Televisione

La Rai è “l’effetto Clerici”: dal successo di The Voice Senior (con una finale al 23,5% di share) a È sempre mezzogiorno, ecco come mai lo stile di Antonella funziona

La differenza la fa la conduzione calda della Clerici, sempre un passo di lato, sobria nel raccontare le storie dei concorrenti senza mai spingere sulla lacrima a tutti i costi, ironica e gaffeuse quanto basta

di F. Q.

In Rai c’è chi l’ha ribattezzato “effetto Clerici”. Mancano ancora due mesi alla fine della stagione tv ma il bilancio per Antonella Clerici è già più che positivo. Lo dicono dalle parti di Rai Pubblicità (con Amadeus, Conti, Liorni, Venier e Carlucci sono i volti più amati dagli inserzionisti), lo confermato i numeri. E il gran finale di The Voice Senior – 3.679.000 spettatori con il 23,5% di share – è il sigillo su un’annata da ricordare per lei, sia in day time che in prima serata.

La quarta stagione di È sempre mezzogiorno è cresciuta rispetto alla passata edizione (e non sono mancati intoppi e qualche inciampo, dalla polemica per la battuta infelice dello chef Sergio Barzetti all’uscita di scena di Lorenzo Biagiarelli), battendo quotidianamente la corazzata Forum per numero di spettatori, e in prime time ha vinto sia con The Voice Kids sia con la versione Senior. Successi tutt’altro che scontati, va detto. Perché Mediaset non ha mai lasciato campo libero alla Clerici, controprogrammando in grande stile: prima con Ciao Darwin, colosso di Paolo Bonolis che ha dato però segni di stanchezza, poi con Terra Amara – la soap fenomeno di Canale 5 – e infine con l’ultima puntata di Se potessi dirti addio, la serie tv con la coppia Garko-Safroncik che venerdì ha sfiorato i 3 milioni di spettatori.

Nonostante questo, Clerici ha portato a casa con successo la versione Kids, con numeri inaspettati visto che, in maniera astutissima, Mediaset ha riesumato il format gemello Io Canto-Generation, con un Gerry Scotti tonicissimo complici gli ottimi ascolti (24% di share la finale, dati clamorosi visto che l’intrattenimento di Canale 5 arranca, ad esclusione del mondo De Filippi). Ed ecco spiegata la frecciatina nella finale di The Voice, venerdì, con il finto magazine chiamato Io Anto. Il tentativo di indebolire The Voice non è però riuscito.

Merito dei baby talenti in gara, della forza delle audizioni al buio e anche della giuria, con l’innesto di Arisa che sulla carta lasciava gli addetti ai lavori perplessi e invece si è rivelata una mossa vincente. E infatti i coach sono stati confermati in blocco anche nella versione Senior, che ha visto trionfare la sarda Diana Puddu, in assoluto una delle edizioni migliori di sempre.

Merito dei “sogni senza età” degli over: hanno storie forti da raccontare, voci clamorose (altro che autotune), talenti celati per troppi anni che finalmente trovano il palco giusto dove esprimersi. Non cercano contratti o popolarità, ma solo un posto dove vivere da “re per una notte”. Il combinato disposto dell’ottimo casting, del formato asciutto e della chiusura ad orari decenti (mai oltre la mezzanotte), funziona. Tanto che venerdì prossimo, per due settimane, si tenta un altro esperimento: The Voice Generations, dove si esibiranno gruppi di amici e parenti (se funzionasse, potrebbe diventare un altro titolo che Rai1 potrebbe giocarsi il prossimo anno). La differenza la fa la conduzione calda della Clerici, sempre un passo di lato, sobria nel raccontare le storie dei concorrenti senza mai spingere sulla lacrima a tutti i costi, ironica e gaffeuse quanto basta. È lo “stile Clerici”, un marchio di fabbrica che funziona e pare non stancare.

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