Il nuovo governo di Giorgia Meloni sarà composto solo da politici? O, come s’inizia a ipotizzare in questi giorni, vedrà alcuni tecnici alla guida di ministeri fondamentali? Un nodo importante, che anima queste ore di lavoro nei ranghi del centrodestra. La leader di Fdi predica “prudenza“nel gioco del toto-ministri, mentre Lega e Forza Italia si sono affrettati a specificare che l’esecutivo di centrodestra sarà “politico“. Il tutto mentre un esponente di rilievo del Carroccio, come il sottosegretario all’Economia Federico Freni, lancia messaggi espliciti a Daniele Franco: il leghista dice di avere gli “occhi a cuoricino” per un’eventuale conferma del ministro di Mario Draghi anche nell’esecutivo di centrodestra.

Un’affermazione che avvicina ancora di più il nuovo governo a quello vecchio. E quindi in serata, dopo un altro giorno di quasi totale silenzio, lasciando Montecitorio Meloni dice ai cronisti che sul governo “bisogna cercare di fare presto, ci sono troppe scadenze importanti, vediamo di capire quando sono le consultazioni”. Poi aggiunge: “Leggo tante cose la Meloni è diventata draghiana. Io penso che persone normali che cercano di organizzare una transizione ordinata nel rispetto delle istituzioni facciano una cosa normale, non è che si fa un inciucio”. Infatti poco prima fonti del partito avevano voluto precisare che al Consiglio europeo del 20 e del 21 ottobre molto probabilmente sarà ancora Mario Draghi – con cui i contatti di Meloni sono continui – a rappresentare l’Italia e che quindi, avevano sottolineano da via della Scrofa, non c’è nessuna intenzione di creare “fratture” tra vecchio e nuovo governo. Ma i documenti, e la proposta italiana in arrivo, mettono le mani avanti da Fdi, sono quelli elaborati dall’esecutivo ancora in carica.

E se Meloni e i suoi fedelissimi hanno ridotto al minimo el dichiarazioni, in giornata il senatore Giovanbattista Fazzolari è l’unico di Fdi che si ferma a parlare coi cronisti. Oggi “c’è Cingolani”, dice. E domani ancora non si sa – aggiunge non senza scaramanzia – “chi avrà le sue funzioni né chi sarà il premier”. Non entra nel merito del “borsino” dei ministri il responsabile del programma di Fdi – che in molti vedono in pole come sottosegretario alla presidenza – ma minimizza le tensioni con gli alleati (“non c’è polemica sui tecnici“) e anche gli attachi alla flat tax del presidente di Confindustria Carlo Bonomi. Fa fede, assicura, il programma condiviso dal centrodestra che prevede, almeno per ora l’opzione minimal della flat tax incrementale e dell’aumento a 100mila euro della soglia per gli autonomi. Su questo punto sono d’accordo pure Freni e il berlusconiano Flavio Cattaneo, che difende il capo degli industriali, spiegando che da Bonomi non è arrivata “una bocciatura definitiva” sulla flat tax.

Il vero problema, al momento, è rappresentato dai nomi. L’idea sarebbe quella di arrivare all’appuntamento del 13 ottobre con l’intesa sul pacchetto completo, presidenze delle Camere e ministri, da sottoporre ovviamente poi al vaglio del presidente della Repubblica. Anche perché è un gioco a incastri: se, come racconta l’agenzia Ansa in serata, dovesse passare lo schema che vede Ignazio La Russa sullo scranno più alto di Palazzo Madama e un leghista alla Camera – si fanno i nomi di Riccardo Molinari o di Giancarlo Giorgetti – Forza Italia andrebbe compensata con un ministero di peso come la Farnesina, dove resta in campo anche l’ipotesi Elisabetta Belloni ma a quel punto potrebbe andare invece Antonio Tajani, che sarebbe anche il capodelegazione al governo. Per Silvio Berlusconi, poi, in Consiglio dei ministri non potrà mancare la fidatissima Licia Ronzulli. Secondo l’ex premier Ronzulli dovrebbe andare alla Sanità ma per quel dicastero si guarda a una figura con maggiori competenze specifiche. Altri papabili in casa Forza Italia sono Cattaneo e Anna Maria Bernini (che potrebbe anche essere riconfermata nel ruolo di capogruppo).

Per gli Affari europei resta forte il nome di Raffaele Fitto, mentre al momento Giulia Bongiorno avrebbe perso lo scontri con Carlo Nordio per la Giustizia. Resta ancora da riempire la casella del ministero dell’Economia: l’ipotesi Fabio Panetta sembra essere tramontata, visto che al governo farebbe molto comodo un interlocutore ai piani alti della Bce. Ecco perché Freni prima dice che “in un governo politico come quello che verrà deve esserci una quota preponderante di ministri politici“. Poi però aggiunge che “ci saranno quote di ministri tecnici, penso all’Economia, non c’è dubbio”. E spiega di avere “gli occhi a cuoricino” per Franco, che dunque dopo aver guidato il Tesoro nel governo Draghi – con Fdi all’opposizione – potrebbe guidare il dicastero di via XX settembre pure con Meloni a Palazzo Chigi. Si vedrà. Intanto l’aspirante presidente del consiglio dovrà sciogliere un altro nodo: quello del ruolo di Matteo Salvini, che domani farà la sua mossa riunendo il consiglio federale a Roma (Meloni farà un punto con l’esecutivo di Fdi mercoledì). Il leader leghista – se davvero non dovesse spuntare il ritorno al ministero dell’Interno, cui guarda anche Tajani in alternativa agli Esteri – vorrebbe almeno la vicepresidenza del Consiglio. A quel punto tornerebbe in voga la prima ipotesi dei due vicepremier per Forza Italia e per il Carroccio.

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