - Anche in andrologia "controllarsi oggi è utile per star bene nelle età future della vita. Prevenire vuol dire soprattutto comunicare il problema alla popolazione e cercare di convincere le persone a sottoporsi a visite e controlli e ad assumere stili di vita adeguati". Lo ha detto Ciro Basile Fasolo, direttore scientifico della rivista 'Io uomo in salute' per la Società italiana di andrologia, intervenuto durante il convegno "S3 – Salute Sessuale SIA" che si chiude domani a Milano. "Prevenire qualcosa oggi vuol dire non trovarsi domani di fronte a condizioni patologiche che hanno costi economici per il paziente e per la collettività – aggiunge Basile Fasolo –. Per questo motivo la Società italiana di Andrologia pubblica sei volte all'anno una rivista in cui si affrontano i temi importanti di oggi, che devono costituire un momento di riflessione per tutti in modo da star bene tutti domani".
- 18:54 - Fiere, posata da Ieg prima pietra del nuovo padiglione del quartiere fieristico di Vicenza
Roma, 12 dic. (Adnkronos/Labitalia) - Il nuovo padiglione che sorgerà nel cuore del quartiere fieristico di Vicenza ha la sua prima pietra. A dieci mesi esatti dall’inizio dei lavori di riqualificazione, Italian Exhibition Group ha celebrato questa mattina l’avvio della fase di costruzione dell’edificio da 22mila metri quadrati due livelli, progettato dallo Studio Gmp di Amburgo nella persona del professore e architetto Volkwin Marg, con una cerimonia che ha visto la presenza dei vertici del Gruppo, delle istituzioni e dei rappresentanti delle associazioni dell’oreficeria e della gioielleria nazionali. Dopo la benedizione impartita dal vicario generale della Diocesi di Vicenza, don Giampaolo Marta, Volking Marg ha consegnato il progetto dell’ampliamento in un contenitore al presidente Ieg, Maurizio Ermeti, che a sua volta lo ha posizionato nel blocco di cemento. Assieme al sindaco di Vicenza Giacomo Possamai, al presidente della Provincia di Vicenza Andrea Nardin e al presidente della Camera di commercio di Vicenza Giorgio Xoccato, Ermeti e Marg hanno dato il simbolico colpo di cazzuola sulla prima pietra. Per Ieg, presenti anche l’amministratore delegato Corrado Peraboni, il direttore operations e direttore della sede vicentina di Ieg Mario Vescovo, il chief corporate officer Carlo Costa e il chief business officer Marco Carniello.
Maurizio Ermeti, presidente Ieg, ha dichiarato: "Più di cinquant’anni fa, dei visionari posero la prima pietra della 'chiocciola' con la speranza di migliorare le loro vite, le imprese e il territorio. Oggi, con questo gesto simbolico, rinnoviamo quel proposito, ricostruendo una struttura più grande, tecnologica e potente per mantenere Vicenzaoro come leader europeo e internazionale nel settore del gioiello. Non solo, questa nuova infrastruttura ci permetterà anche di ampliare il nostro calendario delle nostre manifestazioni e quello del nostro centro congressuale, rendendoci sempre più attrattivi. Un grazie alla città, al territorio e agli stakeholder che hanno sostenuto la nostra visione".
Corrado Peraboni, amministratore delegato Ieg, ha affermato: "Rendere più competitivo il quartiere di Vicenza in termini infrastrutturali significa mantenere la posizione di leadership di Vicenzaoro in Europa e mantenere la sua specificità nel contesto internazionale. Ma significa anche rafforzare la strategia di internazionalizzazione che Ieg ha impostato per le sue fiere orafe con gli hub di Dubai e Singapore: creare piattaforme per mercati che poi hanno un impatto positivo sulla visitazione degli operatori esteri in Italia".
