di Paolo Gallo (Attivista M5S)

Il Piemonte e la provincia di Alessandria non possono continuare ad essere la pattumiera d’Italia. Il futuro del territorio dev’essere attrattiva turistica, il futuro per i nostri figli sono cultura, storia, tutela dell’ambiente ed enogastromia.

La notizia – non nuova – che il basso Piemonte, soprattutto Bosco Marengo e Novi Ligure, siano così attrattivi per il deposito nucleare nazionale è uno schiaffo alle comunità coinvolte, già costrette a vivere in uno dei siti più inquinati dello Stivale, tra contaminazioni derivanti dallo smaltimento illegale di rifiuti tossico nocivi di stabilimenti petrolchimici degli anni 40 e 50 e la più recente realizzazione del Terzo Valico, per la cui realizzazione gli abitanti del luogo hanno dovuto subire lo sventramento di rocce ricche di amianto – nel 2012 un team di ingegneri, biologi e medici fece un esposto alla Corte dei Conti perché non furono conteggiati gli eventuali costi in più (oltre i già previsti 6,2 miliardi) per lo smaltimento e la bonifica in merito.

Il deposito nucleare nazionale sarebbe la pietra tombale per un territorio che vedrebbe tramontare per sempre la possibilità di continuare a costruire con entusiasmo un Piemonte che sia magnete in grado di attirare turisti ed investimenti Green, con particolare attenzione a cultura e buon cibo.

Novantacinquemila metri cubi di rifiuti radioattivi tra bassa, media, alta ed altissima attività, derivanti dalle centrali dismesse in Italia e il rientro delle scorie stoccate all’estero dovrebbero coprire un’area grande come circa 190 campi da calcio.

A fronte del progetto presentato da Sogin, però, anche oggi, come nel passato, diversi tecnici e geologi hanno fatto notare in diversi incontri pubblici sul territorio come il sottosuolo interessato dall’opera non sia in realtà idoneo perché non protegge la barriera geologica in grado di fermare eventuali contaminazioni che andrebbero a compromettere la falda acquifera e la riserva idrica più grande che garantisce acqua alla maggior parte della Provincia di Alessandria.

Solo il mese scorso, dopo un po’ di pioggia, proprio l’area identificata è stata alluvionata. Siamo propri sicuri sia davvero idoneo un territorio già così fragile?

Grazie al comitato Bosco libero dal Nucleare, che ha raggruppato la comunità tutta, si è riusciti ad intraprendere un percorso informativo molto capillare che sfocerà il 6 aprile in una grande mobilitazione ad Alessandria per (riba)dire un convinto NO alla realizzazione dell’opera.

NO perché i territori scelti sono a forte vocazione agricola, col colture di pregio quali cereali, nocciole, uve.
NO perché la Provincia di Alessandria ha già enormi problemi sanitari legati all’aria ed è tra le peggiori per incidenza tumorale
NO perché il territorio è patrimonio Unesco e verrebbero vanificati i lavori svolti negli ultimi trent’anni per riscattare un territorio che ha già fatto i conti con danni ambientali pregressi.

Il Piemonte, la Provincia di Alessandria, Novi Ligure, Bosco Marengo, Casale Monferrato hanno già dato all’Italia. Vogliamo e pretendiamo un futuro diverso. Un futuro sano dove respirare non voglia dire morire.

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