Nello Musumeci si fa da parte, stavolta definitivamente. E Lega e Forza Italia sfidano Giorgia Meloni lanciando la candidatura di Stefania Prestigiacomo a presidente della Sicilia. L’isola che a questo giro sembrava destinata a essere periferica nelle grandi trattative politiche nazionali – le regionali si svolgeranno nello stesso giorno delle politiche – si riappropria del suo spazio. Se a livello nazionale il centrodestra sembra aver archiviato, almeno per il momento, eventuali fratture interne, in Regione la situazione è molto diversa. E potrebbe presto influenzare anche i rapporti nazionali. Ma andiamo con ordine.

Il passo indietro di Musumeci – Dopo mesi di tira e molla Nello Musumeci, il governatore che si è dimesso con tre mesi di anticipo sulla naturale scadenza del suo mandato per agevolare l’election day, annuncia l’intenzione di non volersi ricandidare. “Basta con questo interminabile mercato nero dei nomi. Cercatevi un candidato che risponda alle vostre esigenze. Mi rendo conto di essere un presidente scomodo. Ringrazio di vero cuore Giorgia Meloni e Ignazio La Russa per il convinto e tenace sostegno datomi. Torno a fare il militante”, scrive il presidente gradito a Fdi sul proprio profilo Facebook. Nel suo futuro, raccontano, c’è un seggio al Senato con Fratelli d’Italia.

La carta Prestigiacomo – Il ritiro di Musumeci è un assist ai berlusconiani. Gianfranco Miccichè, l’uomo che più di tutti ha osteggiato la ricandidatura del governatore uscente, annuncia di aver trovato l’accordo con la Lega di Matteo Salvini: il candidato governatore comune sarà Stefania Prestagiacomo. Da sempre molto vicina a Micciché, deputata di Forza Italia fin dal 1994 e poi due volte ministra nei governi di Berlusconi: alle Pari Opportunità tra il 2001 e il 2006 e all’Ambiente tra il 2008 e il 2011

L’asse Lega – Forza Italia – Nessuno scambio, dunque: la presidenza della Sicilia va a Forza Italia, e il Carroccio rimarrà la guida della Regione Lombardia. A esporsi personalmente con Salvini – che in un primo momento aveva messo il proprio veto su Prestigiacomo, rea di aver contestato la sua linea sui migranti ai tempi in cui guidava il Viminale – è stato Berlusconi. E dunque è svanito dal tavolo il nome di Nino Minardo, il leghista siciliano considerato favorito per la corsa a Palazzo d’Orleans in caso di scambio Sicilia-Lombardia tra berlusconiani e salviniani. “La Lega si è dimostrata un partito sensibile nei confronti dell’intera coalizione. Un grazie a Matteo Salvini e a Silvio Berlusconi che si sono adoperati per trovare la soluzione. Speriamo che anche gli altri alleati della coalizione dimostrino lo stesso spirito di collaborazione. La nostra candidata Stefania Prestigiacomo è la persona migliore per sfidare i mille problemi atavici di questa Regione e per gestire con intelligenza ed equilibrio i rapporti con tutti i partiti dell’alleanza”, dice Miccichè, lanciando a questo punto la palla nel campo di Fratelli d’Italia.

La minaccia di Micciché – L’asse Lega-Fi, infatti, sfida apertamente quello che è il primo partito della coalizione. Che ha appoggiato fino all’ultimo il nome di Musumeci. “Legittimo che Fratelli d’Italia, di fronte a una candidatura sostenuta dalle altre forze della coalizione di centrodestra, possa riflettere e discuterne, anche al proprio interno”, insiste Miccichè. Che poi evoca una velata minacca: “Attendiamo fiduciosi che maturino certi convincimenti, anche perché l’alternativa sarebbe solo la rottura dell’unità del centrodestra“.

Il no di Fdi e il caso Sea Watch – Sul fronte opposto, però, rispediscono le minacce al mittente. Prima lo fa Ignazio La Russa: “La farneticante minaccia di Miccichè di rompere la coalizione di centrodestra in Sicilia potrebbe diventare realtà“. Poi Giorgia Meloni in persona interviene su twitter per scrivere: “Abbiamo sempre difeso l’unità del centrodestra e continueremo a farlo, anche in Sicilia, dove il candidato migliore per noi rimane Nello Musumeci”. Poi attacca frontalmente Prestigiacomo: “Una cosa, però, non ci si può chiedere: sostenere un candidato che saliva sulla Sea Watch con il Pd“. Il riferimento è allo stesso episodio che in un primo momento aveva spinto Salvini a mettere il suo veto sulla Prestigiacomo: nel gennaio del 2019 – in pieno governo gialloverde – l’ex ministra era salita insieme al sindaco di Siracusa, a Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana e a Riccardo Magi di +Europa, sulla Sea Watch 3, la nave con a bordo 47 persone salvate nel Mediterraneo che era al largo della città siciliana perché le autorità italiane non avevano autorizzano lo sbarco. Già all’epoca il gesto di Prestigiacomo fece discutere altri esponenti del centrodestra. E oggi rischia di estendere la spaccatura della coalizione da Palermo fino a Roma. Il tutto a 45 giorni dalle politiche. Senza considerare che parallalelamente qualcosa potrebbe muoversi anche sul fronte opposto: per la giornata di domani è previsto un vertice della coalizione che sostiene Caterina Chinnici, l’europarlamentare del Pd che ha vinto le primarie del centrosinistra e del M5s. Un’alleanza che oggi esiste a Palermo ma non si è frantumata nella Capitale.

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