Le organizzazioni del Patto per un Nuovo Welfare sulla Non Autosufficienza a pochi giorni dall’approvazione dello schema di decreto legislativo della riforma dell’assistenza agli anziani non autosufficienti, scrivono a Giorgia Meloni per chiedere una revisione della riforma. Che ritengono non in linea “con le previsioni più innovative della legge-delega”. Ben vengano le risorse, si legge nella lettera inviata alla premier, ma “non è questo ora il nostro focus. Prima bisogna discutere il progetto per il futuro dell’assistenza agli anziani: solo se questo è solido ha senso affrontare i finanziamenti. E il decreto approvato in via preliminare, a nostro parere, non sviluppa adeguatamente il progetto che invece la legge prevede”.

L’organizzazione chiede un ripensamento su tre ambiti principali: riforma dell’assistenza domiciliare, nuovi criteri e requisiti per migliori strutture residenziali per anziani, prestazione universale per la non autosufficienza. Sul primo fronte, ricordano, “lo schema di decreto rimanda a successivi provvedimenti di semplice indirizzo, mentre si dovrebbero già qui individuare alcuni criteri che siano vincolanti e che orientino il ridisegno dell’assistenza domiciliare verso la non autosufficienza”. Per quanto riguarda le strutture – indispensabili nei casi più gravi – “ci saremmo aspettati delle previsioni più stringenti, tanto nella definizione di tutti i criteri utili per l’accreditamento, quanto dei necessari requisiti di sicurezza e qualità. Il decreto attuativo, invece, contiene solo prime indicazioni in merito e rimanda a ulteriori provvedimenti”.

Infine, la nuova misura sperimentale rivendicata da Meloni: per ottenerla “sono richiesti un elevato bisogno assistenziale, un’età di almeno 80 anni, e ridotte disponibilità economiche. Viene così introdotto il principio che si può fruire dell’assistenza per la non autosufficienza solo se, oltre a trovarsi in questa condizione, si è poveri, mentre attraverso il welfare è necessario sostenere anche le classi medie. Inoltre, con la prestazione vengono aggiunti 850 euro mensili all’indennità di accompagnamento – la più diffusa misura pubblica – che rimane immutata, senza affrontarne i tanti problemi. Sarebbe auspicabile che la sperimentazione prevedesse anche una revisione dell’indennità per le persone coinvolte: solo così potrà costituire un’utile base per il futuro”.

Nella lettera, l’organizzazione ribadisce la sua disponibilità a collaborare per l’attuazione della riforma della non autosufficienza, considerata necessaria ed urgente. Il Patto coinvolge 60 organizzazioni: la gran parte di quelle della società civile coinvolte nell’assistenza e nella tutela degli anziani non autosufficienti nel nostro Paese. “Si tratta della comunità italiana della non autosufficienza, che ha deciso di superare confini, appartenenze e specificità per unirsi” scrivono le organizzazioni. Il Patto ha seguito la riforma sin dall’inizio. Nel 2021 ne ha ottenuto l’introduzione nel Pnrr e ha poi salutato con favore l’impatto innovativo contenuto dalla successiva legge delega (Legge 33/2023), che riprendeva in ampia misura anche le dettagliate proposte delle organizzazioni.

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