La Camera dice no ai magistrati di Firenze sui sequestri dell’indagine sulla fondazione Open. Con 218 voti a favore e 29 contrari, l’Aula ha approvato la proposta della Giunta per le autorizzazioni di negare l’utilizzo processuale – richiesto a novembre dalla gup Sara Farini – delle mail e delle chat Whatsapp dei deputati renziani Francesco Bonifazi e Maria Elena Boschi, nonché di Luca Lotti, onorevole all’epoca dei fatti. Le comunicazioni erano state rinvenute nel 2019 dai pm sui dispositivi di due finanziatori di Open (Vincenzo Manes e Marco Carrai) e nell’ambito della perquisizione disposta nello studio legale del presidente della fondazione, l’avvocato Alberto Bianchi. Insieme a quelle dei tre deputati, erano state sequestrate anche alcune conversazioni del senatore Matteo Renzi, che sul caso, nel 2022 ha ottenuto da Palazzo Madama la sollevazione di un conflitto di attribuzione di fronte alla Corte costituzionale contro la Procura di Firenze.

Secondo l’ex premier e i suoi legali, infatti, le mail e le chat Whatsapp equivalgono a corrispondenza (tesi fino a quel momento respinta dalla Cassazione) e quindi, per acquisirle, i pm avrebbero dovuto chiedere l’autorizzazione alla Camera di appartenenza. Lo scorso luglio la Consulta ha accolto il conflitto dando ragione a Renzi: così la gup Farini ha dovuto chiedere al Senato l’autorizzazione “postuma” a utilizzare nei suoi confronti i messaggi già sequestrati, e in parallelo alla Camera per Lotti, Boschi e Bonifazi. A palazzo Madama la Giunta ha già detto di no: si attende la conferma dell’Aula, che mercoledì invece è arrivata a Montecitorio, dove la relazione firmata da Enrico Costa (Azione) – in cui si parla tra l’altro di “chiari indizi di fumus persecuionis” nei confronti dei deputati interessati – è stata approvata con i voti favorevoli di tutto l’emiciclo (Pd compreso) tranne il Movimento 5 stelle.

Articolo Precedente

Molestie sulle specializzande, un primario del Policlinico San Matteo di Pavia indagato per violenza sessuale

next