Da siciliano, che ha visto decine e decine di cadaveri disseminati per le vie di Palermo, mi riesce difficile capire come si possa valutare il passato di un uomo per le sue idee politiche, piuttosto che per le ragioni del suo omicidio. M’ero convinto che oggi i giovani siciliani avessero quella libertà di giudizio, che mancò a me da ragazzo, quando la mia crescita giovanile fu improntata dal dogma “muto devi stare”.

Ora leggere che un uomo assassinato dalla mafia, non già per il suo credo politico, ma per la costante attività antimafia, venga definito “divisivo” è opinabile. E, che questo aggettivo venga usato da studenti liceali – a parer mio incautamente – nei confronti di Peppino Impastato è stato un errore gravissimo. Giova ricordare, per il profuso impegno di Peppino, che non usò il “muto devi stare”, ma il parlare, il denunciare, dando la stura al movente della sua morte. Non riesco a comprendere come ragazzi liceali, abbiano negato l’intitolazione della propria scuola di Partinico a Peppino Impastato, adducendo che è un “personaggio divisivo”. Ma anche il sindaco di Partinico, Pietro Rao, che si è opposto nel 2023 all’intitolazione, mancu babbia.

Ragazzi di Partinico, avete perso l’occasione per dimostrare, che l’intitolazione a Peppino Impastato sarebbe stato un riconoscimento postumo, oltre che un netto segnale di distanza dalla mafia. Ricordo un detto folkloristico palermitano: “Agneddu e sucu e finiu u vattiu”, significa che la festa è finita dopo il battesimo, ma vuole anche significare, che la fine della partecipazione della gente a tematiche importanti, come quella di condanna alle mafie, si è affievolita.

Rilevo che nella mia Sicilia avevamo visto fiorir la primavera coi colori della legalità, quando lo juncu, a causa della china violenta della mafia, s’era orgogliosamente rialzato e non piegato, dimostrando per intero, che un cambiamento è stato possibile dopo le stragi del 92/93. Ma ahimè, oggi lo juncu si è afflosciato dalla china dell’indifferenza, dall’ignavia, e dall’ostilità nel ricordare coloro che persero la vita per mano mafiosa: il malumore in occasione degli anniversari in ricordo delle vittime di mafie è palpabile.

Noi siculi viviamo momenti ciclici e ci piace ritornare al secolo scorso, quando negli anni 60/70/80 si affermava che la mafia non “esisteva”. Alligna in noi il pensiero gattopardiano, “tutto cambia perché nulla cambi” e siamo propensi a dimenticare, piuttosto che ricordare. Purtroppo, dimenticare è un lusso che non posso permettermi.

Recentemente, durante un dibattito uno degli oratori ha ricordato le parole del magistrato Giovanni Falcone: “La mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine”. Subito dopo ho risposto – dispiacendomi – che purtroppo la mafia avrà certamente un’evoluzione – e infatti il cambiamento rispetto ai corleonesi è sotto gli occhi di tutti -, ma non avrà mai una fine.

E’ bene dirlo, noi siciliani non siamo mafiosi, ma quel che ci frega è la mentalità mafiosa, che purtroppo alberga in alcuni che si cibano della subcultura mafiosa. Gli studenti di Partinico, a mio parere han commesso un gravissimo errore in concorso col sindaco, perché han fatto prevalere il giudizio fuorviante e di parte sul passato politico di Peppino Impastato, dimenticandosi di fatto dei “cento passi”.

Un altro episodio si è verificato in questi giorni, a Palermo. L’associazione Libera, avrebbe voluto mettere una targa ricordo di Lia Pipitone, nel luogo dove venne brutalmente assassinata da killer di Cosa nostra, fingendosi rapinatori. Lia Pipitone fu uccisa perché ritenuta “libertina” e ciò danneggiava l’onore del padre – mafioso – e degli stessi uomini d’onore, che erano e sono, agglomerati di menti bacate. Ebbene il proprietario del locale dove si vorrebbe installare la targa, si è rifiutato con la motivazione che avrebbe perso il valore commerciale dell’immobile. Che dire? E’ un suo diritto, ma ancora una volta si preferisce monetizzare, piuttosto che posare una targa a futura memoria di una innocente vittima di mafia.

Ragazzi di Partinico e sindaco, ricordo cosa disse il dr Paolo Borsellino, che considerava le giovani generazioni: “Le più adatte a sentire subito la bellezza del fresco profumo della libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità”. E, allora ragazzi riflettete e rivalutate la vostra decisione: date seguito alle parole di Borsellino. Vi ricordo anche, che un vostro concittadino Ninni Cassarà, col quale condivisi gioie e dolori, sarebbe d’accordo con me. Infine, colgo l’occasione per salutare l’amico di lotta di Peppino Impastato, Salvo Vitale (con me in foto) e Giovanni Impastato.

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