Sono al momento 38 i campus universitari statunitensi in cui sono in corso mobilitazioni degli studenti a sostegno della Palestina e contro la guerra a Gaza condotta da Israele. Gli atenei sono alle prese con una complessa gestione della situazione, chi privilegia il bastone, chi prova con la carota. Oggi la polizia ha smantellato l’accampamento dei manifestanti alla Northeastern University di Boston e ha arrestato 100 persone. L’intervento, ha spiegato l’università, si è reso necessario dopo che i manifestanti si sono lanciati in attacchi e insulti antisemiti che hanno “superato la linea rossa fissata dell’ateneo”. Secondo alcuni degli studenti che partecipavano al presidio gli slogan anti semiti sono stati però gridati da “infiltrati” pro Israele, proprio per spingere l’ateneo ad intervenire.

A Denver,in Colorado, sono stati fermati dalla polizia circa 40 attivisti pro Palestina che si trovavano nel Campus dell’Università locale. Sono stati portati via ammanettati, saranno giudicati per “sconfinamento illecito, in violazione delle regole dell’ateneo che vietano di campeggiare”. I 57 studenti arrestati mercoledì durante una protesta all’Università del Texas ad Austin non saranno invece incriminati. Il procuratore della contea di Travis, dove ha sede l’ateneo, ha stabilito che non ci sono motivi sufficienti per il rinvio a giudizio. Venerdì la Columbia University, epicentro delle mobilitazioni, ha vietato il campus universitario a Khymani James, uno dei leader della protesta pro-palestinese, per aver detto in video su Instagram lo scorso gennaio che “i sionisti non meritano di vivere”. Il ragazzo si è poi scusato scrivendo su X di essersi lasciato andare sull’onda del momento. Le scuse però non sono valse a nulla.

Venerdì sera è invece stata raggiunta una “tregua” nell’università parigina di Sciences Po (Scienze politiche). Gli studenti hanno accettato di interrompere i presidi in cambio dell’avvio di un confronto interno sulla questione israelo-palestinese e della decisione di non sanzionare gli universitari che hanno preso parte alle azioni dimostrative. Oggi a Tunisi un gruppo di attivisti filopalestinesi ha fatto irruzione nello stand dell’Italia alla Fiera del Libro di Tunisi, nel momento in cui era presente il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, intonando slogan e sventolando bandiere per il popolo palestinese, inducendo il ministro ad allontanarsi.

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