di Sara Gandini e Paolo Bartolini

Le questioni emerse con la pandemia non sono alle spalle. Nonostante nessuno abbia voglia di parlarne, a livello istituzionale si stanno già producendo documenti su come affrontare la prossima emergenza. Il ministero della Salute ha appena redatto un piano e le misure previste per il contenimento dei rischi dove si discute di come “Prevenire e contenere la divulgazione di disinformazione e fake news”. Ma chi definisce quali sono le fake news?

Ci teniamo a ricordare che secondo il rapporto “Profiting from Pain”, pubblicato nel 2022 da Oxfam International, per ogni nuovo miliardario nato durante la pandemia, uno ogni 30 ore, quasi un milione di persone è stato spinto verso la povertà estrema, e questo ha un pesante impatto anche sulla salute. Se da una parte l’incidenza della povertà relativa è aumentata all’11% nel 2022 e circa tre milioni di famiglie sono arrivate sotto la soglia di povertà, dall’altra per le multinazionali – dai vaccini alla digitalizzazione onnipervasiva – il business è stato florido. In particolare le aziende farmaceutiche hanno generato profitti per 90 miliardi di dollari tra 2021 e 2022. Un risultato possibile, come sappiamo, grazie ad accordi di pre-acquisto e generosi finanziamenti pubblici.

Eppure la Pfizer è stata addirittura ammonita sei volte per la promozione indebita del vaccino Covid-19. Per l’ultima violazione del codice, la Prescription Medicines Code of Practice Authority ha addebitato a Pfizer costi amministrativi per 34.800 sterline, che equivalgono allo 0,00005% dei ricavi di Pfizer nel 2021. Quest’ultima multa arriva dopo che l’amministratore delegato della Pfizer, il dottor Albert Bourla, è stato riconosciuto colpevole nel novembre 2022 riguardo alla comunicazione sul vaccino Covid per i bambini. Bourla aveva dichiarato alla Bbc che immunizzare i bambini nel Regno Unito e in Europa sarebbe stata un’ottima idea, perché la Covid nelle scuole stava aumentando e “questo sta disturbando, in modo significativo, il sistema educativo”.

Non possiamo quindi non chiederci, ad esempio, se era davvero necessario chiudere le scuole o se il terrorismo sulle scuole era dovuto ad altri interessi. Quali erano quindi le fake news?

E’ indubbio che da una parte c’erano gli interessi delle aziende farmaceutiche e dall’altra la necessità di aumentare i finanziamenti alla scuola, sacrosanta richiesta della sinistra ma che apre altre contraddizioni su cui era necessario discutere. Purtroppo, proprio a sinistra, dove questi temi andrebbero sollevati e discussi apertamente, incontriamo spesso un muro. Per la sinistra è un tabù la gestione della pandemia, anzi della sindemia, e quindi dell’impatto che le scelte politiche hanno avuto sulle varie classi sociali sia a livello economico che di salute. Persino nei centri sociali e nei luoghi del femminismo l’argomento è spesso intoccabile. Il silenzio imbarazzato di troppi intellettuali ne compromette la residua (ormai scarsa) credibilità.

Ma se le istituzioni internazionali come l’Oms si stanno preparando a una nuova pandemia, è chiaro che bisogna trovare il coraggio di discutere con serietà a partire dal green pass, per arrivare agli effetti delle chiusure rispetto alla dispersione scolastica, per le classi sociali più deprivate e non ultima per la salute psicologica delle nuove generazioni. E non possiamo dimenticare che la sanità pubblica è peggiorata in modo significativo anche a causa delle scelte fatte durante la pandemia e ora non è in grado di reggere le richieste con code che rendono inevitabile affidarsi al privato, per chi se lo può permettere.

Eppure qualche bella testa pensante ha provato a portare senso critico da sinistra. Gabriella Paolucci in “Violenza di Stato e governo della pandemia. Una prospettiva bourdieusiana”, pubblicato nel libro “L’ISTITUZIONE, IN PRATICA. Ripensare il diritto e la politica con Pierre Bourdieu”, conclude il capitolo dicendo che si può ragionevolmente ipotizzare che durante la pandemia lo Stato ha lavorato per gli interessi strategici del capitale nel suo insieme (oltre, naturalmente, alla frammentazione delle classi dominate, splendidamente attuata per mezzo dell’esercizio della violenza simbolica).

Gabriella Paolucci ha inoltre curato il libro appena pubblicato che riporta gli atti della Scuola estiva organizzata insieme a Paolo Barrucci e Nello Preterossi nel 2022 “Il governo della pandemia. Uno sguardo critico” con il sostegno della Fondazione Banco di Napoli, dell’Istituto Italiano di Studi Filosofici di Napoli e il patrocinio dell’Università di Firenze. Lo segnaliamo perché gli interventi critici sono tanti e vengono da intellettuali con le formazioni più diverse, dialogo assolutamente necessario.

Siamo convinti, in linea con Gabriele Guzzi, economista-poeta, che la gestione politica della sindemia rappresenti un punto di rottura nella storia dell’umanità: “Abbiamo introiettato l’idea che tutto può essere sospeso, da un momento all’altro, per una decisione burocratica molto spesso opaca. (…) Il Covid è stato usato come strumento di restaurazione, di potere puro, per bloccare la vivacità sociale e democratica, la partecipazione dei popoli che cercavano un cambiamento. Mi sembra sempre più chiaro che questa guerra, questo insieme di guerre, non sarebbe stata politicamente accettabile senza la pandemia. Quel tempo è stato la condizione imprescindibile per una svolta militaresca e bellica del nostro mondo.”

Se non si avrà il coraggio di affrontare tutto questo, la sinistra non avrà nessuna speranza di rialzare la testa e coinvolgere i cuori.

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