In questi due anni le regioni frontaliere della Russia si sono abituate a vivere sotto continui attacchi di missili e droni. Particolarmente colpita è la regione di Belgorod: alla vigilia delle elezioni presidenziali i bombardamenti da parte ucraina sono diventati più frequenti e da allora la regione è sottoposta quotidianamente agli attacchi aerei e anche ai blitz via terra. Dall’inizio di marzo, secondo i media locali, qui sono morti più di 20 civili, mentre in totale durante la guerra sono stati quasi 130.

Uno dei villaggi, Kozinka, è stato quasi completamente distrutto. La capitale della regione, la città di Belgorod, secondo i corrispondenti militari, “si sta gradualmente trasformando in un Donetsk“. Migliaia di edifici sono stati distrutti, la sirena suona costantemente, la difesa aerea è sempre attiva. Molti residenti cercano di andarsene, altri escono solo per comprare medicine e cibo. Dai pochi reportage risulta chiaro che in queste due settimane non è rimasta traccia della normale vita civile. Negozi e ospedali stanno chiudendo, ed è quasi impossibile studiare nelle scuole, visto che a causa dei continui bombardamenti i bambini devono costantemente essere nascosti nei rifugi.

La giornalista filogovernativa Anastasia Kashevarova riferisce che molti bambini nella regione di Belgorod sono spaventati fino ad aver sviluppato balbuzie e incontinenza urinaria e, come molti adulti, necessitano dell’aiuto di psicologi e psichiatri. Nei paesi di confine si è al limite della vivibilità: non c’è elettricità o acqua, le comunicazioni sono impossibili, mentre negozi e farmacie sono chiusi e mancano i beni di prima necessità. Anche i membri della Fondazione anticorruzione di Alexei Navalny, tra le formazioni che più di tutte si oppone al Cremlino e alla guerra, hanno condannato l’Ucraina per il bombardamento “regolare e caotico” dei civili e lo hanno definito un crimine di guerra.

Per quanto riguarda le autorità russe, nonostante all’inizio dell’invasione avessero promesso di rispondere all’attacco contro la Federazione con una specie di apocalisse nucleare, da due anni ormai non solo sopportano i colpi sul territorio russo, ma non hanno nemmeno fretta di aiutare i residenti locali.

In mezzo al trambusto preelettorale e alla celebrazione del Maslenitsa (versione russa del carnevale di inizio primavera, nda), gli attacchi intensificati su Belgorod sono passati quasi inosservati nel campo informativo russo. Né i funzionari né i media statali hanno prestato loro attenzione. Quindi i residenti locali hanno iniziato a lasciare commenti sotto gli articoli di TASS, RIA Novosti e Primo Canale TV, chiedendo di parlare a livello federale di come “Belgorod viene cancellata dalla faccia della terra”. “Vergognatevi! Dove sono le notizie su Belgorod?”, “Salvateci! Ci stanno uccidendo!”, “SOS”, “Ascoltate Belgorod!” scrivevano i residenti della regione di confine lasciando sui social i hashtag #BelgorodèRussia. I media hanno cancellato questi commenti e bloccato gli utenti come nell’estate del 2023, quando hanno dovuto ripulire i commenti da riferimenti scomodi al devastante bombardamento della città di confine di Shebekino.

Nonostante il fatto che durante i tre giorni di votazioni siano continuati i massicci attacchi, il governatore della regione di Belgorod, Vyacheslav Gladkov, come se nulla fosse invitava i residenti a venire a votare ai seggi elettorali (per poi riferire che più del 90% ha sostenuto Vladimir Putin). Inoltre, a giudicare dalle testimonianze, le autorità locali potrebbero nascondere la vera entità dei bombardamenti. Allo stesso tempo, Gladkov e i suoi colleghi sono comunque gli unici funzionari che fanno tentativi di fornire assistenza ai locali. Stanno controllando i movimenti nelle zone pericolose, cercano di far fronte alla crisi alimentare e di evacuare gli abitanti.

Così, martedì Gladkov ha annunciato che nei prossimi giorni si prevede di portare 9mila bambini in altre regioni russe. Anche se non si sa ancora dove verranno portati esattamente e chi li accompagnerà, risulta che i genitori non potranno spostarsi con i propri figli. Nonostante ciò, come hanno scoperto i giornalisti, le famiglie sono state costrette a prendere la decisione di evacuare entro poche ore. E non si parla ancora di una partenza organizzata per gli adulti.

I canali Z sembrano scandalizzati perché, a parte gli abitanti di Belgorod e le autorità regionali, nessuno in Russia è interessato a questi attacchi. La propagandista Anastasia Kashevarova rimprovera il governo federale per la sua “posizione amorfa” e dice che si sta facendo molto poco. Sì, lo Stato risarcisce chi ha perso la casa a causa dei bombardamenti e paga un risarcimento per ferimento o morte. Ma, ad esempio, non si è preoccupato di organizzare l’evacuazione sistematica nemmeno dai villaggi di confine. “Non ci sono abbastanza posti nei centri di accoglienza temporanea, non c’è modo di accogliere gli anziani, i malati, i disabili o gli animali”, scrive Kashevarova.

Per coloro che hanno perso il lavoro, la casa o il capofamiglia non sono previsti alcuni benefici fiscali, ipotecari o creditizi. “Lo status di rifugiato non è previsto per i residenti di Belgorod, ma come si possono chiamare le persone che fuggono con una sola valigia in un’altra regione scappando dai bombardamenti?”, chiede la propagandista. “A Mosca si tengono concerti, eventi, mentre la terra di Belgorod (non essendo una zona dell’operazione speciale) è inondata dal sangue dei civili”.

“La maggior parte delle accuse riguarda i media federali, soprattutto la televisione. Fanno vedere le elezioni, poi Maslenitsa, poi un’altra volta celebrano l’annessione della Crimea o di Avdiivka. Insomma, una festa continua a fronte della quale la tragedia di Belgorod sembra semplicemente inosservata e inascoltata”, scrive un corrispondente del canale Telegram Zarismo ordinario. “La maggior parte delle domande che ci vengono poste iniziano così: ma voi a Mosca sapete almeno cosa ci sta succedendo?”.

Dopo il terribile attacco terroristico del 22 marzo, Mosca, anche se sapeva, ha dimenticato il dolore degli altri e piange il proprio. La sparatoria nella sala da concerto ha scioccato l’intero Paese e il mondo intero, in Russia è stato dichiarato il lutto nazionale. Ma gli abitanti delle regioni di confine, che continuano a vivere di bombardamento in bombardamento, sono indignati da questo shock selettivo. I residenti di Belgorod stanno cercando di approfittare della situazione e ricordare al Paese la loro disgrazia: muoiono ogni giorno, ma non vengono pianti né aiutati. “Parlate di noi, è molto dura qui”, dicono ai giornalisti e chiedono di continuare a scrivere sugli attacchi della zona di confine. Oggi, quando i russi di tutto il Paese pubblicano sui social foto nere con una candela e la scritta “Mosca, 22/03/2024”, i residenti di Belgorod rispondono: “Belgorod, ogni giorno”.

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