Per la prima volta dall’inizio dell’offensiva israeliana a Gaza, le Nazioni Unite hanno superato i veti incrociati e approvato una risoluzione presentata dal Mozambico con la quale si chiede il cessate il fuoco immediato nella Striscia. Il nuovo documento, dopo quello proposto dagli Stati Uniti venerdì e bocciato da Russia e Cina, ha ottenuto 14 voti a favore e l’astensione proprio degli Usa. Nel testo si “chiede un cessate il fuoco immediato per il Ramadan rispettato da tutte le parti che conduca a un cessate il fuoco durevole e sostenibile e il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi, nonché la garanzia dell’accesso umanitario per far fronte alle loro esigenze mediche e umanitarie”. Soddisfatto il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres: “Il Consiglio di Sicurezza Onu ha appena approvato una risoluzione tanto attesa su Gaza, chiedendo un cessate il fuoco immediato e il rilascio di tutti gli ostaggi. Questa risoluzione deve essere attuata, un fallimento sarebbe imperdonabile”. Anche l’Alto rappresentante Ue, Josep Borrell, accoglie con favore l’adozione della risoluzione chiedendo “un’attuazione urgente” della risoluzione “da parte di tutti”.

Ma da Israele arrivano segnali di nervosismo, dato che il primo ministro, Benjamin Netanyahu, saputo del risultato, ha deciso di annullare la trasferta di una delegazione di alto livello a Washington. Hamas esulta confermando la “disponibilità a impegnarci in un immediato processo di scambio di prigionieri che porti al rilascio di quelli di entrambe le parti”. La discussione è ruotata tutta intorno al termine “durevole” relativo al cessate il fuoco. Prima del voto, il rappresentante permanente della Russia ha preso la parola per proporre un emendamento che lo sostituisse con il termine “permanente“, mettendo di fatto fine alla guerra salvo violazioni della risoluzione. Una modifica che, però, è stata molto dibattuta e che, alla fine, non ha trovato l’appoggio del Consiglio, anche se Mosca ha comunque deciso di votare a favore del testo. Così, l’ambasciatore Vassily Nebenzia ha commentato dicendo che la mancata modifica “annacqua il testo e lascia spazio alle interpretazioni, permettendo a Israele di riprendere le operazioni militari in qualsiasi momento”.

La proposta di risoluzione è stata presentata dall’ambasciatore del Mozambico, Pedro Comissário Afonso, sostenuto da Algeria, Guyana, Ecuador, Giappone, Malta, Sierra Leone, Slovenia, Sud Corea e Svizzera. “Abbiamo proposto l’attuale risoluzione che domanda un immediato cessate il fuoco durante il periodo sacro – ha detto riferendosi al Ramadan – che conduca allo stesso tempo verso un cessate il fuoco permanente e sostenibile. La bozza richiede un immediato e incondizionato rilascio di tutti gli ostaggi e sottolinea che l’accesso umanitario sia permesso per affrontare tutte le necessità mediche ed umanitarie a Gaza”, ha spiegato.

Arrivato il via libera del Consiglio, gli Stati Uniti hanno immediatamente lanciato il proprio messaggio a Hamas tramite l’ambasciatrice Linda Thomas-Greenfield che ha chiesto la liberazione degli ostaggi: “Dobbiamo mettere pressione su Hamas, il cessate il fuoco può iniziare immediatamente con il rilascio del primo ostaggio e questo è l’unico percorso”, ha detto. Dopodiché, forse prevedendo la reazione di Israele, il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale americana, John Kirby, ha specificato che “l’astensione degli Stati Uniti non cambia la nostra politica“, Washington “ha sempre chiesto che il cessate il fuoco fosse legato alla liberazione” degli ostaggi.

La reazione del governo di Tel Aviv, però, è arrivata ugualmente per bocca del premier Netanyahu. Il mancato veto statunitense è solo l’ultima frizione con l’amministrazione Biden che dimostra nuovamente il deterioramento dei rapporti tra i due governi. Il voto degli Usa “è un passo indietro chiaro dalle posizioni costanti degli Usa dall’inizio della guerra – ha detto l’ufficio del premier israeliano – Questo ritiro colpisce lo sforzo bellico per liberare i nostri ostaggi perché offre a Hamas la speranza che pressioni internazionali gli consentiranno di ottenere un cessate il fuoco senza liberarli”. Kirby ha subito ribattuto che “la nostra decisione di astenerci non deve essere percepita come un’escalation da parte di Israele”, specificando di essere “molto deluso” dalla reazione di Tel Aviv.

In questa crisi dei rapporti ha provato a inserirsi Donald Trump per scopi elettorali: nonostante la sua amministrazione abbia dato carta bianca all’esecutivo israeliano nella gestione della questione palestinese, storicamente la maggioranza dell’elettorato di origine ebraica in America vota democratico. La speranza del tycoon è che, dato il suo impegno a sostegno di Tel Aviv e i rapporti deteriorati tra Israele e Usa con Biden alla Casa Bianca, questo divario possa almeno assottigliarsi. Non è un caso, quindi, che Trump abbia dichiarato in un’intervista esclusiva a Israel ha-Yom che “solamente un pazzo o un idiota non avrebbe risposto come ha fatto Israele il 7 ottobre”.

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