Volkwin Marg, Studio Gmp di Amburgo, progettista dell’ampliamento, ha commentato: "Siamo grati di poter progettare per Italian ExhibitionGroup. Abbiamo una fantastica collaborazione creativa che dura da 25 anni, sin dalla nascita della Fiera di Rimini. È un buon segno per Vicenza che sia in costruzione una nuova stazione e che l'ambiente intorno alla fiera possa essere riqualificato. In questo contesto immaginiamo un futuro business fieristico che diventerà sempre più attraente per il mondo esterno anche in termini di percezione architettonica".
Giacomo Possamai, sindaco di Vicenza, ha detto: "La posa della prima pietra del nuovo padiglione della Fiera è un segnale importantissimo per la città. È un segnale che testimonia la volontà di Ieg di investire su Vicenza e che dà un futuro luminoso al quartiere fieristico vicentino e all'economia della nostra città, da sempre legata alla Fiera, dandoci quindi l'idea di una Vicenza che continua a crescere e a investire e che guarda al futuro con fiducia".
Per Andrea Nardin, presidente Provincia di Vicenza, "Vicenza sta vivendo una rivoluzione infrastrutturale e la nuova fiera ben si inserisce in un contesto urbanistico che guarda al futuro". "Un restyling che non è solo di facciata, ma che significa potenziare il quartiere fieristico rendendo Vicenzaoro ancor più attrattiva e rafforzando l’identità dell’economia vicentina. La posa della prima pietra è un segnale forte che vogliamo dare anche ai nostri imprenditori: ci aspettano sfide importanti, ma ci rinforziamo per affrontarle", ha aggiunto.
Giorgio Xoccato, presidente Camera di commercio di Vicenza, ha sottolineato: "Va riconosciuto l'impegno di Ieg per una riqualificazione che offre grandi opportunità, in primis per Vicenzaoro. Il quartiere, all’ingresso della città, sarà un 'biglietto da visita' per quell’accoglienza che Vicenza vuole dare al visitatore. L'investimento sarà potenziato dalla futura fermata Tav, progetto su cui la Camera di commercio e il sistema Vicenza hanno lavorato con determinazione e unità".
La 'fase 2' dell’opera di ampliamento e riqualificazione del quartiere fieristico di Vicenza, condotta dal direttore operations e direttore della sede vicentina di Ieg Mario Vescovo, relativa alla costruzione del nuovo edificio moderno e funzionale, che sorgerà sull’area precedentemente occupata dai padiglioni 2 e 5, procede nel pieno rispetto del cronoprogramma stabilito da Ieg. Dopo le fasi di demolizione dei vecchi fabbricati e di bonifica dei terreni, il cantiere è stato consegnato all’impresa delle opere civili che è al lavoro con le palificazioni necessarie a sostenere le successive fondazioni.
Per Vicenzaoro January 2025 sarà già possibile vedere l’inizio della costruzione fuori terra, mentre nell’edizione di settembre 2025 della manifestazione con a capo il global exhibition manager Ieg Matteo Farsura sarà visibile la costruzione al grezzo nel suo complesso, grazie al completamento che avverrà nel corso della stagione estiva. I lavori proseguiranno poi con le opere impiantistiche e le finiture per essere completati nella primavera del 2026.
- 18:52 - **C.sinistra: Ruffini ma anche Sala e Gabrielli, al Centro grandi manovre e dubbi**
Roma, 12 dic (Adnkronos) - "Sala c'è? Bene. Ruffini c'è? Bene. Azione c'è? Bene. Ma non giochiamo a farci del male". Matteo Renzi va subito al 'centro' della questione: "Serve un federatore? Io dico che quest'area di centro che sta nel centrosinistra prende Azione, ovviamente. Ma prende anche i riformisti del Pd, che poi restano nel Pd, magari. E poi c'è Ruffini, che ha iniziato alla Leopolda; Sala, che abbiamo candidato a sindaco; c'è Franco Gabrielli e tantissimi altri nomi".
