A volte l’impressione è che nei grandi club il calcio femminile sia più sopportato che supportato. E alla fine c’è chi perde la pazienza, soprattutto in un paese come l’Olanda, dove nell’ultimo decennio il calcio femminile ha conosciuto un forte incremento sia a livello di prestazioni sportive (nazionale campione d’Europa 2017 e vicecampione del mondo 2019) che di pubblico. In quest’ultimo caso basta ricordare i 35.991 spettatori presenti alla Johan Cruijff Arena per l’andata dei quarti di finale della Women’s Champions League tra Ajax e Chelsea. Un record di affluenza assoluto nel paese per una partita di calcio femminile. Eppure, serpeggia malcontento in casa Ajax Vrouwen (Donne): ad Amsterdam si stanno ponendo le basi per quello che sarebbe, soprattutto a livello simbolico, un clamoroso capovolgimento: creare una società calcistica di alto livello solamente femminile.

Il progetto in realtà è già pronto. La società si chiama Hera, dal nome della dea sovrana dell’Olimpo, ed è stata fondata da Marieke Viesser, trentanovenne ex calciatrice dilettante attiva come consulente di marketing. “Il sistema calcistico deve cambiare”, ha dichiarato Viesser. “I club professionistici sono tradizionalmente costruiti da uomini per gli uomini. L’idea è quella di un club nel quale al centro, per una volta, ci siano solo le donne. Che non debbano lottare per un ruolo al proprio interno, che vengano pagate equamente e che possano accedere a tutte le infrastrutture disponibili”. Il tipo di società delineata deve ovviamente potersi reggere sulle proprie gambe: sotto l’aspetto finanziario Hera è già ben coperta, con cinque grandi investitori alle spalle, necessari non solo per pagare gli stipendi ma anche per garantire, attraverso l’ingaggio di collaboratori già attivi nel mondo del calcio pro olandese, il necessario know-how tecnico alla squadra.

Hera ha studiato le strutture delle società femminili europea più all’avanguardia, dal Barcellona campione d’Europa in carica all’Olympique Lione che detiene il record di Champions League (8) conquistate. “Il club francese ha un budget di 8 milioni”, dice Visser. “Una cifra importante rispetto a quella di tanti altri club europei, ma siamo consapevoli che per poter competere ai massimi livelli sono necessari investimenti a lungo termine. È una regola che vale per tutti: per far crescere il calcio femminile bisogna pagare bene tutte e ottenere buone condizioni di lavoro”. Hera giocherà le partite all’Olympisch Stadion di Amsterdam, luogo simbolico perché nel 1928, per la prima volta nella storia, delle donne presero parte alle Olimpiadi. L’ultimo atto spetta alla Federcalcio olandese, che si deve esprimere su una carenza regolamentare, visto che non esiste alcuna norma sulla creazione di una Bvo (Betaald Voetbal Organisatie – in olandese società professionistica calcistica) interamente femminile, senza alcuna relazione con una Bvo maschile. Una volta integrato il regolamento, toccherà alle società votare la sua approvazione. In caso di risultato positivo, verrà deciso in quale divisione collocare la nuova squadra.

Il fatto che questa società calcistica nasca ad Amsterdam, dove è attivo uno dei club più famosi e considerati al mondo, è emblematico. Perché negli ultimi anni l’Ajax non ha fatto una grande figura con il pubblico femminile. In primis con il caso Overmars, licenziato per molestie sessuali, però mai oggetto di sanzioni all’interno del club (la squalifica gli è stata comminata dalla Fifa), dove per contro a più riprese si è cercato prima di coprire e poi di minimizzare la vicenda. La scorsa estate le Ajax Vrouwen hanno vinto la Eredivisie femminile è non è stato organizzato alcun festeggiamento. La dirigenza ajacide, del resto, brilla per assenza in tribuna alle partite della squadra femminile. Un ulteriore caso è rappresentato dai premi, quasi offensivi per il loro basso valore. Situazioni che la coach ajacide Suzanne Bakker non ha esitato nel far presente, ottenendo come risultato il mancato rinnovo del proprio contatto a fine stagione, nonostante il titolo vinto e le ottime prestazioni in Champions.

Hera sembra quindi arrivata nel posto giusto al momento giusto e, in caso di successo, potrebbe rappresentare un esempio a livello europeo . Non possiede un background glamour come le Angel City di Los Angeles, società interamente femminile fondata nel 2020 da investitori principalmente donne (tra queste, l’attrice Natalie Portman e la tennista Serena Williams), ma condivide la medesima idea di fondo. “Proporre qualcosa di nuovo”, conclude Visser. “Il calcio femminile non è il calcio maschile, a volte l’innovazione ha bisogno di un focus specifico. Una cosa è certa: Hera non è un progetto sociale, ma un’opportunità sportiva e commerciale”.

Foto d’archivio: La nazionale olandese Kerstin Casparij si scalda prima del match contro la Spagna nei quarti di finale della Coppa del Mondo 2023

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