Oggi è la giornata mondiale del teatro. E parlando con molti coetanei recentemente è emerso che sono tanti i ragazzi (oddio, siamo sui 30 anni, ragazzi forse una volta…) che non vi hanno mai messo piede, se non come alunni, quando a scuola venivano costretti a sedersi sulle poltroncine rosse a sorbirsi tre ore di Amleto di fila.

Lo stesso, se mi si consente di considerarmi sempre un ragazzo, succede anche nel mondo degli adulti: pochi leggono un libro o vanno al cinema, figuriamoci se il teatro è tra i piani. Eppure il teatro non è per forza sinonimo di cultura alta ed elitaria, come molti credono. Certo aiuta a pensare, apre la mente e lascia immaginare nuovi punti di vista e stimola sguardi inediti sul mondo: ma questo non implica che sia un mezzo di comunicazione inavvicinabile. Solo su Milano esistono molti teatri che puntano sulla drammaturgia contemporanea proprio per parlare al pubblico più ampio possibile di temi attuali: il teatro Filodrammatici (che si dichiara fieramente ‘Shakespeare free’) o il Manzoni, che ospita molto spesso commedie leggere e volti noti al grande pubblico televisivo. Così come il teatro Carcano offre i ‘follow the Monday’, una rassegna di incontri con intellettuali conosciuti soprattutto grazie ai social; e il teatro Fontana che spesso accoglie nuovi testi e diventa laboratorio di sperimentazione.

La Giornata Mondiale del Teatro nasce nel 1962, su iniziativa dei Centri nazionali dell’ITI, gli Istituti internazionali di teatro; da allora ogni anno, per l’occasione, una eminente personalità del teatro o della cultura, su invito dell’ITI, predispone un Messaggio internazionale, le cui riflessioni vengono diffuse in tutto il mondo. Per il 2024 è stato scelto Jon Fosse, Nobel per la letteratura 2023, che nel suo messaggio ha parlato di arte e pace: nulla di più contemporaneo.

Certo è che il teatro non è percepito dal contesto istituzionale – e quindi dalla società civile – come utile, quindi non viene sostenuto. Solo qualche mese fa, nel dicembre 2023, l’associazione Unita, che riunisce i lavoratori dello spettacolo sotto un’unica grande sigla sindacale, è riuscita a raggiungere un accordo per la stesura del contratto collettivo nazionale cineaudiovisivo degli interpreti: un risultato storico che però sottolinea quanto l’Italia sia indietro nel cogliere l’importanza e l’incisività del lavoro dell’attore e delle maestranze sulla società.

Doppiamente assurdo, considerando che questo è il Paese che ha dato i natali a grandi registi e attori che negli anni del dopoguerra hanno segnato marcatamente il teatro e il cinema a livello internazionale.

Per questa e per molte altre ragioni, oggi regalatevi una bella serata a teatro: ne vale sicuramente la pena!

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