Nel centrosinistra da tempo ormai si parla del futuro dell'area centrista. Una discussione che va dalle vicissitudini del Terzo Polo, dove si 'muovono' lo stesso Renzi, Carlo Calenda e formazioni come i LibDem di Andrea Marcucci o Orizzonti liberali di Luigi Marattin, fino alla 'rinascita' della Margherita. E che negli ultimi giorni si è riaccesa attorno alla figura di Ernesto Maria Ruffini come papabile federatore. "Ruffini se vuol fare politica deve dimettersi dall'Agenzia delle Entrate, perché ha ragione chi a destra ha detto 'non può fare il servitore di due padroni'", è il giudizio di Renzi.
Ma oltre a quello del direttore dell'Agenzia delle entrate, l'altro nome che circola da tempo è quello del sindaco di Milano Beppe Sala. "In questo momento io ho il dovere di portare a termine il lavoro per il quale sono stato eletto", ha spiegato il diretto interessato in una intervista a Repubblica, invocando tra l'altro una "visione più liberal democratica". Ma Sala ha anche parlato di Ruffini: "Non continuiamo a buttare nel tritacarne mediatico le persone. Ruffini è bravo? Ruffini è bravissimo. Ruffini è conosciuto? Lo conoscono in pochissimi. È una persona di grandissimo valore, ma pensare che possa avere la forza per fare il leader di quest’area significa volergli male".
(Adnkronos) - A uscire allo scoperto per Ruffini, al momento, non ci sono tanti esponenti politici. Tra questi Bruno Tabacci: "Lo stimo molto, è una personalità solida ed equilibrata. E' una novità e noi abbiamo bisogno di novità solide e con un grande curriculum", ha detto a 'Un giorno da pecora'. Diverse, oltre a Renzi e Sala, le voci che sono invece dubbiose sul futuro del Centro, almeno dal punto di vista dell'operazione politica da realizzare.
In una intervista alla 'Stampa', Rosi Bindi ha ammonito: "Ruffini è una persona di grande valore" ma "stiamo attenti a non imprigionarlo in un'operazione di laboratorio. Non si usi una personalità come Ruffini per dare risposta a chi pensa con nostalgia a tempi più o meno lontani". Mentre l'ex parlamentare Ulivo e Pd Giorgio Merlo ha scritto sul suo blog sull'Huffington post: "Quando si parla di nuova Margherita, occorre essere perlomeno prudenti e onesti intellettualmente per non sconfinare nella goliardia e nella ridicolaggine politica e culturale".
Una parte del mondo cattolico, comunque, guarda con interesse alle mosse di Ruffini, specie dopo che qualche giorno fa il direttore dell'Agenzia delle Entrate è intervenuto ad un convegno con l'ex ministro Beppe Fioroni e padre Francesco Occhetta sul ruolo dei cattolici in politica. Però gli stessi ambienti che sarebbero più sensibili alle eventuali mosse politiche di Ruffini, oggi spiegano: "La scelta ora spetta solo a lui, ma al momento non ha lasciato trasparire alcuna indicazione".
- 18:49 - Natalità, Mangone (UniSa): "Denatalità problema strutturale e sociale"
Roma, 12 dic. (Adnkronos) - “Sulla denatalità le risposte che in questo momento si stanno dando sono tutte legate ad aspetti di carattere economico e relativi ad alcune politiche. Quello che invece è emesso dalla nostra ricerca è un tantino diverso, o meglio, si aggiunge un pezzetto a questo che orami è un problema strutturale: il trend delle nascite è in discesa già quasi dagli anni 70. Parlare di emergenza oggi è un errore”. Lo ha detto Emiliana Mangone, professoressa ordinaria di Sociologia dei processi culturali e comunicativi, Università di Salerno - Centro Studi Fondazione Magna Grecia nel suo intervento, oggi a Roma, all’Adnkronos Q&A, 'Essere genitori oggi, tra scienza e welfare'.
