Oggi siamo aperti a discutere di quasi tutto, eppure il tema dell’invecchiamento sembra ancora un argomento delicato e poco trattato. Ci si interroga su molti aspetti della vita, dalle relazioni personali alla sfera sessuale, dalla situazione finanziaria ai dettagli sugli interventi chirurgici importanti. Tuttavia, c’è una linea che sembra nessuno osi oltrepassare: nessuno osa chiederci la nostra età.

Questo semplice numero, che indica il tempo trascorso e la fase della nostra vita, sembra essere ancora un argomento off-limits, un segreto che molti preferiscono mantenere per sé. Ebbene, vivere l’esperienza dell’invecchiamento oggi è più complesso che mai, un viaggio attraverso un mondo che sembra disinteressarsi dei suoi anziani. Come declamavano i CCCP, “Produci, consuma, crepa”, un mantra che ha plasmato parte della mentalità di noi, individui nati nel Novecento, ma non solo. La società attuale, segnata dalla frammentazione e dalla rapida avanzata tecnologica, sembra escludere i più anziani, marginalizzandoli in un mondo che valorizza la produttività, il consumo e l’eterna giovinezza. In questo contesto, gli anziani diventano spesso emarginati, considerati meno utili, meno attraenti e meno dinamici.

Ma la vecchiaia, come tutte le fasi della vita, è un viaggio complesso che porta con sé sfide e opportunità uniche. Se da un lato il corpo perde la flessibilità e i riflessi della giovinezza, dall’altro ci offre la saggezza di esperienze vissute e la possibilità di apprezzare le gioie più semplici. È un periodo in cui i fallimenti passati si fanno più tangibili, le fragilità più evidenti e ci troviamo a dover affrontare malattie gravi o croniche che incidono profondamente sul nostro quotidiano. Le azioni quotidiane diventano piccole prove, un semplice movimento può causare dolore alla schiena, e il tempo richiesto per svolgere compiti che un tempo erano rapidi diventa più lungo. È un momento in cui il tempo sembra scorrere più velocemente, mentre ci si confronta con la consapevolezza della finitezza.

In mezzo a tutto ciò, si nutre la nostalgia per i giorni vigorosi della giovinezza, ma si può trovare anche consolazione nella saggezza che solo gli anni possono donare. È un periodo della vita in cui possiamo dedicarci a coltivare il meglio di noi, liberati dall’ansia delle responsabilità genitoriali e aperti alla gioia di vedere crescere i bambini senza dover esserne i principali custodi. Dunque, quale senso e orizzonte, nei discorsi condivisi, assume questo segmento della vita umana?

Parallelamente, è cruciale misurare il peso psicologico rappresentato dal fatto di avere intorno a sé così tanti genitori e nonni a carico. La questione demografica e la questione dei figli giovani sono nodi centrali da affrontare con responsabilità e lungimiranza. Tuttavia, è importante considerare il ruolo e la percezione dei giovani in questo contesto. La società contemporanea, con la sua enfasi sulla produttività e sull’eterna giovinezza, può indurli a trascurare o sottostimare il valore dell’esperienza e della saggezza che gli anziani portano con sé.

È fondamentale riconoscere che l’invecchiamento è parte integrante del ciclo della vita e che ogni fase, compresa la vecchiaia, ha la propria dignità e importanza. Invece di relegare gli anziani ai margini della società, dovremmo incoraggiare un dialogo intergenerazionale che valorizzi la conoscenza condivisa e il rispetto reciproco.

Perché non incoraggiare i giovani a vedere gli anziani non come un peso, ma come risorse preziose da cui imparare e con cui collaborare? Questo non richiederebbe un cambio di prospettiva e un impegno attivo nel rompere gli stereotipi legati all’età e nell’instaurare connessioni significative tra generazioni diverse? Perché non coinvolgerli in iniziative che promuovono il benessere degli anziani, offrendo il loro tempo, le loro competenze e la loro energia per sostenere programmi di assistenza e di inclusione sociale?

Possiamo lavorare insieme per superare le barriere che separano le generazioni e per creare un ambiente in cui ogni individuo, indipendentemente dall’età, possa sentirsi valorizzato e apprezzato. Solo così potremo navigare l’invecchiamento, ma per farlo dobbiamo offrire opportunità concrete di sostegno, formazione e coinvolgimento sociale, incoraggiando il loro sviluppo personale e professionale e aiutandoli a trovare un senso di appartenenza e impegno nella società. Possiamo comunicare ai giovani il messaggio che è possibile accogliere la fase conclusiva della propria storia con saggezza e trasmettere il testimone con calma: consapevoli dell’importanza di questo retaggio, e quindi del nostro ruolo e valore.

Questa è la più grande trasformazione che possiamo compiere oggi, e ognuno di noi può contribuirvi, giorno dopo giorno. La domanda rimane: quale sarà la nostra scelta?

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