Caro Vittorio (tutti ti chiamano per nome, anche i “nemici” politici, una cosa che hai in comune con Giorgia, oltre allo schieramento politico per queste elezioni europee), questa volta “le caprette ti hanno fatto ciao”, come ti direbbe Heidi. Non potrai mangiarti i famosi cavoletti di Bruxelles a Bruxelles! Dovrai mangiarti i cavoletti di Bruxelles a Roma, lo so, non è la stessa cosa, ma sono certo che saprai riprenderti da questa batosta elettorale. Le caprette non hanno votato per il caprone, che disdetta! Però devi sapere che anche le caprette, pur non conoscendo benissimo il latino di Ovidio, ogni tanto si mettono a pensare. A furia di dare delle capre agli altri, si finisce incaprettati.

Ovidio fu mandato in esilio da Augusto, dal primo imperatore di Roma, mentre tu sei stato mandato in “esilio” dalle caprette, solo che il tuo esilio si chiama casa, la tua bellissima casa di Roma, rigurgitante di opere d’arte e di libri. Esiliato a casa tua, sei un uomo fortunato, ammettilo. Dicono che tu sia l’Arturo Brachetti della politica, un vero trasformista che ha il vezzo o il vizio di trasformarsi sempre nei pressi dei potenti e di chi è in grado di elargire molto denaro. Del resto, Ovidio con le sue metamorfosi ti ha insegnato molto, anche se dopo questo risultato elettorale siamo più dalle parti di Kafka, ti sei risvegliato scarafaggio nel tuo bellissimo appartamento, ma uno scarafaggio dorato, sia ben chiaro! A te piace l’arte, la bellezza, ma anche i soldi, parliamoci chiaro, infatti mi ricordi quella famosa battuta di Groucho Marx: “Naturalmente nella vita ci sono un mucchio di cose più importanti del denaro, ma costano un mucchio di soldi!”. Ti piacciono così tanto i soldi che sei un fan dell’Agenzia delle Entrate, solo che per entrate intendi le entrate nelle tue tasche. Devi avere delle tasche molto belle, foderate di raso, e pare che non siano bucate ma cucite benissimo.

Non sto dicendo che tu sia un tirchio, per carità, ma non hai fama di essere uno splendido come il tuo ex capo Silvio Berlusconi. Ti ricordi Silvio Berlusconi? Lo difendevi ogni giorno con la tua trasmissione Sgarbi quotidiani, gettando fango sulla Magistratura, difendevi un imprenditore colluso con la mafia, un altro che aveva la passione per le entrate nelle proprie tasche, ma almeno lui era generoso, zampillavano confetti dorati dalle sue tasche, c’erano confetti per tutti, per tutti quelli che mettevano la propria dignità sotto un cuscino di seta, soffocandola dolcemente. Sto parlando della dignità della verità, ovviamente. La verità non è contemplata tra le cose belle che tu ami tanto, vero? Come darti torto? La verità è una cosa terribile. Lasciamola ai magistrati o ai filosofi.

A proposito di confetti, ti devo ringraziare di cuore per il tuo comizio elettorale a Sulmona, esilarante e di una comicità surreale! Sembrava un quadro di Giorgio de Chirico, metafisica elettorale pura! Piazza vuota, due o tre manichini appisolati e le tue parole che echeggiavano nel vuoto, poi ti sei accorto che uno di questi manichini aveva un volto e gli hai urlato “Stai zitto, capra!”. Il bello è che gli hai urlato di stare zitto subito dopo avere detto che volevi portare la voce dei cittadini in Europa.

Caro Vittorio, devi imparare dai poeti, con le capre bisogna parlare, tu preferisci parlare con i miliardari, ok, ma guarda che anche le capre hanno una loro dignità, la capra è un animale meraviglioso, ricordi Umberto Saba? Tu hai trasformato la capra in un insulto, mentre senti che cosa dicono i poeti:

Ho parlato a una capra
Era sola sul prato, era legata.
Sazia d’erba, bagnata
alla pioggia, belava.

Quell’uguale belato era fraterno
al mio dolore. Ed io risposi, prima
per celia, poi perché il dolore è eterno,
ha una voce e non varia.
Questa voce sentiva
gemere in una capra solitaria.

In una capra dal viso semita
sentiva querelarsi ogni altro male,
ogni altra vita.

Caro Vittorio, conosci sicuramente questa poesia, sei un uomo di cultura, ci mancherebbe. Volevo dirti che anche le capre hanno un viso, un viso semita magari, e non sono dei manichini senza volto, è questo che tu non hai ancora capito, mi permetto di dirtelo, con affetto. Le caprette dal viso semita ti hanno fatto ciao, si potrebbe dire così, non trovi? Alla fine anche tu, in quella piazza vuota, hai ritrovato la tua dignità. Ho immaginato che alla fine una bellissima bambina si avvicinasse a quel bruttissimo palco transennato (perché non ti sei ribellato alla bruttezza di quel palco?) e ti offrisse i confetti di Sulmona, con un gesto di inviolabile tenerezza. Poi ti ho immaginato andare via sulla tua capramobile con il caprautista alla guida, stringendo al cuore quei confetti innocenti.

Ah, a proposito dei problemini legali ricorda: vedila come Agenzia delle Uscite e risolverai tutto. Alla fine è solo questione di Gestalt, di forma, e tu di forma te ne intendi.

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