Alla fine dei sei round sul ring del palazzetto dello Sport di Guastalla, Reggio Emilia, l’arbitro ha alzato il braccio del giovane pugile di casa Hassan Kobba, al secondo incontro ma con un buon futuro davanti a sé. Luigi Mantegna, il re dei pugili cosiddetti “mestieranti”, ha perso per la centodecima volta. Utilizzando l’esperienza accumulata negli anni, è stato in piedi a fatica fino all’ultimo. Mantegna infatti perde sempre, ma senza mai finire ko. A 47 anni per il frusinate di Ceccano è stata dura. Questi saranno gli ultimi match di una carriera per certi versi leggendaria. Al suo angolo Nando Barrale, da una vita con lui. Formano una coppia molto divertente, con dei tempi comici perfetti. Quando al suono della prima campana, Luigi si lamenta che non ha fiato, Barrale lo rimprovera: “Potevi venire in palestra più spesso questa settimana. Ora vai e arrangiati!”. È il suo modo per caricarlo. Poi dall’angolo gli urla: “Porta ‘sti ganci, alza le mani. Dai che se schivi, poi il colpo viene da solo”. Mantegna ha un rapporto simbiotico con il suo maestro, cerca spesso il suo sguardo dentro al quadrato. Ma oggi Luigi non sta facendo bene.

Arriva alla fine, Maestro? “Ci arriva ci arriva, ma deve portare qualche colpo”. Nel minuto di pausa Mantegna dice che non combatterà più nei Medi. “È troppo grosso, Nando”. “Luis, ma che dici, ieri al peso eri tu due etti più di lui”. Alla quinta Luigi è in grossa difficoltà, per due volte scivola a terra, lo fa per guadagnare tempo. “Sto perdendo perché mi hai lasciato senza acqua“. Barrale sorride. “La prossima volta ti porto il vino“. Finalmente il match finisce. Il tunisino di Guastalla Hassan Kobba, che proviene da una famiglia di pugili, vince un match a senso unico.

Mantegna è giunto domenica in Emilia al 114esimo incontro di una carriera da professionista iniziata nel 2006, ovviamente con una sconfitta e proseguita negli anni con solo due vittorie e altrettanti pareggi. È uno di quei pugili che vengono chiamati ad affrontare colleghi più giovani, spesso al debutto, che hanno bisogno di salire sul ring per migliorare oppure avversari che non vogliono perdere il ritmo tra un match e l’altro. Questi atleti nel pugilato vengono chiamati anche “collaudatori” o con un termine più cinico “perdenti“. Ci sono da sempre in tutto il mondo. In inglese sono detti “journeyman”. Non dicono mai di no anche se vengono contattati all’ultimo, e pur di partecipare alla riunione sono disposti a combattere in diverse categorie di peso. Perdono, recuperano la sacca in spogliatoio e tornano a casa. Per loro c’è sempre una somma di denaro non elevatissima, ma spesso più alta dell’avversario, al quale in una determinata fase della carriera può interessare di più migliorare il proprio record anziché l’aspetto economico. In carriera Mantegna ha “fatto” con molti pugili che sono poi diventati campioni italiani o gente come Devis Boschiero, che è stato ad una virgola dalla cintura mondiale. Ha tenuto a battesimo anche l’attuale sfidante al titolo europeo silver Luigi Alfieri.

La sconfitta numero 110 – sono più di otto anni che non vince – è arrivata in provincia di Reggio Emilia per il Guastalla Boxing Day. Ad organizzare l’evento la Reggiana Boxe, una società giovane e molto attiva, che poggia le basi sulla tradizione di una palestra nata in città più di cento anni fa, la cui bandiera fu il pugile da record Gino Bondavalli che dal 1934 al 1950 ha combattuto quasi 200 match, diventando campione europeo in due categorie diverse. Oggi i tecnici si chiamano Michael Galli, Valentino Manca, Cosimo Trebisonda e quel Mattia De Bianchi che ha al momento interrotto l’attività da pugile professionista dopo il titolo italiano difeso solo un anno e mezzo fa. Nell’altro incontro tra professionisti (oltre agli otto da dilettanti), c’è stato un pareggio tra Adrian Marku e Matteo Fiorini. Da Ceccano Mantegna è partito in auto al sabato, insieme al maestro Barrale, al suo angolo da più di venticinque anni, quando Luigi era ancora nei dilettanti. Ne hanno macinati tanti di chilometri insieme in giro per l’Italia. Mantegna ha combattuto in quasi tutte le regioni (ma mai all’estero) e il mezzo preferito, anche per risparmiare, è quasi sempre stato l’auto. Cerimonia del peso, cena (non proprio da atleta) e in albergo a dormire. Domenica Luigi è uscito dal ring alle 19,30. Doccia in spogliatoio e alle 20 erano già in auto. Li attendevano più di cinque ore d’autostrada.

In settimana le sedute di allenamento non erano state affatto regolari. Mantegna per sbarcare il lunario deve coniugare mille lavoretti. In estate fa il giardiniere, negli altri mesi il tuttofare nel settore edile, capita che vada a lavorare anche con il suo maestro a mettere guaine sui tetti, due volte alla settimana gestisce un banco di vestiti al mercato e alla sera fa il dj. La boxe in palestra è solo nei ritagli di tempo, non importa se debba o meno preparare un match. Secondo il regolamento della Federazione per limiti d’età questo sarà l’ultimo anno in cui Mantegna potrà combattere. È giusto così, perché i pugni fanno male, soprattutto se ne prendi tanti in carriera e non sei più un ragazzino. Mantegna va però ringraziato per aver fatto crescere tanti pugili italiani. Verosimilmente gli mancheranno non più di cinque-sei incontri da qui al 31 dicembre prossimo. Le proposte per combattere non mancano. “Mi dispiace ma quello che dovevo fare, l’ho fatto – dice a ilfattoquotidiano.it nello spogliatoio prima di cambiarsi – io sono soddisfatto. Se questa legge fosse uscita quando ero più giovane, ci sarei rimasto male. La voglia ce l’ho ancora, non riesco a staccarmi dal ring, mannaggia, però ogni cosa ha un inizio e una fine. Certo, la mia compagna è contenta che smetta. A settembre compirò 48 anni, conseguirò l’attestato da Oss e farò il maestro di boxe, in aiuto a Nando“.

In Inghilterra i journeyman, che hanno fatto la storia del pugilato locale per aver “portato a scuola” molti futuri campioni alle prime armi, hanno nel loro record una vittoria finale. Chissà se è un caso, o se gli è stato organizzato un match conclusivo per avere un ultimo urrà. Ma Mantegna non cerca questo. La coerenza prima di tutto. “Per non rovinare il mio record di sconfitte – conclude Mantegna – mi piacerebbe finire con uno bravo, un vecchio campione, menarsi fino alla fine delle sei riprese e magari ai punti… perdere. Tu mi dai cento cazzotti e io novantotto. Sarebbe bello farlo il 28 dicembre tra Natale e Capodanno che è di sabato. Chissà quanta gente per l’ultimo incontro del Mantegna!”.

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