In questa testimonianza video dalla Striscia di Gaza, un’operatrice di Oxfam si sfoga e racconta come in sei mesi la situazione sia diventata sempre più drammatica. Con la popolazione costretta ad assistere a una serie di violenze e tragedie. “Abbiamo visto l’orrore. Persone uccise davanti ai figli, medici costretti ad amputare con coltelli da cucina, colleghi e amici ridotti alla fame. Ogni volta ho pensato che quello era il peggio che poteva succedere. E invece non era così. Pensavo che il mondo si sarebbe mosso, che avrebbe chiesto un cessate il fuoco. Ma non è successo nulla”.

A 6 mesi dall’inizio del conflitto, nel nord di Gaza le persone sopravvivono in media con 245 calorie al giorno a testa. Ossia meno del 12% del fabbisogno calorico necessario, l’equivalente di 100 grammi di pane. Lo denuncia Oxfam, traendo i dati da un recente rapporto sulla classificazione integrata delle fasi della sicurezza alimentare (IPC). Secondo le stime di Oxfam entrano attualmente a Gaza meno della metà dei camion con gli aiuti alimentari minimi: 105 contro i 221 necessari a non privare la popolazione del cibo necessario per sopravvivere.

“Analizzando i dati – spiega Paolo Pezzati, portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia – si scopre inoltre come dallo scorso ottobre il totale degli aiuti alimentari di cui è stato consentito l’ingresso in tutta Gaza è servito a garantire appena il 41% delle calorie necessarie ai 2,2 milioni di abitanti, che in questo momento rischiano di morire di fame. Sono almeno 20 anni però che le autorità israeliane hanno ben chiaro cosa è necessario fare per prevenire la malnutrizione nella Striscia, visto che sono loro a decidere la tipologia e la quantità di cibo che può entrare in base ad età e genere, oltre che la capacità presunta di produrre cibo. Ma al momento non ne sta più tenendo in conto”.

Il rapporto dell’IPC ha rilevato inoltre come la carestia sia imminente nel nord di Gaza e come quasi l’intera popolazione soffra di malnutrizione acuta, con 1,1 milioni di persone allo stremo. Molti bambini stanno già morendo di fame e malattie, mentre le infrastrutture essenziali sanitarie e idriche sono in gran parte distrutte. Impossibile comprare frutta e verdura che scarseggiano e sono arrivate a prezzi proibitivi, come pure è impossibile curare i bambini malnutriti perché mancano mezzi e strutture.

“Israele ha deliberatamente deciso di affamare i civili – aggiunge Pezzati – Immaginate cosa significhi sopravvivere con 245 calorie, mentre si è sfollati, senza accesso all’acqua pulita o a un bagno, o a cure mediche. Israele sta ignorando sia l’ordine della Corte Internazionale di Giustizia di prevenire il genocidio, sia le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Solo la scorsa settimana la Corte Internazionale di Giustizia ha ordinato nuove misure provvisorie, affermando che la carestia è ormai “in atto” a Gaza. Tutti i Paesi devono interrompere immediatamente la fornitura di armi a Israele e fare tutto il possibile per garantire un cessate il fuoco immediato e permanente. Solo così potremo fermare la carneficina che dura da sei mesi.”

Il racconto fa parte di una serie di testimonianze raccolte dagli operatori e dai manager di Oxfam a Gaza che ilfattoquotidiano.it ha deciso di pubblicare. L’obiettivo è avere un racconto in prima persona da parte dei civili a Gaza, coloro che in questo momento stanno pagando il prezzo più alto del conflitto.

LA PETIZIONE – Nessuna risposta umanitaria significativa potrà esserci senza un immediato cessate il fuoco. Per questo Oxfam ha lanciato un appello urgente al governo italiano e ai leader europei a cui si può aderire su: https://www.oxfamitalia.org/petizione-gaza/

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