La ricostruzione fornita da Emanuele Pozzolo non corrisponde a come andarono le cose la notte di Capodanno. Lo scrive la procura di Biella in un comunicato con cui dà notizia di aver notificato al deputato eletto da Fratelli d’Italia l’avviso di chiusura indagini per i fatti avvenuti alla pro loco di Rosazza. La storia è nota: la notte dell’ultimo dell’anno Pozzolo partecipò a una festa nel paesino in provincia di Biella, alla presenza del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro. Il parlamentare meloniano, però, aveva portato con sè una pistola, dalla quale era stato esploso accidentalmente uno sparo: il proiettile aveva ferito Luca Campana, 31enne genero di Pablito Morello, il capo scorta di Delmastro. L’avviso di chiusura indagini è l’atto che spesso prelude alla richiesta di rinvio a giudizio: Pozzolo, dunque, rischia un processo per lesioni colpose, porto illegale di arma da fuoco e di munizionamento in luogo pubblico, omessa custodia di armi e accensioni/esplosioni pericolose.

Il comunicato della procura – Dopo tre mesi d’indagine la procura di Biella guidata da Teresa Angela Camelio ha verificato come effettivamente sia stato Pozzolo a sparare, contrariamente da quanto sostenuto dal parlamentare di Fdi nei giorni immediatamente successivi all’incidente. Il deputato, tra l’altro, non avrebbe potuto portare in giro la sua North American arms LR22, perché poteva averla solo come arma da collezione. E non avrebbe potuto portare in giro neanche i proiettili con i quali l’aveva caricata: si tratta, infatti, di munizioni da guerra. Tutte queste informazioni sono contenute in un comunicato emesso dalla capa dell’ufficio inquirente piemontese. “Le indagini preliminari hanno avuto ad oggetto sia l’assunzione a sommarie informazioni di tutte le persone presenti la notte del 31 dicembre 2023 nei locali della pro loco di Rosazza, sia rilievi e accertamenti di carattere tecnico eseguiti nei locali ove si sono svolti i fatti e sull’arma in sequestro detenuta da Pozzolo”, sottolinea la nota. “Sin dall’acquisizione delle sommarie informazioni testimoniali da parte della procura della Repubblica di Biella e dalla stazione dei carabinieri di Andorno Micca, emergeva la riconducibilità dei reati provvisoriamente contestati (lesioni personali colpose, omessa custodia di armi e accensioni/esplosioni pericolose) a Pozzolo, con relativa iscrizione dello stesso nel registro degli indagati”, prosegue il comunicato. La procura osserva poi che “i rilievi eseguiti dal Nucleo investigativo dei carabinieri di Biella su Pozzolo (il cosiddetto stub) e nei locali della pro loco di Rosazza, ed i successivi accertamenti tecnici eseguiti (in contraddittorio con la difesa) dal laboratorio Ris di Parma (stub, accertamenti dattiloscopici e biologici sull’arma in sequestro), hanno confermato l’ipotesi iniziale e hanno escluso l’eventuale coinvolgimento di terze persone“. Insomma: fu Pozzolo a sparare, nessun altro.

Pistola da collezione e munizioni vietate: “Non poteva portarli in giro” – È stata la consulenza tecnica balistica ad accertare “la piena sovrapponibilità del narrato delle persone informate sui fatti e, in particolare, quelle della persona offesa”, cioè Campana che ha denunciato il parlamentare. Al contrario, dunque, la perizia “non ha riscontrato la ricostruzione alternativa fornita originariamente da Pozzolo al momento dei fatti”. Il deputato aveva negato di avere sparato. Nel corso delle indagini preliminari è emerso anche “che la pistola dalla quale è stato esploso il colpo non poteva essere portata in luogo pubblico e/o aperto al pubblico, poiché detenuta esclusivamente in regime di collezione“. Ecco perché il nome di Pozzolo è stato poi iscritto nel registro degli indagati per porto illegale di arma da fuoco in luogo pubblico. Non potevano essere portate in giro neanche le munizioni presenti nella pistola visto che si tratta di “munizionamento espansivo” e quindi “rientrante” nel cosiddetto “munizionamento da guerra“. Insomma: la notte di capodanno il parlamentare di Fdi andava in giro con una pistola che avrebbe dovuto custodire soltanto in casa, armata con proiettili vietati. È da questo revolver che è accidentalmente partito un colpo: a esploderlo è stato Pozzolo, almeno secondo la tesi della procura. Il deputato, infatti, aveva sostenuto di non essere stato lui a sparare: “Come sono andati i fatti lo racconterò prima ai pm”, aveva detto. Era il 10 gennaio, ma sette giorni dopo il parlamentare si era avvalso della facoltà di non rispondere nell’interrogatorio convocato a sorpresa dalla procura. Nelle scorse settimane, la prefettura di Biella ha revocato il porto d’armi sottolineando un uso “inappropriato” nonché “leggerezza e sottovalutazione” nel maneggiare l’arma. Un “comportamento incauto” non avendo “adottato tutte le cautele necessarie ad evitare fatti anche accidentali e sinistri involontari”. Sospeso da Fratelli d’Italia, Pozzolo è tornato in Parlamento già nei primi giorni di febbraio.

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