Se c’è una cosa che la tragedia di Brandizzo avrebbe dovuto insegnare, è come evitare che l’attuale modello organizzativo non all’altezza e tutto concentrato su sfruttamento e profitti continuasse a restare radicato nel sistema a scapito della sicurezza sul lavoro e della stessa vita dei lavoratori. Ma nulla è cambiato.

Nessun passo avanti è stato compiuto a nove mesi da quel 30 agosto 2023 quando, nel piccolo comune del Torinese, 5 operai che stavano lavorando alla manutenzione dei binari sono morti travolti da un treno in corsa che viaggiava a 160 chilometri orari. “Sono anni che registriamo e denunciamo situazioni in cui solo il caso e molta fortuna hanno evitato altre stragi su strade e linee ferroviarie”, attacca Alessandro Genovesi, segretario generale della Fillea Cgil, che da quella tragedia va ripetendo che: “Brandizzo sarebbe dovuta essere l’occasione per rimettere in discussione tutto il sistema delle manutenzioni e i modelli di business che vi sono dietro”.

Ma è rimasto tutto fermo. “Né il Gruppo FerrovieRfi (la controllata della rete delle Ferrovie) hanno dato più garanzie e tutele ai lavoratori edili impiegati negli appalti e subappalti di manutenzione. Alle belle parole, sia ai tavoli sindacali che in Parlamento, non sono seguiti purtroppo fatti concreti”, continua ancora Genovesi. “Avevamo chiesto – spiega – di limitare il ricorso ai subappalti almeno per le attività a maggior rischio per la salute e sicurezza dei lavatori edili impiegati. Avevamo chiesto norme più stringenti per il rispetto del contratto nazionale del lavori degli edili, del corretto inquadramento, del rispetto degli orari di lavoro e per una qualificazione degli operatori più selettiva”.

Ma mesi e mesi di incontri tra i sindacati e le istituzioni non hanno portato a nulla e – sottolinea Genovesi – “forse c’entra la volontà di non disturbare un mercato e un modello di impresa che ha prevalso sopra ogni cosa. Dopo i tragici fatti di Brandizzo e il relativo clamore mediatico tutto si è esaurito”. Resta un problema serio di qualità nei controlli, ma anche e soprattutto di qualità lungo la filiera degli appalti e subappalti, con lavoratori spesso sotto inquadrati, poco formati, con orari, tempi e modalità di intervento fuori controllo.

“Da una grande azienda – dice il segretario generale della Fillea Cgil – che ha risorse, competenze e professionalità significative, ci saremmo aspettati una maggiore responsabilità sociale, una volontà di qualificare il lavoro in appalto e subappalto e, per questa via, la volontà di far crescere la qualità degli operatori economici e lavoratori. Rimangono in essere i tanti protocolli sottoscritti per le nuove opere, così come le norme e le tutele conquistate nel passato, ma rimane anche l’amarezza di non averle estese alle manutenzioni”.

Che primo maggio sarà? Amaro per migliaia di lavoratori impiegati negli appalti e subappalti ferroviari, ma anche per le famiglie degli operai morti negli ultimi anni che aspettano ancora giustizia. È il caso di Salvatore Emanuel Cucè, trasfertista calabrese di 33 anni morto il 7 febbraio 2023 mentre lavorava in un cantiere della linea ferroviaria del Terzo Valico, tra Piemonte e Liguria. Sono passati 15 mesi ma ancora non sono state accertate le cause della morte: la procura indaga su un’esplosione per la presenza di gas. Intanto migliaia di altri operai continuano a lavorare negli stessi cantieri e si continua a morire.

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