“La nostra ricerca, che ha riguardato i giovani in età fertile, quindi 18-35 anni - illustra Mangone - mostra che, sostanzialmente, pur avendo un'autonomia di carattere economico, vivono quasi tutti ancora con la famiglia. Pur potendo avere un'abitazione propria, decidono di fare un figlio solo se avvertono questo grande desiderio di diventare genitori. C'è poi un aspetto estremamente paradossale, nella ricerca. Questi giovani si fidano solo delle relazioni di prossimità. Alla domanda ‘a chi ti rivolgeresti in caso di difficoltà nel momento in cui avrai un figlio?’, la risposta è la famiglia, gli amici e il partner. Non si rivolgono alle amministrazioni pubbliche, non si rivolgono alle istituzioni private e non si rivolgono neanche all'azienda. Mettere al mondo un figlio significa creare relazioni di carattere fiduciario. Nel momento in cui però esiste solo un rapporto fiduciario con la famiglia, è difficile che questi soggetti si assumano la responsabilità di mettere al mondo i figli se vogliono una responsabilità condivisa solo ed esclusivamente per la loro famiglia”.
Bisogna “rendere” i giovani “più fiduciosi nei confronti degli altri, ma non solo. Bisogna rendere il sistema di welfare comunitario - conclude Mangone - Paradossalmente, dobbiamo fare un passo indietro. Oggi si parla tanto di intelligenza artificiale, ma l'IA non può controllare un figlio che nasce. Quindi bisogna tornare alle relazioni umane. Questo significa però creare un'educazione nei giovani che li faccia sentire anche parte di una comunità per cui condividere le responsabilità, oltre all'aspetto di solidità economica a cui loro aggiungono, una solidità nella coppia, per poter mettere al mondo un figlio”.
- 18:43 - 'Cibo2050', viaggio nel futuro del cibo e della nutrizione
Roma, 12 dic. (Adnkronos) - Cosa mangeremo nel 2050? Nella nostra alimentazione si faranno sempre più spazio prodotti semplici, con un’attenzione preponderante verso una dieta più sostenibile, anche Plant Based, ma pur sempre mediterranea. E' una delle evidenze emerse dall'eBook Cibo2050 dell'Osservatorio Cirfood District, un team di professionisti, coadiuvato da importanti Istituti di ricerca, nato per poter ascoltare e osservare i cambiamenti e i nuovi bisogni di consumatrici e consumatori.
Redatto grazie alla collaborazione di 15 esperte ed esperti appartenenti a diversi campi di ricerca tra cui scienza, innovazione, medicina, mondo accademico e food, la pubblicazione analizza i possibili scenari futuri del cibo. Partendo dall’assunto che i temi legati a demografia, tecnologia, salute e sostenibilità influenzano e continueranno ad influenzare sempre più le dinamiche legate alla nutrizione, con una prospettiva che guarda al 2050, il saggio esplora i principali fattori di trasformazione del settore e indaga le direzioni che daranno forma all’alimentazione di domani, per fare luce su come potrebbero cambiare i sistemi di produzione e consumo, su come evolverà il dialogo tra l’uomo, il cibo, il pianeta e la tecnologia, per conoscere i cibi o i prodotti che diventeranno di uso comune o che potrebbero addirittura non essere più disponibili sul mercato.
“Come impresa che ogni anno serve oltre 100 milioni di pasti, abbiamo la responsabilità di comprendere i cambiamenti della società e di rispondere ai nuovi bisogni di consumatrici e consumatori, soprattutto in uno scenario complesso e fortemente influenzato da mutamenti climatici, demografici e tecnologici che modificano in modo repentino il contesto in cui viviamo - afferma Daniela Fabbi, direttore Comunicazione e Marketing di Cirfood - Cibo2050, grazie ai contributi di 15 autorevoli voci, evidenzia i possibili scenari futuri del cibo e le sfide che tutto il sistema deve cogliere per garantire, a livello globale, un accesso equo e sostenibile al cibo. Il legame tra clima, nutrizione e salute è evidente e da Cibo2050 emerge come questa connessione debba guidare le scelte future di imprese, istituzioni e di tutta la società, nel suo complesso”.
