Russia e Cina hanno bloccato con il veto in Consiglio di Sicurezza Onu la risoluzione elaborata dagli Usa sulla tregua a Gaza che “determina l’imperativo di un cessate il fuoco immediato e prolungato per proteggere i civili di tutte le parti, consentire la consegna di assistenza umanitaria essenziale e alleviare la sofferenza umanitaria”. Per Mosca però il testo americano era troppo debole e avrebbe dato a Israele il via libera per un attacco a Rafah. Un’operazione che però il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è determinato a portare avanti, a prescindere dall’appoggio degli Stati Uniti: “Ho detto che non c’è modo di sconfiggere Hamas senza andare a Rafah ed eliminare il resto dei battaglioni”, ha detto Netanyahu dopo aver incontrato il segretario di Stato americano, Antony Blinken. “E gli ho detto che spero che lo faremo con il sostegno degli Stati Uniti, ma se sarà necessario, lo faremo da soli“, ha aggiunto il premier israeliano. “Riconosciamo la necessità di evacuare la popolazione civile dalle zone di guerra e ovviamente di prenderci cura anche dei bisogni umanitari e stiamo lavorando a tal fine”, ha sostenuto ancora Netanyahu.

La risposta di Blinken
“Sulla risoluzione Onu abbiamo raccolto un sostegno forte ma c’è stato il veto di Russia e Cina. Noi abbiamo mostrato il senso di urgenza legato al cessate il fuoco che porti al ritorno a casa degli ostaggi ma è inimmaginabile che alcuni Paesi non abbiano voluto seguire la nostra scia. Comunque c’è un un sostegno forte e la determinazione di molti Paesi ad arrivare a un cessate il fuoco per il rilascio degli ostaggi”, ha detto il segretario di Stato Usa Antony Blinken, lasciando Tel Aviv. Un’offensiva di terra su vasta scala a Rafah isolerebbe ulteriormente Israele a livello internazionale, ha avvertito poi il segretario di Stato americano. “Condividiamo l’obiettivo di Israele di sconfiggere Hamas” ma “una grande operazione militare di terra a Rafah non è il modo per farlo”, ha detto ai giornalisti perché “rischia di isolare ulteriormente Israele nel mondo”.

Il dibattito alle Nazioni Unite
La risoluzione sulla tregua a Gaza, votata alle 14 italiane (le 9 locali) dal Consiglio di Sicurezza Onu, è stato fin da subito criticato da Mosca, che spingeva per richieste di pace ancora più esplicite. Il testo non usava esplicitamente la parola “chiede“, ma affermava semplicemente che è imperativo un cessate il fuoco, cosa che secondo la Russia era troppo debole. Da qui è arrivato il veto russo: una posizione evidentemente condivisa anche da Pechino. “Supportare questo testo significa coprirsi di vergogna, non possiamo permettere al Consiglio di Sicurezza di essere uno strumento di Washington per le sue politiche in Medio Oriente. E il testo americano dà a Israele la luce verde per un attacco a Rafah“, ha dichiarato dopo il voto l’ambasciatore russo all’Onu, Vassily Nebenzia. “Per sei mesi il Consiglio di Sicurezza è stato incapace di chiedere un cessate il fuoco a Gaza a causa del ripetuto veto degli Usa, ora dopo sei mesi con la Striscia praticamente spazzata via, gli Stati Uniti chiedono un cessate il fuoco”, ha aggiunto Nebenzia.

Se la risoluzione degli Usa avesse ottenuto il via libera, per la prima volta il Consiglio di Sicurezza avrebbe condannato specificamente l’attacco di Hamas del 7 ottobre. Il testo infatti conteneva queste due disposizioni: l’Onu “respinge ogni tentativo di cambiamento demografico o territoriale a Gaza” e condanna “tutti gli atti di terrorismo, compresi gli attacchi guidati da Hamas del 7 ottobre” contro Israele. Il testo ha ottenuto 11 voti a favore, 3 voti contrari (l’Algeria oltre al veto di Russia e Cina), e un astenuto, la Guyana. Ora la Francia lavora a una nuova risoluzione all’Onu per chiedere “un cessate il fuoco immediato e l’accesso umanitario”. L’obiettivo è quello di trovare un accordo con i nostri partner europei, arabi e gli Usa, ha dichiarato il presidente francese Emmanuel Macron al termine del vertice Ue.

Il botta e risposta tra Erdogan e Israele
Le tensioni però non si consumano solo al Palazzo di Vetro. “Affidiamo al nostro Signore una certa persona chiamata Netanyahu. Possa Dio distruggerlo e renderlo miserabile”, ha affermato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan giovedì durante un comizio a Kayseri, come riporta Yeni Safak. “Il nostro dovere è quello di aiutare i fratelli e le sorelle di Gaza con tutte le nostre forze e apprezzare la sicurezza, la pace e le benedizioni che abbiamo”, ha aggiunto Erdogan. L’attacco diretto al premier israeliano Benjamin Netanyahu ha ricevuto la risposta del ministro degli esteri israeliano, Israel Katz, che ha convocato il vice ambasciatore turco per “un severo rimprovero“. “Tu che sostieni i bruciatori di bambini, gli assassini, gli stupratori e i mutilatori dei corpi dei criminali di Hamas – ha detto Katz rivolto ad Erdogan – sei l’ultimo che può parlare di Dio. Non c’è Dio che ascolterà coloro che sostengono le atrocità e i crimini contro l’umanità commessi dai vostri barbari amici di Hamas. Stai zitto e vergognati!”

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