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Diego De Silva racconta i suoi due tumori: “Quando ti ammali hai paura di essere emarginato sul piano del lavoro, ti vergogni di essere malato”

In una toccante intervista lo scrittore e sceneggiatore ha voluto condividere il racconto dei suoi due tumori -  il primo a 54 anni, il secondo a 57 – e di come sia riuscito ad affrontare i momenti più duri grazie alla scrittura e all'appoggio della figlia 

di F. Q.
Diego De Silva racconta i suoi due tumori: “Quando ti ammali hai paura di essere emarginato sul piano del lavoro, ti vergogni di essere malato”

L’inventore dei libri dedicati all’Avvocato Vincenzo Malinconico, da cui è stata tratta anche una serie tv “Vincenzo Malinconico, avvocato d’insuccesso” su Rai Uno, Diego De Silva per i suoi 60 anni si è regalato una lunga conversazione con La Repubblica, svelando di come abbia fatto raccontare proprio al suo personaggio il tumore. “Quando mi sono ammalato ero sconcertato. – ha affermato – Il tumore è un male subdolo. Improvvisamente ti trovi in una corsia d’ospedale e dici ‘ma sta succedendo a me?’. Che è un pensiero cretino, ma ti viene, quasi che ti volessi tirare fuori dalla massa umana toccata da questo dramma. Vincenzo Malinconico è la mia voce interiore, che prende per il culo il Creato, iniziando da se stesso. Così sentivo lui che mi diceva: ‘E perché tu no, che cosa avresti di superiore alla media da non poterti ammalare, razza di imbecille’. E siccome questo dialogo è durato nella testa per almeno una settimana, nonostante avessi in programma un altro romanzo, ho detto facciamo che Malinconico racconta il tumore e la cura”.

E ancora: “Spero di averlo fatto in una maniera contenuta. Ironica, ma spero anche non esibita, un po’ pudica. C’è un marketing dei propri drammi. Io ho molto apprezzato la scelta di Martin Amis, della sua malattia sapevano solo tre persone. Ho sentito un’intervista a Umberto Galimberti, la cui moglie non aveva detto nulla perché lavorando all’Università, insegnava Biologia molecolare, temeva venissero sospesi i fondi per la ricerca. Quando ti ammali ti viene la paura di essere emarginato, escluso da certe cose, di rimetterci sul piano del lavoro. Ti vergogni di essere malato. Questa per esempio è la ragione che mi ha portato a scriverne. Andavo in giro con il parrucchino e il cappellino da baseball, ho fatto di tutto. Durante le cure ero a terra, ma ho sempre lavorato. E credo sia una fortuna, avere un lavoro che ti dirotta i pensieri, che trasforma la paura, lo sgomento e la preoccupazione. Questo soprattutto è l’arte, trasformazione di dolore e disagi in una forma estetica”.

La figlia Chiara, 24enne, studia a Bologna e debutterà con il romanzo “Congiuntivi Sbagliati” per Marsilio. “Ho avuto due tumori: il primo a 54 anni, il secondo a 57. La prima volta avevo cercato di dare la notizia il più tardi possibile, e lei mi disse una cosa che non ho mai dimenticato: ‘Io sono tua figlia, se tu stai male voglio stare male con te‘ – ha rivelato – Quando mi sono accorto di questo linfonodo, come una patatina novella sotto la mascella, mi sono confidato con lei prima di fare tutte le analisi. Per me era un incubo, significava riprecipitare un’altra volta in quel burrone, e non avrei mai voluto dividere questa cosa con lei. Ma sono contento di averlo fatto, perché era quello che mi aveva chiesto”.

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