Elly Schlein ha incontrato Roberto Salis per parlare della “situazione incresciosa” in cui si trova la figlia Ilaria, detenuta a Budapest da un anno e alla quale il tribunale ungherese ha rigettato la richiesta di domiciliari. Il faccia a faccia tra la segretaria del Pd e il padre dell’insegnante arriva il giorno dopo la prima ‘conferma’ alle indiscrezioni di una possibile candidatura alle Europee con il Pd. Ma è stata proprio la segreteria del Partito Democratico a smentirla, alcune ore dopo il faccia a faccia con Roberto Salis, in un’intervista a Cinque Minuti.

Le voci circolavano da giorni e il partito non le aveva mai rimarcate né smentite, poi l’ex leader dem Nicola Zingaretti aveva deciso di aprire all’ipotesi in un’intervista a La Stampa: “Io non so cosa possa comportare la candidatura per la sua situazione, ma se può esserle utile mi chiedo: perché no?”. L’ipotesi – lanciata da Repubblica – era quella di un inserimento nelle liste della circoscrizione Isole. Ma Schlein ha assicurato che non sarà candidata: “Non c’è in corso nessuna trattativa. Ho voluto incontrare il padre di Salis per discutere come possiamo aiutare a toglierla dalla condizione in cui si trova. Nel dibattito sul totonomi terrei fuori una situazione delicata come questa”, ha detto in maniera secca la leader dem a Bruno Vespa.

In caso di elezione al Parlamento europeo, per Salis sarebbe scattata l’immunità e Salis tornerebbe libera: niente più carcere e niente più immagini con le catene e i ceppi, come quelle viste anche durante l’udienza dello scorso 28 marzo. Secondo il regolamento dell’europarlamento, infatti, i suoi membri non possono essere arrestati o sottoposti a restrizioni della loro libertà per la durata del mandato, a meno di arresto in flagranza di reato. La procura generale ungherese poi dovrebbe chiedere al Parlamento Ue l’autorizzazione a procedere. Se concessa il processo a suo carico riprenderebbe ma lei lo affronterebbe da donna libera.

La 39enne docente italiana è detenuta da più di 13 mesi a Budapest con l’accusa di aver partecipato a due aggressioni nei confronti di militanti neofascisti e rischia una condanna a 11 anni. Giovedì scorso è stata respinta la richiesta dei domiciliari avanzata dai suoi legali. Nei giorni successivi, sulla sua vicenda, è intervenuto anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, con una telefonata al padre della donna al quale ha espresso vicinanza assicurandogli interessamento al caso. Il contatto tra il capo dello Stato e Roberto Salis è avvenuto meno di 24 ore dopo la lettera inviata dall’uomo al Quirinale nella speranza che “smuova il governo italiano, perché evidentemente non ha fatto quello che doveva fare”, aveva spiegato.

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