Da quando la sua fabbrica ha chiuso, Mario (nome di fantasia) ha vissuto per sei anni nel limbo della cassa integrazione e della disoccupazione. Ma da poche settimane è finito tutto. E a 56 anni si ritrova a dover fare i tirocini della Regione con la speranza di ottenere qualcosa di più di un contratto di qualche mese. Eppure per oltre trent’anni ha lavorato come operaio specializzato all’ex Embraco di Riva di Chieri, uno dei simboli dei processi di delocalizzazione e delle reindustrializzioni promesse dai governi, ma mai attuate. Tutto inizia nel 2018 quando la fabbrica che produceva motori per frigoriferi decide di lasciare a casa oltre 400 persone. “Non abbiamo perso il lavoro, ce l’hanno scippato”, ricorda Mario, che da quel momento in fabbrica non ci è più tornato. Da lì è iniziato il suo calvario. Prima la cassa integrazione ordinaria fino a luglio 2018, poi spunta un compratore, Ventures, e con lui altri due anni di cassa per ristrutturazione. Ma è solo un’illusione. Quella che doveva essere una reindustrializzazione diventa “una truffa. “E tu rimani lì, nel limbo. Il vecchio padrone è scappato, quello nuovo non c’è. E finisci per implorare ancora un po’ di ammortizzatore. E invecchi”. Finirà in tribunale con un patteggiamento dei vertici che secondo l’accusa avrebbero sottratto somme di denaro destinate alla riconversione e al rilancio dello stabilimento produttivo. E così dal 2020 fino al febbraio 2024 arriva la disoccupazione. Settecento euro al mese. E a 56 anni Mario si ritrova a dover fare lavoretti saltuari o tirocini per provare a strappare un’assunzione. Sono in tanti come lui. L’80% dei suoi ex colleghi hanno tra i 45 e i 55 anni. Troppo giovani per andare in pensione, troppo vecchi per lavorare. Da quando è stato lasciato a casa Mario ha inviato 562 curriculum e ha fatto oltre 150 colloqui. “Se non intervengono le istituzioni locali e nazionali per darci un lavoro, come facciamo a competere con un ragazzo che ha 25 anni?”, si chiede con amarezza il lavoratore. E intanto il numero di fabbriche in crisi nel torinese continua ad aumentare. “Stiamo vedendo dei casi che sembrano essere fotocopia della ex Embraco – conclude Mario – occhio, perché se non si inverte la rotta, quello che abbiam vissuto noi capiterà anche a loro”.

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