Cosa mangeremo nel 2050? Dalla pubblicazione emerge una coerenza di visioni in merito alle direzioni che prenderà il cibo nei prossimi decenni, evidenziando il ruolo cruciale che avrà l’educazione alimentare per le scelte di consumatrici e consumatori. Nella nostra alimentazione si faranno sempre più spazio prodotti semplici, con un’attenzione preponderante verso una dieta più sostenibile, anche Plant Based, ma pur sempre mediterranea: si andrà incontro a piatti a base vegetale e proteine alternative, legumi o novel food come alghe, piante che, in modo bilanciato, concorreranno ad implementare abitudini di consumo sane e a impatto positivo sull’ambiente e la salute delle persone. Inoltre, grazie alle numerose innovazioni tecnologiche (dalla fermentazione di precisione alla nutraceutica, fino alla nutrigenomica), sarà possibile creare alimenti con determinate caratteristiche, personalizzati e quindi più funzionali al nostro benessere e più idonei ai fabbisogni di ciascuna persona. Proprio il benessere sarà l’elemento verso cui si muoverà l’alimentazione grazie all’approccio 'Food as Medicine', che vede nel cibo una fonte di salute e prevenzione primaria.
Cosa, invece, non mangeremo più nel 2050? Sulla nostra tavola del futuro, non vengono immaginate pillole e beveroni. I contributi raccolti nel saggio evidenziano che l’alimentazione globale prevederà sempre meno proteine di origine animale (carne e latticini), anche grazie ad una maggiore consapevolezza sugli impatti degli allevamenti intensivi. Inoltre, consapevoli dei rischi legati ad un’alimentazione poco equilibrata e scarsa di nutrienti, chi consuma escluderà sempre di più dalle diete cibi ultra-processati, ricchi di zuccheri e il junk food. Al contempo, la nostra alimentazione dovrà fare i conti con i cambiamenti climatici e le conseguenze che questi avranno sulle coltivazioni, sulla stagionalità dei prodotti e sui sistemi di produzione. Molti esperti, ad esempio, prevedono che potremmo dover rinunciare ad alimenti quali cacao e caffè così come li conosciamo oggi, a causa degli eventi meteorologici estremi e all’insostenibilità economica e ambientale di queste filiere. Tuttavia, gli esperti rassicurano: caffè e cacao non spariranno dalla nostra alimentazione grazie al ricorso a pratiche di coltivazione più sostenibili o all’uso di altre piante, come i carrubi nel caso del cacao per produrre il tanto amato cioccolato.
Dove e come mangeremo nel 2050? Tirando le fila sulle maggiori tendenze al 2050, le contributor e i contributor confermano l’importante valore sociale e aggregativo del cibo che, sempre più, rappresenterà l’occasione per rafforzare i legami con le persone, con la famiglia e la comunità di riferimento. Ma non solo. L’alimentazione sarà, inoltre, leva per arricchire le nostre tradizioni, grazie a contaminazione di idee e gusti generati dai flussi migratori. La cucina sarà sempre il luogo dove sperimentare e vivere in maniera conviviale il rapporto con l’altro. Allo stesso tempo, i ristoranti, i locali e le mense si evolveranno con le esigenze dei consumatori in chiave tecnologica e sostenibile: attraverso format altamente esperienziali e connessi, con offerte alimentari trasparenti e personalizzate. Sarà, infatti, importante approfondire tutte le potenzialità del metaverso, il quale potrebbe consentire un consumo fuori casa diverso, più consapevole rispetto all’attualità.
Infine, in futuro si potrà accedere a un livello di informazioni ancor più dettagliato su ciò che mangiamo, che consentirà di conoscere in tempo reale la freschezza degli alimenti, le specifiche nutrizionali e la tracciabilità, grazie ad un approccio definito 'cibo connesso'. All’interno della pubblicazione, alcuni contributi sono stati dedicati alla revisione dei sistemi di produzione agricoli: dall’agricoltura di precisione, all’agroecologia passando per la necessità di avviare processi rigenerativi dei terreni, per evitare la desertificazione, è indispensabile ripensare tutto il sistema agricolo per far fronte alle esigenze nutrizionali di 10 miliardi di persone che popoleranno la Terra nel 2050.
