Un dibattito sulle bombe del 1993 a distanza di 31 anni dalla strage di via dei Georgofili. È quello organizzato dall’Associazione tra i Familiari delle Vittime, in collaborazione con il Movimento delle Agende Rosse, Antimafia Duemila e con il patrocinio del Comune di Firenze. L’evento si terrà lunedì 27 maggio , alle ore 18, al Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio.

Memoria e ricerca della verità oltre il colpo di spugna’” è il titolo del dibattito, moderato da Giuseppe Galasso. Durante l’evento sarà presentato il libro Il colpo di spugna (Fuoriscena), scritto dal sostituto procuratore della Direzione nazionale Antimafia, Nino Di Matteo, e dal giornalista Saverio Lodato.

Tra gli ospiti anche Salvatore Borsellino, il presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili Luigi Dainelli. Interverranno anche l’avvocato l’avvocato Danilo Ammannato, legale dell’associazione, e il direttore di Antimafia Duemila Giorgio Bongiovanni. Saluti istituzionali del sindaco di Firenze, Dario Nardella.

La serata sarà anche occasione per ricordare la figura di Giovanna Maggiana Chelli, storica Presidente dell’Associazione Familiari Vittime dei Georgofili e blogger de ilfattoquotidiano.it, deceduta il 21 agosto 2019. Ma anche quella del giornalista Andrea Purgatori, morto il 19 luglio 2023. Durante l’evento gli attori Lunetta Savino e Luca Zingaretti leggeranno il brano “Chi siamo noi chi sono loro” tratto dal libro Il patto sporco di Di Matteo e Lodato.

La strage di via dei Georgofili è una delle più efferate tra quelle del 1993: sono cinque le persone che rimasero uccise. L’esplosione di un Fiat Fiorino imbottito di esplosivo, avvenuta pochi minuti dopo l’una del mattino, distrusse la Torre dei Pulci, sede dell’Accademia Georgofili. Morirono Angela Fiume, il marito Fabrizio Nencioni, la figlia Nadia di 9 anni e la piccola Caterina, che aveva appena 50 giorni. Rimase ucciso anche Dario Capolicchio, un 22enne che studiava Architettura e abitava nel palazzo adiacente alla torre, insieme alla fidanzata Francesca Chelli (la figlia di Giovanna): lui viene arso vivo dalle fiamme provocate dalla bomba, la ragazza subirà dolorosissime lesioni. In totale sono trentotto le persone che rimasero ferite. Innumerevoli furono i danni agli edifici della zona, compreso al complesso artistico monumentale della Galleria degli Uffizi: dipinti di grande valore furono distrutti e il 25% delle opere presente subì danni.

I processi accertarono che gli esecutori della strage erano esponenti di Cosa nostra. L’obiettivo era colpire il patrimonio artistico del Paese, ispirato da una precisa strategia terroristica che andava oltre i consueti metodi e finalità della criminalità organizzata. Una strategia seguita anche nelle strage di Milano e in quelle di Roma, del luglio successivo. Sulle bombe del 1993 e su tutto quel compleso periodo indaga ancora oggi la procura di Firenze: l’ipotesi dei pm è che i suggeritori di quella strategia terroristica siano esterni a Cosa nostra.

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