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“Stavo ancora strisciando sulla neve, sentivo che non avevo più il piede attaccato alla gamba”: Sofia Goggia racconta l’incidente a Ponte di Legno

“Ero disperata, vedevo tutto nero. Stavo lì, buttata su quel divano anche di notte”, confessa senza ritrosie a 7 del Corriere della Sera

di Francesco Canino

Dopo il drammatico incidente a Ponte di Legno, il 5 febbraio scorso, Sofia Goggia era disperata. La campionessa di sci, con un palmares clamoroso che include 2 medaglie Olimpiche, 2 Mondiali e 4 Coppe del Mondo di discesa libera, parla per la prima volta dopo l’ennesimo grave infortunio e lo fa in una lunga intervista a 7 del Corriere della Sera in cui si racconta a cuore aperto, non nascondendo il buio e la disperazione dopo la caduta a causa della quale si è fratturata la tibia e il malleolo tibiale. Stagione finita, proprio quando correva verso l’ennesimo trionfo, elisoccorso e intervento a Milano durante il quale le è stata fissata una piastra sul collo della caviglia. Come ha vissuto i primi venti giorni dopo l’operazione? “Ero disperata, vedevo tutto nero. Stavo lì, buttata su quel divano anche di notte”, confessa senza ritrosie. Poi le cose sono cambiate con l’inizio della fisioterapia e le prime sedute in palestra. Oggi ricorda l’incidente ma ammette che è ancora difficile parlarne e che le viene il magone.

Non si era ancora fermata, “stavo ancora strisciando sulla neve” e si è resa conto di essersi fatta male. “Sentivo che non avevo più il piede attaccato alla gamba. Non avevo male, lo scarpone era una morsa. Mi sono messa in ginocchio, ho spostato il piede sinistro davanti e provato a tirare il destro. Ma niente, mi sono riaccasciata”.

Ma per la Goggia non si tratta nel primo infortunio in carriera, anzi, ha già subito sette interventi importanti a seguito dei quali ha rimesso gli sci ed è tornata sulle piste più forte e determinata di prima. Cosa che punta a fare di nuovo. “Se riuscirò ad avere un buon recupero della caviglia abbinato a un ottimo lavoro fisico, la cosa importante sarà concentrarsi giorno per giorno per recuperare anche in pista. Non sarà semplice, il piede avrà bisogno di un adattamento importante nello scarpone, la frattura è molto bassa: ho una piastra sul collo della caviglia, e quando questa è piegata e lo sci vibra, l’articolazione ne risente”. Determinazione, tanta, ma anche sogni e gratitudine sono parole chiave del suo lessico, anche quando è sotto pressione o vive momenti complicati come questo. “Voglio tenere sempre a mente quali sono i miei sogni, i miei obiettivi e avere la rettitudine nel perseguirli. Un’atleta lo è tutti i giorni dell’anno. Adesso sto meglio, ma ci sono stati giorni in cui faticavo a darmi un obiettivo, l’unica cosa che pensavo era tirare sera e provare ad addormentarmi”. Del resto, lei stessa si definisce “fuoco su ghiaccio” ed è sulla neve fredda che “esprimo me stessa e quello che mi brucia dentro. Il mio obiettivo personale è sentire di valere indipendentemente dal colore delle medaglie vinte. Spesso gli atleti cercano il proprio valore nei podi e nei successi, ma se li raggiungi è perché tu vali”.

Infine, un passaggio sul mancato saluto di Federica Brignone, ospite al Festival di Sanremo proprio pochi giorni dopo la sua caduta a Ponte di Legno. “Delusa? No”, precisa. “Mi è spiaciuto che si sia parlato più del fatto che non mi abbia ricordato che della sua presenza su quel palco come rappresentante dello sci italiano. Non è facile per un atleta riuscire a tenersi una cosa in mente quando hai tempi stretti e l’emozione dell’Ariston. Per me la sua non è stata una mancanza”.

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