Uno degli ultimi casi è di poche ore fa: un detenuto di 32 anni si è ucciso nella sua cella a Cagliari. Non è un caso isolato: il numero continua a crescere, anche nel 2024, e le associazioni per i diritti umani chiedono alle istituzioni di prendere in mano la situazione. Di fronte ai tanti segnali allarmanti, oggi il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha fatto sapere di aver firmato un decreto che aggiunge 5 milioni di euro per “prevenire e contrastare il fenomeno”. I fondi sono destinati al “potenziamento dei servizi trattamentali e psicologici negli istituti, attraverso il coinvolgimento di esperti specializzati e di professionisti esterni all’amministrazione”. Stando a quanto riferito dal Guardasiglli, è stato “più che raddoppiato lo stanziamento annuale di bilancio” ed è stato fatto “anche in vista di un intervento più strutturato e duraturo nel tempo da proporre come priorità nella prossima legge di bilancio”.

Quello che però appare già evidente, è che i fondi non serviranno per aumentare la copertura di servizi, ma solo per garantire lo status attuale. Come spiega lo stesso sottosegretario Andrea Ostellari, fino al gennaio scorso i professionisti incaricati di monitorare i detenuti e accompagnarli nel percorso di rieducazione, “ricevevano una retribuzione lorda di 17 euro l’ora, ma da febbraio il compenso lordo è salito a più di 30 euro. A spesa invariata, ciò avrebbe comportato una riduzione delle prestazioni erogate. Per questo il ministero della Giustizia è intervenuto”. La misura del governo resta insufficiente per associazioni e opposizioni. Protestano ad esempio i Radicali, secondo i quali “si spaccia per potenziamento dei servizi trattamentali e psicologici una mancia che serve solo per gestire l’ordinario, al posto di urgenti riforme strutturali”.

Proprio l’assenza di una riforma complessiva è una delle contestazioni dell’associazione Antigone, impegnata in prima linea nella difesa dei diritti delle persone detenute. Per l’Ordine degli psicologi è comunque un segnale. “Sulla prevenzione dei suicidi in carcere, gli ulteriori fondi stanziati dal governo rappresentano un segnale molto importante di attenzione a questo drammatico tema”, ha dichiarato David Lazzari, presidente del Cnop. Questi fondi, ha sottolineato Lazzari, “permetteranno un incremento delle attività psicologiche in queste realtà. Un impegno che chiediamo da anni. Ovviamente non crediamo che sia ‘la soluzione’ del problema, ma si tratta di un segno di attenzione che va nella giusta direzione per migliorare la prevenzione. Fino ad oggi, purtroppo, le attività psicologiche nelle carceri sono state eccessivamente ridotte”.

Per il Segretario Generale della Polizia Penitenziaria, Gennarino De Fazio, il problema è che il finanziamento “per quanto sacrosanto e doveroso”, “non è destinato a migliorare il servizio all’utenza, ma a mantenere lo status quo”. Perché, sostiene, “proprio a seguito dell’aumento della paga oraria degli esperti psicologi, dal febbraio scorso, se non fosse intervenuto l’adeguamento delle risorse il servizio sarebbe stato dimezzato. È di ogni evidenza, tuttavia, che ciò non muoverà nella direzione del potenziamento dell’assistenza offerta agli ormai oltre 61mila detenuti presenti nelle carceri, a fronte di poco più di 47mila posti effettivamente disponibili, di cui ben 28 si sono suicidati nei primi 93 giorni dell’anno”. E ancora: “Quanto sta avvenendo nelle prigioni con morti e sofferenze atroci fra i reclusi e gli operatori, in primis gli appartenenti alla Polizia penitenziaria, richiede interventi urgenti e d’impatto, attuabili mediante un decreto-legge che stanzi le necessarie risorse economiche e consenta immediate assunzioni straordinarie da affiancare al deflazionamento della densità detentiva e al potenziamento, reale e concreto, dell’assistenza sanitaria. Diversamente, nostro malgrado, il bollettino funebre che rappresenta solo la punta più tragica del fallimentare sistema carcerario, sarà destinato ad allungarsi ulteriormente”.

Articolo Precedente

Raccontare l’autismo con pietismo è sbagliato: qui in Regno Unito il dibattito è tutto sui servizi

next
Articolo Successivo

“In Italia violati i diritti dei richiedenti asilo. La procedura online di Milano? Così code e difficoltà sono diventate invisibili”

next