Corto circuito sulle concessioni balneari per la maggioranza di centrodestra, da sempre schierata in strenua difesa dei diritti acquisiti e contro le gare previste dalla normativa europea. Giovedì mattina a Roma le sigle Sib-Confcommercio e Fiba-Confesercenti sono scese in piazza per lamentare l’inerzia del governo: inutile la convocazione a Palazzo Chigi, mercoledì pomeriggio, per tentare di sventare la protesta. A cui gli organizzatori hanno tra l’altro invitato la premier Giorgia Meloni, sottolineando che la categoria “ha confidato e continua ad avere fiducia nel Suo Governo e segnatamente in Lei”. Ma il tempo sta scadendo, la procedura europea di infrazione va avanti e i Comuni si muovono ormai in ordine sparso in mancanza di una decisione nazionale. Serve una legge “che metta fine al caos in corso sulle concessioni“, spiegano. In contemporanea, alla Camera andava in scena una conferenza stampa di Assobalneari Italia aderente a Federturismo Confindustria con Base Balneare con Donnedamare e molti esponenti di Forza Italia.

In prima linea come al solito il senatore Maurizio Gasparri che ha ribadito come secondo il governo – sulla base di una mappatura ritenuta carta straccia da Bruxelles – solo il 67% delle spiagge sia libero e quindi non si tratti di una “risorsa scarsa” da mettere a gara. Per poi sparare sui “nemici giurati” dei balneari come “Giavazzi, che faceva il consigliere di Draghi, per il quale risolvere il problema dei taxi e dei balneari sembrava essere la soluzione di tutto”. Di certo c’è che il governo Meloni la soluzione non l’ha trovata e sembra avere le idee ancora assai confuse. Riccardo Zucconi, parlamentare di FdI, ha suggerito che se “la Commissione europea contesta la mappatura”, questo “non vieta che a livello nazionale non si possa procedere. La mia proposta è che si proceda con una norma che cristallizzi il dato emerso della mappatura”. Difesa strenuamente pure da Deborah Bergamini, deputata e vicesegretaria di FI, che “non accetta (sic) che questo lavoro venga messo in discussione da nessuno”.

Nessuno pensi di contrastare la direttiva Bolkenstein, che va semplicemente applicata. Ma la contestazione che ci arriva dall’Europa mi lascia perplesso, perché quel lavoro non può essere né disconosciuto, né contestato”. Peccato che le critiche Ue fossero molto circostanziate, a partire dall’inclusione nel calcolo delle aree di costa non accessibili, delle aviosuperfici, dei porti commerciali, delle aree industriali e delle aree marine protette, che evidentemente non possono essere soggette a concessioni.

In ogni caso, per Bruxelles, “la varietà delle diverse situazioni locali non può giustificare l’imposizione di una normativa nazionale che preveda una proroga automatica generalmente applicabile a tutte le concessioni balneari in Italia, o addirittura un divieto generale di procedere all’emanazione dei bandi di assegnazione delle concessioni”. Divieto esplicitamente imposto dal decreto Milleproroghe convertito in legge all’inizio del 2023, che punta a mantenere in vigore le concessioni attuali “potenzialmente per un periodo illimitato o comunque indefinito”.

Da allora – era novembre – nulla si è mosso. La riunione di mercoledì, ha spiegato il presidente della Sib Confcommercio Antonio Capacchione, “non è stata altro che il resoconto della riunione che c’era stata 20 giorni fa in cui si era registrata la contrarietà dell’ufficio del mercato interno della Commissione europea sulla mappatura che era stata fatta dal tavolo. Niente di più e niente di meno”. Insomma “un tavolo consultivo, una presa in giro”. Nonostante la manifestazione sia stata indetta ormai un mese fa “proprio per permettere al governo di intervenire”. Nulla di fatto e “tra poco più di 2 settimane inizierà la stagione estiva, ma 30.000 imprese balneari e 100.000 addetti diretti vivono sulla propria pelle l’incertezza per il futuro”.

Una legge nazionale “per mettere ordine e ridare certezze al comparto” è urgente, ha aggiunto Maurizio Rustignoli della Fiba, perché al momento le amministrazioni locali “organizzano i bandi per la riassegnazione delle spiagge ognuno in modo diverso: un caos che provoca un grande allarme e a cui bisogna porre rimedio velocemente”. In caso contrario “siamo pronti anche a valutare, ahimè, nei primi giorni di giugno di chiudere l’offerta balneare Italiana”. Se “non verremo ascoltati, se non avremo risposte dalla politica, siamo pronti a tenere le spiagge chiuse. Sarebbe qualcosa che va contro la nostra natura, visto che noi siamo portati ad accogliere i turisti e i fruitori delle nostre spiagge”.

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Concessioni balneari, i Comuni di Veneto e Friuli in ordine sparso mentre il governo prende tempo sulle gare chieste dall’Ue

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