“Di fronte a quell’applauso alla scena del film dove i sicari uccidono Giancarlo non possiamo far finta di nulla. Nei prossimi giorni andrò in quelle classi a portare dei libri su mio fratello perché quei giovani vanno aiutati a capire”. A parlare è Paolo Siani, il fratello del giornalista ammazzato dalla camorra a 26 anni il 23 settembre 1985. L’applauso di cui parla è quello che un gruppo di ragazzi della scuola media “Amedeo Maiuri” ha fatto nei giorni scorsi al cinema Plaza al Vomero, quartiere di Napoli, durante la visione del film “Fortapàsc”. Quella che doveva essere una mattinata di educazione alla legalità e di memoria, si è trasformata in un caso nazionale tanto che in queste ore è intervenuto anche il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara.

A far scoppiare la bufera è stato appunto l’applauso che alcuni ragazzi hanno messo in atto sulle battute finali del film di Marco Risi, quando Siani, appena arrivato sotto casa, a bordo della sua Mehari in via Romaniello, viene colpito da due camorristi. Un gesto inaspettato che è stato interpretato come una provocazione da parte di molti docenti ma che è stato confermato da alcuni genitori intervistati da Il Mattino all’uscita dalla scuola. I professori hanno rimproverato gli studenti, ma Paolo Siani non vuole alcuna punizione, alcuna sospensione.

Contatto dal FattoQuotidiano.it, Siani spiega: “Le insegnanti sono dispiaciute. È chiaro che si tratta di un piccolo gruppo e non della maggioranza degli allievi ma non dobbiamo sottovalutare. La questione è più profonda: se noi, ai giovani, rappresentiamo in Tv, al cinema, molto di più storie di malaffare al posto di film e fiction sulle vittime della mafia, è chiaro che prevale la narrazione del male. Mi appello anche alla Rai: film come “Fortapàsc”, “I cento passi” dedicato a Peppino Impastato o “Alla luce del sole” che racconta di don Pino Puglisi, andrebbero fatti rivedere”. Non solo. Il pediatra, ex parlamentare, lancia una proposta: “In questi giorni all’Università Roma Tre verrà inaugurata un’aula alla memoria di mio fratello. Perché non dedichiamo le classi delle nostre scuole alle vittime di mafia?”.

Sulla vicenda accaduta al cinema, Siani è intervenuto anche sulla sua pagina Facebook dove ha scritto: “Alla morte non si applaude, mai, per nessuno. Questo non va spiegato, dovrebbe far parte dell’animo umano. Davanti alla morte si resta in silenzio, questo neppure va spiegato. Ma se invece accade, se alcuni ragazzi, pochi, molto giovani, di una scuola che si sta impegnando per far crescere in loro il senso della legalità e della giustizia, applaudono alla morte violenta e quindi scelgono di stare dalla parte di chi spara, c’è bisogno che noi tutti, ci si interroghi sul perché. Adesso, subito, prima che sia troppo tardi. Non possiamo far finta di nulla, dobbiamo intervenire, spiegare, raccontare, e lo dobbiamo fare con più forza, più veemenza, più coraggio, più passione, tutti. Perché ci riguarda tutti”.

Su X, invece, è intervenuto il ministro Giuseppe Valditara: “La scuola è e deve essere il primo presidio di legalità, è e deve essere una comunità, per definizione, antitetica a qualsiasi mentalità che rievochi quella mafiosa o addirittura plauda ad essa. Per questo la gravità del gesto di applaudire all’efferato assassinio camorristico del giornalista Giancarlo Siani, come è avvenuto a Napoli durante la proiezione del film Fortapàsc da parte di alcuni studenti, mi sconcerta e mi preoccupa. Oggi stesso intendo quindi agire per fare piena luce sull’accaduto”.

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