L’obiettivo di Cirfood attraverso il Saggio Cibo2050 vuole essere quello di esplorare il futuro e indirizzare l’attività di progettazione del Cirfood District (il centro di ricerca e innovazione di Cirfood) per trovare nuove soluzioni orientate al miglioramento dei modelli alimentari e dei servizi a essi connessi, partendo dalle necessità delle comunità. Con lo scopo ultimo di assicurare, anche in futuro, un’alimentazione accessibile, sostenibile, personalizzata e che sia parte integrante del sistema di welfare ed educativo del Paese.
- 18:43 - 'Cibo2050', viaggio nel futuro del cibo e della nutrizione
Roma, 12 dic. (Adnkronos) - Cosa mangeremo nel 2050? Nella nostra alimentazione si faranno sempre più spazio prodotti semplici, con un’attenzione preponderante verso una dieta più sostenibile, anche Plant Based, ma pur sempre mediterranea. E' una delle evidenze emerse dall'eBook Cibo2050 dell'Osservatorio Cirfood District, un team di professionisti, coadiuvato da importanti Istituti di ricerca, nato per poter ascoltare e osservare i cambiamenti e i nuovi bisogni di consumatrici e consumatori.
Redatto grazie alla collaborazione di 15 esperte ed esperti appartenenti a diversi campi di ricerca tra cui scienza, innovazione, medicina, mondo accademico e food, la pubblicazione analizza i possibili scenari futuri del cibo. Partendo dall’assunto che i temi legati a demografia, tecnologia, salute e sostenibilità influenzano e continueranno ad influenzare sempre più le dinamiche legate alla nutrizione, con una prospettiva che guarda al 2050, il saggio esplora i principali fattori di trasformazione del settore e indaga le direzioni che daranno forma all’alimentazione di domani, per fare luce su come potrebbero cambiare i sistemi di produzione e consumo, su come evolverà il dialogo tra l’uomo, il cibo, il pianeta e la tecnologia, per conoscere i cibi o i prodotti che diventeranno di uso comune o che potrebbero addirittura non essere più disponibili sul mercato.
“Come impresa che ogni anno serve oltre 100 milioni di pasti, abbiamo la responsabilità di comprendere i cambiamenti della società e di rispondere ai nuovi bisogni di consumatrici e consumatori, soprattutto in uno scenario complesso e fortemente influenzato da mutamenti climatici, demografici e tecnologici che modificano in modo repentino il contesto in cui viviamo - afferma Daniela Fabbi, direttore Comunicazione e Marketing di Cirfood - Cibo2050, grazie ai contributi di 15 autorevoli voci, evidenzia i possibili scenari futuri del cibo e le sfide che tutto il sistema deve cogliere per garantire, a livello globale, un accesso equo e sostenibile al cibo. Il legame tra clima, nutrizione e salute è evidente e da Cibo2050 emerge come questa connessione debba guidare le scelte future di imprese, istituzioni e di tutta la società, nel suo complesso”.
Cosa mangeremo nel 2050? Dalla pubblicazione emerge una coerenza di visioni in merito alle direzioni che prenderà il cibo nei prossimi decenni, evidenziando il ruolo cruciale che avrà l’educazione alimentare per le scelte di consumatrici e consumatori. Nella nostra alimentazione si faranno sempre più spazio prodotti semplici, con un’attenzione preponderante verso una dieta più sostenibile, anche Plant Based, ma pur sempre mediterranea: si andrà incontro a piatti a base vegetale e proteine alternative, legumi o novel food come alghe, piante che, in modo bilanciato, concorreranno ad implementare abitudini di consumo sane e a impatto positivo sull’ambiente e la salute delle persone. Inoltre, grazie alle numerose innovazioni tecnologiche (dalla fermentazione di precisione alla nutraceutica, fino alla nutrigenomica), sarà possibile creare alimenti con determinate caratteristiche, personalizzati e quindi più funzionali al nostro benessere e più idonei ai fabbisogni di ciascuna persona. Proprio il benessere sarà l’elemento verso cui si muoverà l’alimentazione grazie all’approccio 'Food as Medicine', che vede nel cibo una fonte di salute e prevenzione primaria.
