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Dallo sbadiglio di Medvedev in faccia a Sinner al “vedi se ci riesci tu” urlato al coach: quando il tempo è galantuomo

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A rivederlo oggi, all’indomani del pelo e contropelo incassato a Miami, viene quasi da sorridere. Ma davvero c’è stato un momento in cui Daniil Medvedev sentiva una tale superiorità rispetto a Jannik Sinner da potersi permettere di irriderlo in campo? Era il 2021 e si stavano giocando i gironi delle Atp Finals a Torino. L’azzurro era stato ripescato per l’infortunio di Matteo Berrettini e si ritrovò il russo di fronte.

Era il terzo faccia a faccia, Medvedev aveva già vinto per due volte a Marsiglia, l’anno precedente e alcuni mesi prima lasciando un solo set per strada. Pronti-via ed è subito 6-0. È quello il momento: Medvedev si avvicina alla sua sedia per il cambio campo e porta la mano vicino alla bocca, mimando uno sbadiglio in faccia a Sinner. La traduzione è talmente facile da essere quasi superflua. Ritornano in mente Sandra Mondaini e Raimondo Vianello con il loro leit-motiv nel lettone: “Che barba…”.

Insomma, una noia mortale per Medvedev. Forse qualcosa scattò subito dentro l’altoatesino che si prese il secondo set al tie-break e perse il terzo, sempre al tie-break. Ma il tabù russo è stato duro a cadere. Nel 2022 ancora una sconfitta in due set nei quarti a Vienna e lo scorso anno, proprio in questo periodo, altri due ko entrambi in finale. Prima a Rotterdam in tre set, quindi a Miami con un 7-5 6-3.

Sei a zero nei confronti diretti, proprio come in quel set giudicato altamente noioso e troppo facile da Medvedev. Sinner però non deve aver dimenticato. Quel fermo immagine non sarà finito appeso in cameretta come memento, ma sicuramente è rimasto impresso nella sua testa. E quindi ecco gli ultimi cinque mesi, il tabù russo che diventa la preda preferita da sbranare. Cinque incontri, sempre in appuntamenti importanti, e altrettante vittorie per Jannik.

L’atto numero uno è la finale di Pechino: 7-6 7-6 e il tetto di cristallo che crolla. Quindi il bis di Vienna in tre set e la semifinale delle Atp Finals, ancora a Torino. Il 2024 è stato l’anno delle vittorie più dolci con la rimonta nella finale dell’Australian Open che ha consegnato il primo Slam alla stella italiana e, venerdì sera, la lezione in Florida con una vittoria perfino più netta, veloce e strabordante di quella che aveva annoiato Medvedev tre anni fa.

Il russo si è dimenato per il campo provando a disinnescare Sinner, a tratti è sembrato voler accorciare l’agonia con colpi scentrati, quasi sperando che il match finisse il prima possibile. A un certo punto si è girato verso il suo allenatore Gilles Cervara e gli ha urlato: “Vieni tu, guarda se ci riesci”. In quel momento, l’immagine dello sbadiglio non è più solo sbiadita ma è definitivamente stata cancellata.

Un sovvertimento di fronte al quale Sinner – che in passato ha sempre speso parole di rispetto e stima per Medvedev, come pure il russo nei suoi confronti – è rimasto freddo, non si è scomposto, non ha abusato della superiorità. Ha chiuso in un’ora e 9 minuti lasciando appena 3 game al dirimpettaio, l’ha salutato ed è uscito dal campo con compostezza. Un galantuomo, come il tempo.

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