È esploso la notte di Pasqua il Rolex gate peruviano, con decine di poliziotti a caccia dei pregiati orologi della presidente Dina Boluarte. Una decina di ore di perquisizioni, divise tra l’abitazione privata del capo di Stato e il Palazzo del governo, con un massiccio dispiegamento di forze, nel quadro di un’indagine su arricchimenti illeciti. Il sospetto è infatti che gli orologi di lusso, di cui la leader di Lima ha fatto sfoggio in vari appuntamenti ufficiali, non siano dichiarati.

Le immagini diffuse dalle tv locali hanno mostrato un gruppo di agenti rompere la serratura della porta d’ingresso dell’abitazione di Boluarte, nel quartiere Surquillo, a est della capitale, poco dopo la mezzanotte, mentre altri circondavano la casa formando una barriera umana per impedire il passaggio dei veicoli nelle strade adiacenti. Una quarantina di unità sono entrate in azione e dopo la casa hanno passato al setaccio il Palazzo del governo

Tutto si è svolto “normalmente e senza incidenti”, ha assicurato la presidenza con un breve messaggio dal suo account X. Mentre il premier, Gustavo Adrianzen, tra i primi ad arrivare alla Casa di Pizarro dopo aver appreso dell’operazione, oltre ad escludere le dimissioni di Boluarte, ha respinto con forza ciò che ha definito un intervento “sproporzionato e incostituzionale”. Azioni “destabilizzanti” – ha affermato il primo ministro – che dimostrano la “politicizzazione della giustizia“.

L’operazione arriva dopo la richiesta del capo di Stato di rinviare una deposizione in procura, in cui avrebbe dovuto presentare la sua collezione di orologi e la prova del loro acquisto. Un appuntamento che ora è stato fissato per il 5 aprile.

L’inchiesta sui Rolex è stata avviata nelle settimane scorse, dopo la pubblicazione su un portale di news locali di una serie di foto che mostravano la presidente con vari orologi di valore. E all’indomani dell’apertura dell’indagine la leader aveva dichiarato di avere “le mani pulite“.

Ma la presidente è già sotto inchiesta per la morte di una cinquantina di manifestanti nei due mesi di disordini che hanno accompagnato la sua ascesa alla guida dello Stato. In caso di procedimento giudiziario comunque, Boluarte non può essere processata – secondo la Costituzione – prima della fine del suo mandato, previsto nel luglio 2026. D’altra parte in Perù la maggior parte dei capi di Stato, dal 1985 in poi è finita in carcere. Tra questi si ricordano Alejandro Toledo (2001 al 2006), Alberto Fujimori (1990-2000) e Pedro Castillo (2021-2022).

“Non mi arrendo di fronte a questo attacco sistematico” contro di me e contro “la democrazia di questo Paese”, ha commentato la presidente peruviana definendo le perquisizioni “arbitrarie e sproporzionate”. “Rispetto l’indagine della procura, ma respingo il modo in cui è stata condotta, in modo discriminatorio e incostituzionale”, ha dichiarato Boluarte. “Basta con la creazione di cortine fumogene per cambiare il senso delle notizie, basta col tentativo di creare un complotto contro il Paese. Invito a difendere la democrazia, lo Stato di diritto e la Costituzione”, ha affermato la presidente, ribadendo il suo no a elezioni anticipate. “Sono entrata nel Palazzo governo con le mani pulite e così ne uscirò nel 2026, non sono né ladra né corrotta”.

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