Vista la mancanza di una regolamentazione nazionale omogenea e di regole certe nell’assegnazione delle concessioni balneari, l’avvio della stagione turistica non poteva che finire così, nel caos. Come sta accadendo a Jesolo, in provincia di Venezia, una delle spiagge più affollate d’Italia. L’hanno già battezzata la “guerra dei bagni”, perché in due tratti strategici dell’arenile, i più centrali e quindi più appetibili, i vecchi titolari degli stabilimenti hanno sigillato i capanni con i servizi igienici e i chioschi per la ristorazione. I vincitori (contestatissimi) delle nuove assegnazioni si trovano così nell’impossibilità di mettere a disposizione dei bagnanti le strutture nella loro completezza. Per il momento, tutto ruota attorno all’Unità minima di gestione (UMG) 7 del centralissimo Consorzio Marconi. I bagni sono stati impacchettati con dei teli di colore verde, che li rende inaccessibili. Idem per le cabine che si trovano lungo la passeggiata e che vengono utilizzate come uffici dai bagnini. Stessa sorte hanno subito le docce, fasciate da nylon bianco. È la prima volta che il tratto di spiaggia lungo circa 600 metri si presenta così a inizio stagione. Il nuovo concessionario è Sebi, la società a responsabilità limitata dell’imprenditore locale Alessandro Iguadala, che si è aggiudicata la gara indetta dal Comune di Jesolo per la gestione ventennale, in base alla legge regionale 33. A dover lasciare le strutture sono i soci del Consorzio Marconi srl, che hanno visto scadere al 30 aprile la concessione e che hanno presentato ricorso al Tar.

Nella stessa situazione si trovano i soci dell’Umg5, ovvero il Consorzio Stabilimenti centrali riuniti scarl, che occupava la spiaggia compresa tra piazza Brescia e piazza Mazzini. L’assegnazione è stata vinta dalla società Cbc srl, formata dalla famiglia di Mario Moretti Polegato (“mister Geox”, titolare del gruppo di Montebelluna), dalla famiglia Menazza e da Alessandro Berton, presidente di Unionmare. I ricorsi in entrambi i casi, con la richiesta di sospensiva dell’assegnazione, saranno esaminati dal Tribunale amministrativo regionale l’8 maggio, dopo che una richiesta urgente è stata respinta. È per questo che i bagni sono stati sigillati, dopo che le società che hanno vinto le gare hanno ottenuto il diritto di occupazione dell’arenile, cominciando a pulire e delimitare le spiagge. Togliere gli ombrelloni e i lettini è stato facile, più complicata diventa la situazione delle strutture fisse che devono essere rimosse per consegnare ai nuovi concessionari l’area della spiaggia completamente libera. Per farlo dovrebbero essere aperti dei veri e propri cantieri, mentre la stagione balneare è di fatto iniziata.

Pietro Visentin, presidente del Consorzio Marconi, ha spiegato: “Si tratta di attrezzature di nostra proprietà: perché dobbiamo lasciarle ad altri? Abbiamo però garantito l’acqua, la luce nelle ore notturne e l’apertura dei bagni normali. È un atto di responsabilità verso la città. È doveroso attendere la decisione del Tar”. In ogni caso le parti in gioco cercano un accordo, per non pregiudicare la stagione. Al di là delle carte bollate, sarà probabilmente un’intesa economica a risolvere la situazione di stallo. Commenta Antonio Lunardelli, esponente del Movimento Cinque Stelle che da tempo aveva lanciato l’allarme: “I vecchi titolari, prima di smantellare, aspettano la pronuncia del Tar, nella speranza di riprendere a lavorare. Se non ci saranno accordi tra le parti, sicuramente la vicenda finirà poi al Consiglio di Stato dove probabilmente verrà deciso anche sulla legittimità dell’applicazione della Legge regionale 33 seguita dal Comune di Jesolo. Noi avevamo sempre sostenuto che le gare andavano fatte per tempo, ma soprattutto senza accorpare le concessioni in grandi Umg, dove si va a dare in gestione tutta la spiaggia di Jesolo a 16 potentati economici, al posto dei precedenti singoli esercenti di attività o servizi”.

Che il clima sia belligerante lo dimostrano molte dichiarazioni. Pierfrancesco Contarini, presidente del Consorzio stabilimenti centrali riunti: “Sono state rigettate molteplici opportunità di dialogo, che risalgono anche all’estate scorsa, e possibili soluzioni di sintesi che avrebbero salvaguardato tutti gli operatori coinvolti. Ora si cercano colpevoli esterni per delle decisioni assunte da soggetti che mai si sono confrontati con la categoria”. Alessandro Rizzante, del Consorzio Marconi: “Non abbiamo bisogno di nessuna guerra, ora dobbiamo lavorare per la pace: è indispensabile per l’intera città”. I piccoli lamentano di essere stati scavalcati dalle cordate di imprenditori. L’ex sindaco Renato Martin, presidente del Consorzio stabilimenti centrali riuniti, ha scritto al sindaco Christian de Zotti di Fratelli d’Italia, chiedendo di promuovere un incontro tra i concessionari uscenti e i nuovi gestori: “Bisogna individuare, per l’imminente stagione, le modalità di una possibile gestione nell’arenile anche delle strutture e attrezzature pre-esistenti. Intendiamo evitare che la integrale rimozione, intimata dal Comune, possa determinare il mancato, o ritardato, allestimento dei tratti in concessione”. Dopo che il Consiglio di Stato ha nuovamente intimato di dar corso alle liberalizzazioni introdotte nel 2006 dalla direttiva Bolkestein, il caso Jesolo è destinato a fare da apripista. Altri comuni del litorale Adriatico hanno avviato le procedure per bandire le gare in base alla legge regionale del Veneto numero 33, ma in quasi tutti i casi le procedure sono in corso e per questo sono state concesse proroghe. Il Consiglio di Stato ha però stabilito che non si può trattare di proroghe automatiche e generalizzate, come ha voluto fare il Governo Meloni.

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