Arriva il primo ok alla proposta di legge per vietare le intercettazioni oltre la durata di un mese e mezzo. La Commissione Giustizia del Senato ha approvato il ddl sulla proroga degli ascolti a prima firma di Pierantonio Zanettin (Forza Italia), modificato da un emendamento presentato a marzo dalla relatrice, l’ex ministra leghista Erika Stefani. Il testo riscrive l’articolo 267 del codice di procedura penale: se adesso le intercettazioni possono essere prorogate senza limiti dal gip, su richiesta del pm, per periodi successivi di 15 giorni, da domani non potranno “avere una durata complessiva superiore a 45 giorni, salvo che l’assoluta indispensabilità delle operazioni per una durata superiore sia giustificata dall’emergere di elementi specifici e concreti, che devono essere oggetto di espressa motivazione”. Dopo le proteste del Pd, una seconda versione dell’emendamento Stefani ha escluso dalla tagliola i reati di criminalità organizzata, per cui resta in vigore l’attuale disciplina (quaranta giorni prorogabili per periodi successivi di venti, qualora sussistano “sufficienti indizi”).

Per poter intercettare oltre il limite, dunque, il pm dovrà portare al gip “elementi specifici e concreti”. Anche in questa espressione è nascosta una stretta: al momento, infatti, per ottenere la proroga serve dimostrare (oltre ai “gravi indizi”) l’”assoluta indispensabilità” del mezzo di ricerca della prova, che può essere ritenuta sussistente anche nel caso in cui gli indagati, come spesso accade, per un certo periodo non dicano nè facciano nulla di compromettente. Con la nuova norma, invece, servirà per forza un “risultato” investigativo entro i primi 45 giorni. Sull’emendamento – passato con i consensi della maggioranza – il M5s ha votato contro, mentre Pd e Alleanza Verdi e Sinistra ha scelto di astenersi: “L’emedamento di Erika Stefani ha recepito in parte le nostre richieste. Ma non escludo che in Aula voteremo contro perché si tratta di un provvedimento comunque incompleto e scritto male”, dice il capogruppo dem in Commissione Alfredo Bazoli.

Durissimo il senatore 5 stelle Roberto Scarpinato, già magistrato antimafia: “Con questa maggioranza siamo ormai allo smantellamento del principale strumento investigativo, le intercettazioni. Il provvedimento approvato oggi – che limita a soli 45 giorni il tempo degli ascolti anche per reati gravissimi come la strage, gli omicidi, i reati relativi alla violenza sulle donne previsti dal codice rosso, le rapine aggravate e tanti altri – si aggiunge agli altri provvedimenti già approvati e a quelli in cantiere in materia di intercettazioni, tutti finalizzati a limitarne l’uso per i reati dei colletti bianchi, garantendo così la loro impunità anche a costo di sacrificare per tale scopo superiore, l’esigenza fondamentale della difesa dei cittadini contro le forme più gravi del crimine. Manca solo l’ultimo tassello del divieto del trojan per i colletti bianchi (previsto da un emendamento al ddl cybersicurezza, ndr) e l’opera sarà completata. Per capirci, applicano il principio della rana bollita di Noam Chomsky procedendo a rate, invece che in un’unica soluzione”, afferma.

Da Forza Italia invece si festeggia proprio ricordando tutti i provvedimenti restrittivi approvati in questo senso: “Con quest’ultimo disegno di legge si completa il quadro della riforma delle intercettazioni. Siamo partiti dalla famosa indagine conoscitiva (condotta proprio in Commissione al Senato, ndr) e poi abbiamo vietato le intercettazioni tra avvocato e cliente (nel ddl Nordio, ndr). Poi la settimana scorsa abbiamo approvato la disciplina per il sequestro dello smartphone con relativa acquisizione dei dati. Da ultimo c’è il provvedimento approvato oggi in Commissione”, rivendica Zanettin. “Grazie a Pierantonio Zanettin siamo riusciti a completare il quadro delle riforme che Forza Italia voleva per le intercettazioni. Ora dobbiamo portare questi provvedimenti in Aula e farli diventare legge“, è invece l’appello alla maggioranza del viceministro azzurro alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto.

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