“Devi fare un bonifico di 13.200 euro e tu in banca non ce l’hai?“. “Aldo ho speso tutto…“. “Paolo, stasera vieni a casa mia e te li do i soldi, non è un problema”. A parlare in questo dialogo intercettato dalla Guardia di finanza sono i principali coindagati del governatore ligure Giovanni Toti, finito agli arresti domiciliari martedì: il magnate della logistica Aldo Spinelli, anche lui ai domiciliari, e l’ex presidente dell’Autorità portuale di Genova Paolo Emilio Signorini, per cui è stata disposta la custodia in carcere. Secondo l’accusa, per ottenere provvedimenti a lui favorevoli, Spinelli ha corrotto Toti con i finanziamenti al suo comitato elettorale e Signorini con varie prebende: soggiorni di lusso, fiches per giocare al casinò, una borsa Chanel e due bracciali Cartier, ma anche 15mila euro in contanti consegnati il 14 luglio del 2022.

Dalle carte emerge come quei soldi servissero al manager, rimasto al verde nonostante lo stipendio da 230mila euro l’anno, per pagare il catering del matrimonio della figlia in Toscana: “Oggi parto perchè domani c’è il matrimonio di Giulia… devi vedere quanto m’è costato… devo fare un bonifico a saldo per il matrimonio e ho già fatto settantamila euro di spese… resta un “buco” da 3.200 euro e io questi soldi non li ho più…”, dice a Spinelli in un bar del centro di Genova. Tratto in inganno dall’errore sulla somma, l’imprenditore si offre subito di pagarla di persona con bonifico. “All’autista“, suggerisce però l’interlocutore. Spinelli insiste: “Ma no vado alla banca te lo faccio fare, mi dai il nome…”. Signorini non è convinto: “E ma se controllano…“. E l’altro minimizza: “Ma nooo, ma vabbè ma belin… un Rolex da cinquantamila euro no, ma un regalo da 3.200 euro lo può fare chiunque…”.

Una volta compreso che l’importo non è di 3.200 ma di 13.200 euro – si legge nell’ordinanza di custodia cautelare – Spinelli rimane “basito e spiazzato“. “Tredicimila… Paolo io te lo faccio ma… devi fare un bonifico di 13.200… e tu in banca non ce l’hai?”, chiede perplesso. “Ottantamila… ottantamila…”, replica Signorini (“Presumibilmente si riferisce alle spese sostenute per il matrimonio mentre fa un gesto con le mani”, annota la Finanza). “Belin ragazzi… ma cosa ci hai fatto?”, chiede sconcertato l’imprenditore. “La location… tutte le tensostrutture…”, spiega il capo dell’Autorità portuale. “Ma i figli servono per quello, per mantenerli e dargli i soldi”, chiosa Spinelli. Poi però torna subito alla carica proponendo di emettere un assegno circolare a nome della figlia di Signorini: “E ma io me ne batto i coglioni oooh… sei il presidente del Porto, si sposa tua figlia, le faccio un regalo… anche da trentamila euro che discorso è… siamo amici…”.

La strada del pagamento tracciato, però, non convince l’interlocutore. Che fa all’imprenditore una domanda ritenuta dal gip “significativa”: “Ma se ti dicessero… lo faresti a Toti?“. “Eh beh ma se si sposa sicuro che glielo faccio! Si sposa tua figlia le faccio il regalo, mica…”, prova ad argomentare l’altro. Poi però concede: “Si è la cifra è un po’ alta, perché due o tremila euro puoi giustificare un regalo, questo catering mi sembra impossibile però”. Alla fine Spinelli consegnerà a Signorini i soldi in contanti, mentre il versamento alla società di catering sarà effettuato da un’amica del manager. Che il giorno dopo tenterà di annullare il bonifico, dopo aver capito che probabilmente non avrebbe più visto i soldi indietro.

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