È in festa da giorni Bologna per l’impresa di Thiago Motta e dei suoi che hanno portato i rossoblù nell’Europa che conta, in Champions, dopo un campionato straordinario. Non si alza materialmente una coppa, certo, ma forse vale anche qualcosa in più. Qualcosa in più dell’ultimo trofeo (ci sarebbe l’Intertoto del ’98, ma non è la stessa cosa) alzato, esattamente 50 anni fa (e un po’ sommessamente) a Roma: la Coppa Italia vinta in finale contro il Palermo.

Un formato anomalo la Coppa Italia di quella stagione 1973/74: c’era il Mondiale in Germania all’orizzonte e bisognava far presto: difficile con un torneo da 36 partecipanti, a gironi e con gare di andata e ritorno a partire dal secondo turno. Secondo turno (due gironi da quattro squadre con partite in casa e in trasferta) che per ovviare a tale difficoltà viene concentrato tra metà dicembre e inizio maggio. Considerando che in quel periodo le grandi erano in corsa per Scudetto e Coppe Europee, ne beneficiano le piccole. Non che fosse una piccola il Bologna del “PetissoPesaola, reduce da un buon settimo posto e con campioni del calibro di Bulgarelli, seppur già 33enne e di Beppe Savoldi, ma certo neppure la squadra di Haller e Nielsen che 10 anni prima vinceva lo Scudetto.

Piccolo era invece il Palermo del maestro Viciani, precursore del bel gioco modello olandese, mostrato in Serie A con la Ternana nelle stagioni precedenti. Bel gioco che però in rosanero mostrava a sprazzi. In campionato i siciliani infatti sono altalenanti, mentre in Coppa Italia si trasformano: all’esordio battono la Fiorentina con un secco due a zero, poi pareggiano a Bari e battono il Perugia. Uscendo a reti inviolate dal Bentegodi vincono il girone, qualificandosi per il secondo turno. Si qualifica per differenza reti il Bologna, invece, arrivando a pari punti col Napoli ma segnando un gol in più degli azzurri.

Il secondo girone sembrerebbe insormontabile per gli uomini di Viciani che dovranno vedersela con la Juventus, la Lazio di Maestrelli e Chinaglia che si avvia a vincere il campionato e col Cesena: i biancazzurri effettivamente vincono a Roma, ma il Palermo batte la Juventus per 2 a 0 grazie ai gol di Ballabio e Barbana, uscendo imbattuto dal Comunale nella gara di ritorno e al La Favorita nell’ultima gara supera per 2 a 0 i biancocelesti con Vannelo e Magistrelli. Al Bologna toccano invece l’Atalanta, l’Inter dell’Herrera bis e il Milan impegnato anche in Coppa delle Coppe: i rossoblù ne vincono tre su tre all’andata, ed è indolore dunque la sconfitta contro l’Inter a San Siro, visto che il pareggio col Milan e la nuova vittoria con l’Atalanta garantiscono la vittoria del girone e la finale.

Una finale che non avrebbe storia in realtà e che vede favoritissimo il Bologna, ma il Palermo di Viciani ha dimostrato di essere una brutta gatta da pelare. E infatti i giocatori rosanero volano, vanno al doppio della velocità dei rossoblu e si portano in vantaggio dopo meno di un quarto d’ora con Magistrelli di testa. Il Palermo ne ha di più e sfiora spesso il raddoppio, ma spreca, mentre il Bologna è reso praticamente inoffensivo da Arcoleo e compagni.

Al 90esimo la beffa: l’arbitro Gonella di Torino concede una rimessa laterale a destra dell’area di rigore del Palermo, che non ci sarebbe perché la palla l’ha mandata fuori Savoldi. Bulgarelli comprende che è il momento di provare il tutto per tutto, e ci prova: si fa dare il pallone spalle alla porta, Arcoleo corre a difendere a braccia larghe, Bulgarelli appena sente il contatto va a terra e l’arbitro concede il calcio di rigore, trasformato poi da Savoldi. Finisce ai rigori, il primo è di Bulgarelli che sbaglia, ma Gonella fa ripetere, dicendo che il portiere del Palermo, Girardi, s’è mosso prima, e Bulgarelli fa centro.

Alla fine per il Palermo sbagliano Vullo e Favalli, mentre l’ultimo rigore di Eraldo Pecci regala la coppa al Bologna. I rosanero, distrutti, abbandonano il campo, il presidente Renzo Barbera nel consueto stile tace e stringe gelido la mano a Gonella: si racconta gli regalò anche un “paladino” siciliano, non nell’accezione di paladino però, ma nella versione di “pupo”. E Barbera ai suoi corrisponde pure il premio vittoria: quella Coppa a Palermo l’hanno sempre considerata scippata. Quella coppa che è l’ultimo trofeo messo in bacheca dal Bologna, cinquant’anni prima dell’esplosione di gioia per l’accesso in Champions.

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