Tre notti europee di calcio, tre notti piene non solo di bel gioco, ma anche di spunti e riflessioni. Dopo l’andata dei quarti delle tre coppe europee, cinque temi da inquadrare.

La mossa di De Rossi – Daniele De Rossi sta sorprendendo tutti nei primi tre mesi da allenatore della “sua” Roma. De Rossi è stato un centrocampista completo, un “tuttocampista” per usare un termine di ultima generazione. Limato il suo calcio da qualche errore commesso in gioventù, ha seguito un percorso di vita e professionale sicuramente non banale, dimostrando di essere capace di compiere scelte persino sorprendenti. Una su tutte: andare a chiudere la carriera in Argentina per indossare la maglia del Boca Juniors. Esperienza breve, ma formativa: altro continente, altro calcio, altra lingua, altri stimoli. L’uomo-De Rossi ne è uscito rinforzato: ha imparato in sei mesi lo spagnolo, aggiungendo questa conoscenza all’inglese, appreso in mille modi, tra i quali le origini della seconda moglie, Sarah Felberbaum. Che c’azzecca questo, domanderà qualcuno? C’azzecca, perché oggi il quarantenne Daniele De Rossi è un uomo di orizzonti profondi e di visioni ampie. Il suo calcio, o almeno quello mostrato in questi tre mesi, è una perfetta sintesi tra importanza del copione e strategia. La mossa di piazzare al Meazza Stefano El Shaarawy a destra, spezzando la catena di sinistra HernandezLeao, punto di forza del gioco milanista, ha dato scacco a un allenatore navigato come Stefano Pioli. De Rossi ha un’idea di base di calcio, propositiva e alla ricerca del gol, ma rispetto a diversi suoi contemporanei, non dimentica che esiste anche la fase difensiva. Coprirsi le spalle con intelligenza non è indice di prudenza o di paura, ma semplice buon senso. Un concetto che qualche nome in voga negli ultimi tempi, compreso il fronte italiano, dovrebbe far suo. C’è tanta filosofia attorno al calcio, ma nel basket, ad esempio, nessuno si metterebbe a discutere l’importanza della fase difensiva.

Il mal d’Italia di Klopp – Il 3-0 dell’Atalanta in uno stadio totem come l’Anfield è stato un capolavoro. Questo ko potrebbe rappresentare il capolinea del Liverpool dell’era-Klopp. “La peggior partita della mia gestione”, il commento del tedesco. Ancora una volta, il calcio italiano si è rivelato indigesto per un mostro sacro come Jurgen. I nostri allenatori sono le sue bestie nere, basta analizzare gli scontri diretti. Con Ancelotti, 13 sfide: 3 successi, 3 pareggi e 7 sconfitte, compreso un ko storico nel derby di Liverpool quando Carlo guidava l’Everton. Con De Zerbi, 5 partite: 1 vittoria, 2 pareggi e 2 ko. Con Gasperini: 1 successo e 2 batoste. Con Allegri e Pasquale Marino, 2 sfide e altrettante sconfitte. Con Sarri (1 successo, 1 ics, 1 ko), Di Francesco, Guidolin e Simone Inzaghi (1 vittoria e 1 sconfitta) siamo in parità. Klopp è in vantaggio su Conte (2 vittorie, 1 pari e 1 ko), Spalletti (2 successi e 1 sconfitta), Mancini, Ranieri, Mazzarri, Pioli, Prandelli e Massimo Carrera.

Stecche d’autore – Abbiamo visto gare bellissime – in Champions quattro partite e 18 gol complessivi -, gesti tecnici straordinari – le reti di Foden, Gvardiol, Rodrygo, Valverde, Scamacca – e stecche inaspettate. Haaland – nonostante la difesa d’ufficio di chi ha voluto evidenziare il suo contributo al copione -, Bellingham, Rodri – che ha ammesso di sentirsi stanco -, Leao – fischiato dal popolo rossonero al momento del cambio -, Donnarumma. Anche il ko del PSG in casa con il Barcellona va considerato una stecca: Xavi ha replicato con i fatti alle parole di Luis Enrique alla vigilia. L’Europa non ha pietà: il livello degli avversari è elevato e se cala il rendimento, anche i big soffrono. Un passo falso in Champions ha un’eco consistente.

Altro che aspirine – Il Bayer Leverkusen è la squadra dell’anno. Domenica, nella gara interna contro il Werder Brema, quintultima giornata di campionato, in caso di successo conquisterà il suo primo titolo in Bundesliga. E’ finalista di Coppa di Germania contro il Kaiserlautern (serie B tedesca). Ha un piede nelle semifinali di Europa League dopo il 2-0 sul West Ham. Contro i londinesi, ancora una volta le “aspirine” hanno vinto il match nel finale, con i gol di Hofmann (83’) e Boniface (91’). Il bilancio complessivo è il seguente: 42 gare, 37 successi e 5 pareggi, 118 gol fatti e 31 subiti, percentuale-vittorie dell’88,1%. Un capolavoro e Xabi Alonso, sorprendendo tutti, si è tolto dal mercato: “Il mio lavoro in questo club non è concluso”. Mossa di grande intelligenza, in stile De Rossi.

Europa League Champions 2 – Il livello tra i due maggiori tornei continentali è sempre più esiguo. Nei quarti di Europa League sono impegnati Bayer Leverkusen (primo in Bundesliga), Liverpool (secondo in Premier per differenza reti rispetto all’Arsenal), Milan (secondo in Serie A), Benfica (secondo in Portogallo). La vera differenza si nota con la Conference League.

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