Non ne ha fatti tanti in carriera di gol Pasquale Logiudice, si contano sulle dita di una mano. E da terzino sinistro, presumibilmente quello contro il Bari di trent’anni fa sarà stato l’unico gol segnato di destro da fuori area, centrando il sette. Forse il più bello, di certo il più importante, perché tiene viva la fiammella di una favola: quella dell’Acireale in Serie B. Una favola nata da uno spareggio perso: i siciliani rappresentano una città di 50mila abitanti e sono guidati dal presidente Giuseppe Aleppo, imprenditore, politico ed editore. Nel 1989 avevano vinto il campionato di Interregionale salendo in C2, dopo due anni la nuova promozione in C1, col copione che potrebbe ripetersi nel 1993: l’Acireale che si gioca il secondo posto alle spalle del Palermo col Perugia di Gaucci, arrivando agli spareggi. Il Grifone, più esperto e probabilmente anche più forte dei siciliani vince per 2 a 1 e si guadagna la Serie B, ma emerge che un arbitro marchigiano in due gare aveva favorito gli umbri in virtù di rapporti col presidente Gaucci. La promozione del Perugia viene annullata. Per la verità emerge un’accusa di combine pure per l’Acireale, ma l’accusatore non si presenta neppure in camera di consiglio e i siciliani vengono promossi in Serie B.

La squadra allestita è dignitosa: arriva un giovanissimo Arturo di Napoli dall’Inter, Salvatore Tarantino dal Giarre, Solimeno dalla Casertana e poi ci sono i veterani Logiudice, Sorbello, Pagliaccetti e Walter Mazzarri ormai a fine carriera. La partenza è da sogno: i siciliani esordiscono vincendo a Venezia per due a uno, rimontando il vantaggio di Monaco con Tarantino e un autogol di Bonanno (poi sarà assegnata all’Acireale la vittoria per 2 a 0 a tavolino per irregolarità nella formazione dei lagunari). La seconda, con l’esordio al Tupparello, ancora meglio: Sorbello su rigore regala la vittoria sul Verona.

Tre sconfitte consecutive poi danno ai siciliani le dimensioni delle difficoltà del campionato cadetto, ma la squadra di Papadopulo si rimette in carreggiata, con 8 pareggi consecutivi, fermando anche la super Fiorentina di Batistuta ed Effenberg. Carmine Amato, portiere preso dall’Avellino, non lascia passare nulla. Alla fine del girone d’andata l’Acireale ha 17 punti: nell’epoca dei due punti a vittoria equivale a metà classifica, sebbene la quartultima abbia solo due punti di meno.

Dopo un iniziale crollo nel girone di ritorno che sembrerebbe destinare i siciliani al ritorno in C, la situazione si raddrizza, con 4 vittorie in casa nelle ultime 4 partite giocate, tra cui, appunto, quella col Bari, col gol di Logiudice e un giallo che si consuma durante la gara, quando spariscono le bandierine del calcio d’angolo tra il primo e il secondo tempo. Forse rubate dai tifosi per goliardia, forse escamotage per prendere tempo, per consentire al Bari che veleggiava verso la promozione in A di conoscere i risultati delle avversarie. Vittorie che portano all’Acireale un bottino di 35 punti, comunque troppo pochi per la salvezza diretta. 35 punti infatti li mettono insieme anche Pescara e Pisa, ma gli abruzzesi sono meglio messi sul fronte degli scontri diretti. Ai siciliani e ai toscani invece tocca giocarsi la permanenza in cadetteria in uno spareggio da disputare a Salerno.

E’ il 15 giugno del 1994, tre giorni dopo l’Italia avrebbe esordito nel Mondiale statunitense, ma ad Acireale conta poco, l’attenzione è tutta per quello spareggio. Nel caldo dell’Arechi nei 90 minuti vince la noia, che le squadre provano a beffare solo due volte: un tiro di Muzzi con parata di Amato, una punizione di Tarantino al ’90 su cui salva miracolosamente Antonioli. Nulla ai supplementari, mentre ai rigori il Pisa sbaglia i primi due con Rocco e Rotella, l’Acireale solo il primo con Tarantino: il gol di Giacomo Modica decreta la miracolosa salvezza e permanenza in B dei siciliani, che corrono a festeggiare sotto la curva. Nella seconda stagione saluterà Papadopulo, e pur mantenendo l’ossatura della squadra salvezza, con qualche innesto interessante come un giovanissimo Tanino Vasari, i granata non riusciranno a mantenere la categoria, pur lottando fino alla fine. Non vi faranno più ritorno. Oggi la squadra acese è in D e scalpita per palcoscenici migliori, ma dopo 30 anni resta vivo il ricordo romantico del boato all’Arechi. E quello un po’ “pane e mortadella” delle bandierine scomparse e del gol di Logiudice allo scadere.

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