Quattro. Sono i giocatori che hanno vinto il Roland Garros nelle ultime venti edizioni, dal 2005 a oggi: Roger Federer, Stan Wawrinka, Novak Djokovic e, ovviamente, Rafa Nadal. Lo spagnolo è stato il protagonista che ha reso uno degli Slam più “democratici”, una terra di dominio assoluto. Basti pensare che nei 20 anni precedenti al suo arrivo erano stati ben 14 i vincitori diversi. Il 26 maggio comincia un Roland Garros che si configura come un’inversione di tendenza, un ritorno ai vecchi tempi. I risultati di questa prima parte di stagione dicono chiaramente che sono almeno una decina i pretendenti. Un affollamento figlio soprattutto dalle molte incognite che i big si portano dietro. A cominciare da Jannik Sinner.

L’azzurro è reduce dal pesante fastidio all’anca destra che gli ha impedito di disputare gli Internazionali d’Italia. La sua presenza a Parigi è stata in bilico, prima del recupero e la decisione di prendere parte al secondo Slam stagionale. Il sospiro di sollievo tirato non toglie però le incognite circa la sua condizione. Sinner ha ripreso ad allenarsi solo pochi giorni fa, dopo dieci giorni di test, cure e fisioterapia. Uno stop che potrebbe avere un peso notevole all’interno di un torneo duro e sfiancante come il Roland Garros. Il ruolo da pretendente è indubbio, non quello di favorito assoluto.

Ma Sinner (primo turno contro Eubanks) non arriva in Francia solo per testare il suo fisico o provare ad alzare il secondo titolo Slam della carriera. In palio c’è anche il numero 1 del mondo. Un traguardo storico, mai raggiunto da nessun italiano. L’eliminazione di Djokovic in semifinale a Ginevra dà a Sinner un ventaglio di opzioni su come effettuare il sorpasso. La base di partenza di ogni calcolo è però la finale. Se l’azzurro arriva all’ultimo atto è numero 1 del mondo, indipendentemente dal risultato di Nole. La vetta verrebbe poi conquistata anche arrivando in semifinale (con Djokovic che non vince il torneo) o con quarti, ottavi, terzo turno, secondo turno, con il serbo che perde prima della finale.

Al Roland Garros Djokovic (prima partita contro la wild card Herbert) giunge con tante delusioni alle spalle e mille dubbi in testa. Con una sensazione perenne di vulnerabilità che lo ha costretto a un irrituale rodaggio pre-Roland Garros a Ginevra. Si presenta da numero 1, ma solo sulla carta, con l’etichetta di “uomo da battere” che deriva solo dalla sua storia e per essere il campione in carica. La caccia allo Slam numero 25 (e al record assoluto tra maschile e femminile) è quanto mai in salita, così come è incerta la strada per il primo sigillo parigino di Carlos Alcaraz (esordio contro un qualificato). Anche lui arriva nella capitale francese con l’incognita di un avambraccio destro che è stato un problema costante da Indian Wells in poi. Lo spagnolo ha di fatto saltato l’intera stagione sulla terra rossa, presentandosi solo a Madrid.

Alla luce di questo quadro, come detto in precedenza, il Roland Garros si presenta come un territorio da conquistare anche per molti altri. Tre nomi in particolare: Stefanos Tsitsipas, Andrey Rublev e Alexander Zverev. Il primo ha vinto il Masters 1000 di Montecarlo, il secondo quello di Madrid, il terzo quello di Roma. Il tedesco poi è riuscito anche a riconquistare il numero 4 del mondo, che in sede di sorteggio del tabellone fa una certa differenza. Sono loro i principali rivali di Sinner, Alcaraz e Djokovic. Dietro, in un’ipotetica terza fascia, ecco Holger Rune, Casper Ruud e Daniil Medvedev. Quest’ultimo è anche l’unico, insieme a Sinner e Alcaraz, ad aver vinto uno Slam dopo aver battuto Djokovic.

E poi c’è il capitolo più atteso: Rafael Nadal. Dopo un percorso tortuoso, pieno di incertezze, ma affrontato con la solita caparbietà e voglia di non mollare, lo spagnolo è riuscito ad essere presente a quello che, probabilmente, sarà il suo ultimo ballo al Roland Garros. Un torneo che ha alzato 14 volte e dove ha un record di 112 vittorie in 115 partite disputate. Tutti a Parigi lo aspettano, pronti a celebrarlo tra nostalgia e gratitudine. Utopico però pensarlo tra i vincitori dopo le indicazioni arrivate in questi mesi sul suo livello. Nadal non vince più di tre partite di fila ormai da due anni, e la prima a Parigi non poteva essere peggiore. Contro Zverev, forse il giocatore più in forma e in fiducia del momento.

Oltre a Sinner, sono 9 i tennisti azzurri presenti nel tabellone principale. Tra questi non ci sarà Matteo Berrettini. Il romano non si sente ancora pronto fisicamente per mettere in fila più battaglie al meglio dei 5 set, e ha scelto ancora la prudenza. Il suo rientro adesso è previsto sull’amata erba. A Parigi ci si aspetta un segnale da Lorenzo Musetti (esordio ostico contro Galan). Per lui c’è la prospettiva di un terzo turno intrigante contro Djokovic. Indicazioni positive che cercano anche Matteo Arnaldi e Lorenzo Sonego. Per entrambi due primi turni difficili contro altrettanti francesi, Fils e Humbert. Presenti anche Flavio Cobolli, Luca Nardi, Mattia Bellucci e Giulio Zeppieri. Possibile ultimo giro in carriera al Roland Garros per Fabio Fognini, mentre grande curiosità c’è attorno a Luciano Darderi, dopo il buon risultato agli Internazionali d’Italia.

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