Cosa, invece, non mangeremo più nel 2050? Sulla nostra tavola del futuro, non vengono immaginate pillole e beveroni. I contributi raccolti nel saggio evidenziano che l’alimentazione globale prevederà sempre meno proteine di origine animale (carne e latticini), anche grazie ad una maggiore consapevolezza sugli impatti degli allevamenti intensivi. Inoltre, consapevoli dei rischi legati ad un’alimentazione poco equilibrata e scarsa di nutrienti, chi consuma escluderà sempre di più dalle diete cibi ultra-processati, ricchi di zuccheri e il junk food. Al contempo, la nostra alimentazione dovrà fare i conti con i cambiamenti climatici e le conseguenze che questi avranno sulle coltivazioni, sulla stagionalità dei prodotti e sui sistemi di produzione. Molti esperti, ad esempio, prevedono che potremmo dover rinunciare ad alimenti quali cacao e caffè così come li conosciamo oggi, a causa degli eventi meteorologici estremi e all’insostenibilità economica e ambientale di queste filiere. Tuttavia, gli esperti rassicurano: caffè e cacao non spariranno dalla nostra alimentazione grazie al ricorso a pratiche di coltivazione più sostenibili o all’uso di altre piante, come i carrubi nel caso del cacao per produrre il tanto amato cioccolato.
Dove e come mangeremo nel 2050? Tirando le fila sulle maggiori tendenze al 2050, le contributor e i contributor confermano l’importante valore sociale e aggregativo del cibo che, sempre più, rappresenterà l’occasione per rafforzare i legami con le persone, con la famiglia e la comunità di riferimento. Ma non solo. L’alimentazione sarà, inoltre, leva per arricchire le nostre tradizioni, grazie a contaminazione di idee e gusti generati dai flussi migratori. La cucina sarà sempre il luogo dove sperimentare e vivere in maniera conviviale il rapporto con l’altro. Allo stesso tempo, i ristoranti, i locali e le mense si evolveranno con le esigenze dei consumatori in chiave tecnologica e sostenibile: attraverso format altamente esperienziali e connessi, con offerte alimentari trasparenti e personalizzate. Sarà, infatti, importante approfondire tutte le potenzialità del metaverso, il quale potrebbe consentire un consumo fuori casa diverso, più consapevole rispetto all’attualità.
Infine, in futuro si potrà accedere a un livello di informazioni ancor più dettagliato su ciò che mangiamo, che consentirà di conoscere in tempo reale la freschezza degli alimenti, le specifiche nutrizionali e la tracciabilità, grazie ad un approccio definito 'cibo connesso'. All’interno della pubblicazione, alcuni contributi sono stati dedicati alla revisione dei sistemi di produzione agricoli: dall’agricoltura di precisione, all’agroecologia passando per la necessità di avviare processi rigenerativi dei terreni, per evitare la desertificazione, è indispensabile ripensare tutto il sistema agricolo per far fronte alle esigenze nutrizionali di 10 miliardi di persone che popoleranno la Terra nel 2050.
L’obiettivo di Cirfood attraverso il Saggio Cibo2050 vuole essere quello di esplorare il futuro e indirizzare l’attività di progettazione del Cirfood District (il centro di ricerca e innovazione di Cirfood) per trovare nuove soluzioni orientate al miglioramento dei modelli alimentari e dei servizi a essi connessi, partendo dalle necessità delle comunità. Con lo scopo ultimo di assicurare, anche in futuro, un’alimentazione accessibile, sostenibile, personalizzata e che sia parte integrante del sistema di welfare ed educativo del Paese.