Tre figli del capo dell’ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh, sono stati uccisi in un raid israeliano sul campo profughi di Shati, a Gaza City. Nel raid oltre ai tre figli – Hazem, Amir e Mohammed – sono morti anche almeno quattro nipoti di Haniyeh. “Ringrazio Dio per questo onore che mi ha concesso con il martirio dei miei tre figli e di alcuni nipoti”, ha dichiarato ad al-Jazeera Ismail Haniyeh, confermando la morte dei suoi familiari e sottolineando che i suoi figli “sono rimasti con la nostra gente nella Striscia di Gaza e non hanno lasciato” l’enclave, Haniyeh – che da tempo vive in Qatar – ha affermato che “tutte le famiglie di Gaza hanno pagato un prezzo pesante con il sangue dei loro figli, e io sono uno di loro”. “Con questo dolore e sangue creiamo speranze, un futuro e libertà per il nostro popolo, la nostra causa e la nostra nazione”, ha aggiunto, precisando che “L’uccisione dei miei figli non influenzerà le richieste di Hamas sul cessate il fuoco”.

Poco prima Hamas aveva affermato che, al momento, non è in grado di identificare e rintracciare i 40 ostaggi israeliani necessari per la prima fase dell’accordo di cessate il fuoco. Lo riporta la tv americana Cnn che cita un funzionario israeliano e una fonte vicina ai negoziati, sollevando il timore che possano essere morti più ostaggi di quanti siano pubblicamente noti. L’ ipotesi di accordo prevede che durante una prima pausa di sei settimane nei combattimenti, Hamas rilasci 40 degli ostaggi rimanenti, comprese tutte le donne, nonché uomini malati e anziani. In cambio, centinaia di prigionieri palestinesi sarebbero liberati dalle carceri israeliane.

Una fonte ufficiale egiziana citata dall’emittente statale Al Qahera conferma che sono ancora in corso trattative tra tutte le parti per raggiungere al più presto un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza- Si rincorrono però voci contrastanti su presunte proposte presentate dagli Stati Uniti. Una fonte egiziana ha già smentito quella secondo cui l’Egitto avrebbe dovuto ispezionare gli sfollati di ritorno al nord di Gaza. Trova invece conferma una crescente pressione internazionale, anche da parte degli Stati Uniti, affinché Israele cessi il fuoco e si astenga dalla minacciata offensiva contro Rafah.

“La nostra libertà di operazioni a Gaza resta”, ha detto però oggi il ministro del Gabinetto di guerra israeliano Benny Gantz. “Siamo sulla via della vittoria e – ha aggiunto – non ci fermeremo. Andremo a Rafah e ritorneremo a Khan Yunis”. Intanto il numero delle vittime a Gaza ha raggiunto quota 33.482, con 76.049 feriti, secondo il Ministero della Sanità del territorio palestinese. Il bilancio delle vittime è aumentato dopo che 122 persone sono state uccise e 56 ferite nelle ultime 24 ore.

Il fronte libanese – L’aeronautica israeliana ha effettuato attacchi alla periferia delle città libanesi di Naqoura, Yarin e Alma ash-Shaab. Lo riferisce l’agenzia di stampa libanese Nna, precisando che sono stati colpiti, con armi d’assalto e bombardamenti intermittenti di artiglieria, anche i quartieri residenziali delle città di Adissa, Kafr Kila e Blida. Anche i dintorni della città di Khiam sono stati bombardati. Non ci sono, al momento, notizie di vittime.

Il comandante della missione di mantenimento della pace delle Nazioni Unite in Libano (Unifil), Aroldo Lazaro, ha affermato che il pericolo di un’escalation al confine tra Libano e Israele è reale. “L’Unifil chiede un ritorno alla cessazione delle ostilità e un passo verso un cessate il fuoco permanente e una soluzione a lungo termine del conflitto”, ha affermato Lazaro in una nota, ripresa dai media internazionali.

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